Amore per la vita comunitaria e fiducia nelle capacità dell’umanità. Sono questi alcuni dei pilastri del pensiero di Enzo Bianchi, monaco e saggista, fondatore della comunità monastica di Bose, di cui è stato priore fino al 2017. In occasione della sua partecipazione al festival “Letti di Notte” (nel box tutti i dettagli), noi di IDEA lo abbiamo intervistato.
Padre Bianchi, il 9 giugno sarà ospite del festival di Carmagnola. Come si approccia a questo importante evento letterario?
«Partecipo volentieri perché credo che queste manifestazioni siano veramente delle grandi occasioni culturali. Oggi la gente ha bisogno più che mai di occasioni simili, perché la povertà dei mezzi di comunicazione impedisce loro sovente di percorrere dei sentieri di vera e propria sapienza umana. Di conseguenza questi sono gli unici luoghi in cui si può davvero fare cultura per la gente e, anche, far crescere la gente nella cultura».
Nell’occasione dialogherà con il giornalista Domenico Agasso sul suo libro “Cosa c’è di là. Inno alla vita” (Il Mulino, 2022). Di che opera si tratta?
«Tre anni fa ho pubblicato un libro sulla vecchiaia, su come la si vive. Avvicinandosi sempre di più gli ottant’anni, ho pensato di portare avanti questo discorso con la domanda successiva: come si vive l’aldilà? Allora mi sono cimentato su quella che è la mia esperienza di vita, sulla mia speranza, sui miei dubbi e sulle mie paure riguardo al momento della morte e anche all’eventuale altra vita, o comunque continuazione di questa».
A proposito di esperienze, lei ha legato il suo nome soprattutto alla fondazione della comunità monastica di Bose. Quale rapporto conserva oggi con questa realtà dopo averla lasciata?
«Un rapporto buono. È certamente una tappa importante della mia vita, come quando si mette al mondo un figlio. Un figlio resta: deve crescere, fare la sua strada e non gli si deve impedire assolutamente di avere la libertà, di seguire il suo sviluppo e prendere le proprie decisioni».
Qual è invece la sua prossima sfida? So che a breve si trasferirà in un cascinale ad Albiano d’Ivrea…
«Non potendo vivere da eremita o da solo, perché questa non è la mia vocazione, ed essendoci altri venuti via da Bose che volevano continuare a vivere in una forma di vita comunitaria, allora abbiamo pensato di trovarci in un cascinale. Lo abbiamo ristrutturato, insieme lavoreremo, faremo accoglienza ma soprattutto ci sarà un’attività culturale, di ricerca in materie di cui siamo esperti. Sarà anche un servizio per la gente più semplice, soprattutto per le persone più sole, alle quali vogliamo dedicare tutte le nostre possibilità perché non vivano isolate, ma provino la gioia dello stare insieme».
Volgendo lo sguardo indietro ha invece dei rimpianti?
«Rimpianti veri e propri no. Non ho più famigliari o parenti e a volte penso che se avessi avuto un figlio o una famiglia, avrei dei sentimenti o delle relazioni che invece non ho mai vissuto. Questa però è una nostalgia, più che un rimpianto».
Da scrupoloso osservatore dell’umanità e del mondo che la circonda, cosa vede nel futuro prossimo? È ottimista o pessimista?
«Anche quando ha avuto nella storia delle cadute terribili, e ne conosciamo, poi l’uomo ha sempre saputo rialzarsi e riprendersi, quindi ho una grande fiducia nell’umanità. Questo è un momento buio per molti aspetti: usciamo dalla pandemia, c’è una guerra in corso, c’è un mondo fratturato e in opposizione, la qualità della vita sociale è meno buona di un tempo. Ma credo che ci riprenderemo e riusciremo a far vedere ancora una volta che l’uomo ha la possibilità di andare avanti nella storia e umanizzarsi sempre di più».
La sua partecipazione a “Letti di Notte” sarà anche un’occasione per tornare in una zona del Piemonte che conosce molto bene. Qual è il suo rapporto con quest’area?
«Sono sempre stato un frequentatore di questo territorio e anche della provincia cuneese, sia perché sono in una zona confinante – l’Alto Monferrato – sia perché un mio zio ha avuto una sua attività pittorica in Granda. È sempre stata una terra in cui ho avuto mille occasioni di venire, di stare, di essere una presenza».
Evento dal 6 AL 10 giugno: rivista IDEA e IDEAWEBTV.IT
sono media partner
Attesa quasi finita per il festival letterario-pop “Letti di Notte” 2023, che si terrà a Carmagnola dal 6 al 10 giugno. L’evento, alla sua nona edizione consecutiva, nuovamente ospitato all’interno del parco di Cascina Vigna, è organizzato dal Gruppo di Lettura Carmagnola e dal Comune nell’ambito delle iniziative per il Mese della Cultura. Anche quest’anno Rivista IDEA e IDEAWEBTV.IT saranno media partner della manifestazione. Cinque gli incontri in programma. Martedì 6 la conduttrice Serena Dandini sarà intervistata da Simona De Ciero (Corriere della Sera), mercoledì 7 lo youtuber Francesco Sole dialogherà con Alan Conti (Bz24). Giovedì 8 sarà il turno del pasticciere Iginio Massari con Luca Iaccarino (Corriere della Sera); chiuderanno, venerdì 9 e sabato 10, il monaco e saggista Enzo Bianchi e l’ex campionessa di atletica Sara Simeoni, che risponderanno rispettivamente alle domande di Domenico Agasso (La Stampa) e Attilio Celeghini (La Presse). Gli incontri avranno inizio alle 21 – ingresso gratuito, fino a esaurimento posti – e saranno trasmessi in live streaming, sulla pagina Facebook “Letti di Notte Carmagnola” e sulle pagine social dei partner. L’evento – che sarà accompagnato dalla novità del “Dopo Festival”, appuntamento che unisce intrattenimento e convivialità, e da tante altre iniziative collaterali – ha il patrocinio di Regione Piemonte, della Città metropolitana di Torino e del Centro per il Libro e la Lettura-Città che Legge; è organizzato dal Gruppo di Lettura Carmagnola, in collaborazione con la biblioteca civica “Rayneri Berti” di Carmagnola, Essenza Danza, il progetto NormalMente, FaVolHa, il circolo fotografico “La Fonte”, Pasta Berruto, il Consorzio di Tutela del Roero, l’Associazione Italiana Sommelier e Buendia Books.
Articolo a cura di Domenico Abbondandolo