Home Articoli Rivista Idea «Per orientarsi al futuro bisogna non dimenticare la tradizione»

«Per orientarsi al futuro bisogna non dimenticare la tradizione»

0
2

L’architetto portoghese Álvaro Siza, sostiene con convinzione che «tradizione non significa chiusura, immobilismo. Al contrario, il valore delle tradizioni risiede nel loro essere aperte alle innovazioni. La tradizione non è l’opposto dell’innovazione, ma piuttosto il suo complemento». Verità quanto mai condivisibile se si osserva la storia e la conseguente evoluzione di Cuneo Inox, azienda specializzata nell’acciaio inossidabile di alta qualità, cresciuta nel tempo grazie all’impegno e alla dedizione della famiglia Pavan, che oggi dopo 70 anni di solida e radicata storia vede al comando accanto a Fabrizio e Davide Pavan, entrambi amministratori delegati, anche la quarta generazione.

Condensare 70 anni non è certamente facile, ma testimoniare l’evoluzione della propria attività all’interno del settore siderurgico e con questi risultati è tutta un’altra narrazione…
«Se riavvolgiamo il nastro e proviamo», ribadisce Fabrizio Pavan «a valutare con lucido distacco i nostri obiettivi, in-tuiamo gli sforzi che ci hanno permesso nel tempo di mixare caparbietà e concretezza. Doti che sono indubbiamente retaggio dall’insegnamento del fondatore, mio nonno Elio Pavan, uomo dal grande intuito che, da saldatore, decise di diventare im­prenditore, dando vita e corpo nel 1953 a una bottega ubicata nel centro storico di Cuneo denominata “Pavan Elio Saldature” che eseguiva esclusivamente saldature speciali di tutti i metalli. Nell’im­presa il nonno fu coadiuvato da mio padre Pier Ottavio (attuale presidente della “Cuneo Inox”) e poi da mio zio Aldo. Insieme hanno dato vita a un team fondamentale per lo sviluppo dell’azienda, introducendola negli anni con successo nel mer­cato della carpenteria medio-pesante in ferro. Però l’anno della svolta è stato il 1980 quando decidemmo di seguire solo ed esclusivamente lavorazioni in ac­ciaio inossidabile. Questo, inevitabilmente ha richiesto investimenti e anche un adeguamento culturale, oltre a rendere indispensabile l’acquisto di apparecchiature tecnologiche d’avanguardia. Oggi la società opera su tutto il territorio nazionale e anche su quello internazionale offrendo, attraverso la sua rete commerciale, una vasta gamma di prodotti, in solo acciaio inossidabile, dislocati all’interno del suo magazzino di 25.000 mq. e ponendosi come interlocutore privilegiato per realtà in ambito alimentare, farmaceutico, chimico e tessile.

Ciò che rende davvero unica Cuneo Inox sono e restano i suoi servizi: tempi di consegna certi con magazzini organizzati secondo criteri logistici efficienti e pianificati in modo tale da ridurre al minimo i tempi di evasione degli ordini e garantire così ai clienti la consegna dei materiali in tempi rapidi. A ciò si somma una qualità costantemente attenta ai bisogni dei propri clienti che con le loro esigenze rappresentano il motore di una costante e indispensbile innovazione».

Oggi rappresentata anche dalle nuove generazioni entrate a far parte della grande famiglia di Cuneo Inox…

«Esatto. I miei figli Cristian, impegnato nell’ambito commerciale; Federico, responsabile tecnico e Alessadro anche lui specializzato nel settore tecnico, insieme alla figlia di mio fratello, Martina che si occupa nel comparto amministrativo, rappresentano una ventata di energia e di entusiasmo che insieme alla nostra esperienza raggiunge davvero un equilibrio perfetto assicurato da una solida conduzione famigliare che è una delle caratteristiche fondamentali che contraddistinguono l’anima della nostra azienda, la quale vede nelle persone più che nei macchinari il suo vero punto di forza. È la determinazione del nostro team, composto da tanti collaboratori, preparati e qualificati a rappresentare il vero valore aggiunto della nostra società, perché le competenze e la qualità dei nostri prodotti permettono di soddisfare a pieno le esigenze di ogni cliente, nella convinzione che per continuare a migliorare non bisogna smettere di alzare sempre un po’ l’asticella!».