L’opinione di Carlo Rienzi

«Misura insostenibile per le famiglie: comporterà una stangata, senza vantaggi per l’ambiente. Bisogna prevedere eccezioni, incentivi e bonus»

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IL FATTO
Proseguendo sulla strada della transizione energetica, l’unione europea vuole vietare le caldaie a gas nelle abitazioni private a partire dal 2029. è la scelta giusta?

C’è una nuova scadenza che arriva dall’Europa e che agita i sonni di tutti noi. Si tratta dell’addio alle caldaie a gas nelle abitazioni private annunciato dall’Unione Europea (ma in attesa di ratifica) a partire dal 2029.
Una prospettiva che ha già provocato prese di posizione molto nette, così come era accaduto per altre tematiche sempre legate alle misure da prendere per contrastare il cambiamento climatico nel vecchio continente. Tra le voci contrarie che si sono alzate, c’è stata quella del Codacons (coordinamento delle associazioni per la difesa dell’ambiente e dei diritti degli utenti e dei consumatori), certamente non nuovo a denunce clamorose in ogni campo, magari non sempre condivisibili ma sicuramente puntuali. «Si tratta di una misura insostenibile per le famiglie, qualcosa che non solo comporterà una stangata sul fronte della spesa da sostenere, ma che rischia di non determinare nemmeno vantaggi sul piano ambientale», ha così commentato il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, in vista dell’appuntamento del prossimo 2 giugno quando l’Unione Europea discuterà la bozza di revisione del regolamento 813/2013/Ue che prevede appunto il divieto di vendita di caldaie a gas dal mese di settembre del 2029. Si vuole introdurre un punto di svolta. Un po’ come la scelta presa per le auto elettriche che dovrebbero soppiantare del tutto i vecchi e inquinanti motori a scoppio.
Se il provvedimento immaginato per le caldaie dovesse tramutarsi in realtà – fa notare il Codacons – le famiglie che dovranno sostituire una caldaia a gas (perché vecchia oppure guasta) saranno obbligate ad acquistare una pompa di calore il cui costo oscilla tra 6 e 16mila euro in base all’impianto scelto. Una spesa che appare proibitiva anche per quanto riguarda i costi aggiuntivi della manodopera annessa. Inoltre il rendimento di queste nuove caldaie (dalle dimensioni piuttosto importanti e quindi difficilmente collocabili in caso di poco spazio) potrebbe rivelarsi inferiore agli standard previsti proprio per le caratteristiche delle diverse abitazioni nelle quali andrebbero installate. Nelle case non ristrutturate, in particolare, senza il necessario isolamento termico e una ottimale coibentazione, quelle con termosifoni tradizionali, la resa della pompa di calore scenderebbe in maniera sensibile.
«Qualsiasi misura volta a migliorare l’efficienza energetica delle abitazioni deve essere equa – ha spiegato Rienzi – ma soprattutto sostenibile. Non deve certamente pesare come un macigno sulle spalle dei consumatori. Per questo motivo, se l’Unione Europea vorrà imporre l’addio alle caldaie a gas, dovrà prevedere al tempo stesso non solo eccezioni per le case dove non ci sono le condizioni per installare pompe di calore, ma anche incentivi e bonus per aiutare le famiglie ad affrontare la spesa legata alla sostituzione dei vecchi impianti».