Ha tanti motivi l’Alba Calcio per sorridere. Oltre ad aver vinto il proprio girone in Eccellenza, conquistando la qualificazione in Serie D, la società presieduta da Giovanni De Bellis può essere felice e orgogliosa anche per la propria squadra “special”, ovvero la formazione composta da atleti con disabilità che, al secondo anno di attività, ha ben figurato nelle fasi finali di Orbassano e ha incrementato il proprio organico. Ne abbiamo parlato con l’allenatore della squadra “special” dell’Alba Calcio, Paolo Camera, educatore professionale e tecnico di lungo corso nell’ambito del calcio giovanile locale.
Camera, il vostro progetto sta prendendo sempre più piede. Ma come è iniziato tutto?
«Il progetto (messo in evidenza già dal nostro giornale e premiato da Tuttosport, ndr) è partito due anni fa. Seguivo una squadra di calcetto formata dai ragazzi del Centro di Riabilitazione Ferrero. Facevamo di tanto in tanto partitelle con formazioni analoghe proposte da altre realtà del territorio che si occupano di sport e disabilità, come Emmaus e Sportabili. Ci contattò il presidente De Bellis, il quale ci propose di costituire una vera e propria squadra in seno all’Alba Calcio. Accettammo, ed eccoci qui».
Come fu l’esordio?
«Due anni fa siamo partiti nel Campionato a sette della Figc “special”, con quattordici atleti, tutti facenti parte del Centro Ferrero. L’Alba Calcio ci ha fornito supporto costante, così come Sport Insieme che ci ha concesso gli impianti per gli allenamenti e il materiale necessario. In questo modo, abbiamo potuto prendere parte anche alle partite organizzate una volta al mese ad Alessandria».
E quest’anno?
«Quest’anno il progetto si è ampliato: ho coinvolto alcuni miei colleghi educatori e anche grazie a ciò siamo riusciti ad aggiungere all’organico altri quattro atleti, arrivando a 18 calciatori in squadra, tutti con disabilità psichiche o mentali, di età compresa tra i 25 e i 60 anni. Le varie partite mensili si sono disputate a Orbassano. Non ci siamo qualificati alle fasi finali, ma va bene così. Il risultato conta fino a un certo punto».
Com’è stata la risposta da parte delle persone coinvolte?
«Estremamente positiva. Così come accade con iniziative che hanno lo stesso scopo, ovvero progetti di teatro o legati all’agricoltura, lo sport e il calcio hanno facilitato in questi ragazzi la socializzazione, li hanno aiutati a sviluppare lo spirito di squadra. E non solo…».
Prego, prosegua.
«Tutti noi, nella nostra vita, siamo sempre alla ricerca di un’identità. E non è mai facile. Per questi ragazzi è ancora più difficile ma attraverso questa squadra e a progetti di questo tipo possono sentirsi realmente parte del territorio e del mondo».
A proposito di territorio: la risposta a livello locale?
«Molto positiva. A partire dall’Alba Calcio che ci considera ormai a tutti gli effetti parte integrante della famiglia, da Sport Insieme, dall’Amministrazione Comunale con il consigliere delegato allo Sport Daniele Sobrero, passando poi per la garante comunale per la disabilità Orsolina Bonino, davvero una risorsa inesauribile, e per il Rotary Club Canale-Roero del presidente Sergio Sordo. Colgo anche l’occasione per ringraziare gli aiuto-allenatori – Andrea Brusamolin, Simone Ferrara, Davide Musso ed Emanuele Bevione – e gli autisti del pulmino dell’Alba Calcio».
E guardando all’orizzonte, invece?
«Spero che il nostro possa diventare un progetto sempre più conosciuto a livello territoriale e che possa coinvolgere un numero sempre maggiore di persone. La cosa importante è consolidare questo gruppo che regala emozioni davvero speciali».