Fotografo autodidatta, Michele Pellegrino, originario di Chiusa Pesio, ha “scoperto” la fotografia da adulto e da quel momento, oggi ha quasi 90 anni, non l’ha più abbandonata. Da più di cinquant’anni infatti l’obiettivo di Pellegrino indaga soprattutto i paesaggi della sua provincia d’origine, il Cuneese, e in particolare le Langhe. A questi luoghi ha dedicato intensi scatti in bianco e nero, dove la storia del territorio e quelle di chi lo abita trovano una rappresentazione che va al di là del dato documentario per intrecciarsi anche a letture molteplici e sfaccettate, in costante dialogo con il pensiero di grandi intellettuali quali Cesare Pavese e Luigi Pareyson.
Che siano ritratti – come nella sua prima produzione concentrata sugli ultimi contadini e sulle religiose in clausura – o terre arate e misteriose, a trapelare è la grande cultura di un occhio capace di restituire una verità che va oltre il dato superficiale.
Lo spirito che pervade gli scatti di Michele Pellegrino è quello di raccontare le storie attraverso gli scatti: in mezzo secolo di carriera fotografica ha indagato ogni genere di “eterotopia”. Si tratti di paesaggi inaccessibili, di montanari resistenti su alture isolate o, appunto, di frati e suore ritratte nel segreto claustrale, le sue immagini ruotano attorno a realtà altre, separate dalla quotidianità di gran parte degli abitanti dell’Occidente. Pellegrino si gettò nell’universo sconosciuto della fotografia negli anni difficili del secondo dopoguerra. Mezzo sacco di castagne e mezzo sacco di patate erano stati la sua paga mensile quando, da bambino, era stato messo a servizio in una cascina del suo paese, Chiusa di Pesio. «Anni duri, durissimi – racconta lui stesso -. Solo qualche tempo fa sono tornato a fotografare la stalla dove dormivo da bambino. Avevo dieci anni». Poi venne l’esodo: le montagne si spopolavano, l’unica possibilità era migrare verso le fabbriche e le città della pianura. Pellegrino racconterà questi anni epici in un libro di fotografie “Profondo Nord”, un’indagine a tappeto che coinvolse quasi tutte le vallate del cuneese. Lui stesso fu protagonista in quegli anni: «Giravo con la vespa, ho fatto tanti lavori: il piastrellista, il muratore, anche il maestro di sci». Fino a che non ha scoperto la fotografia: «Per caso, costretto all’immobilità per mesi a causa di una frattura ad una gamba mentre sciavo. Mi regalarono un libro di fotografie di cinema, mi sono innamorato di quelle immagini». Da lì non si è più fermato: «Ho aperto un negozio di fotografia, per vivere facevo cerimonie e matrimoni, poi andavo in giro a fotografare quello che volevo raccontare». Da queste esperienze sono venuti fuori 24 libri, l’ultimo “Prima che il tempo finisca”, edito da Electa, rappresenta la terza occasione di valorizzazione dell’opera del fotografo di Chiusa Pesio, attraverso il progetto Donare. Per rilanciare la cultura del dono in provincia di Cuneo, Pellegrino nel 2017 ha generosamente concesso alla Fondazione Crc il suo archivio fotografico, a cui è seguita un’ulteriore donazione di circa 300 fotografie avvenuta nel 2019, da cui sono stati selezionati gli scatti contenuti in questo volume.
Grazie a quest’attento e minuzioso lavoro condotto da Camera, promosso da Fondazione Crc sempre nell’ambito del Progetto Donare, entro il 2024 l’intero archivio Pellegrino potrà essere consultato digitalmente presso lo Spazio FotoCamera di Fondazione Crc, insieme all’archivio Bedino. «“Prima che il tempo finisca” è il terzo volume che la Fondazione Crc dedica a Michele Pellegrino: il compimento di un lungo percorso di valorizzazione della sua opera fotografica, partito nel 2017 con l’adesione al progetto “Donare” e orientato a far conoscere e apprezzare, a livello nazionale e internazionale, l’opera senza eguali di questo nostro conterraneo» commenta Ezio Raviola, presidente della Fondazione Crc. «In parallelo all’uscita del volume, il progetto di digitalizzazione, che stiamo portando avanti in collaborazione con un partner riconosciuto come Camera, apre questo patrimonio di cultura e di storia verso nuove possibilità di fruizione per il futuro». L’ultimo libro è una raccolta che chiude la trilogia iniziata con “Storie” (Skira, 2018) e “Langa” (Skira, 2019), conduce il lettore in un viaggio inedito fuori dai luoghi familiari del nostro territorio, attraverso una serie di istantanee e immagini sublimi senza date e senza tempo. Un nuovo inizio, alla scoperta di paesaggi che hanno a che fare con la vita dell’autore e con i ricordi di tutti noi. Attraverso lo sguardo di Michele Pellegrino, scopriamo una sorta di luogo ancestrale, “un inizio del mondo”: fotografie particolarmente contemporanee, che anticipano il gusto, tornato attuale dopo il periodo della pandemia, di riscoprire l’aspetto più selvaggio, e insieme interiore, della visita e dell’esplorazione.
Michele Pellegrino «Dormivo in stalla e l’ho fotografata»
“Prima che il tempo finisca” è l’ultimo libro (di 24) dell’autore di Chiusa Pesio che da oltre cinquant’anni racconta in immagini le storie della Granda e il suo fascino