Per quanto riguarda le emissioni nocive “liberate” in atmosfera l’agricoltura “pesa” il 7% di quelle prodotte complessivamente e poi riversate nell’ambiente. Si può fare sempre meglio, ma comunque il settore ha imboccato da tempo l’impegno della sostenibilità attraverso la forte diminuzione dell’uso di pesticidi chimici, la crescita delle superfici dedicate al biologico e alle agro-energie, la riduzione del consumo di acqua con l’irrigazione di precisione, l’aumento della manutenzione e della cura del verde nei territori rurali non occupati dalle colture.
Sul delicato tema, Cia-Agricoltori Italiani fa il punto della situazione e lancia un Piano per il futuro. Dice Igor Varrone, direttore provinciale di Cuneo dell’organizzazione: “Siamo in pista per realizzare la transizione verde, ma servono più risorse e strumenti adeguati, che abbiano come obiettivi l’innovazione, la ricerca, le nuove tecnologie genetiche e digitali”.
Traguardi da ottenere con quali percorsi? “I fondi del Pnrr sono essenziali per consentire all’agricoltura di impattare sempre di meno sul clima e sull’ambiente, tutelando, nel contempo, competitività, reddito e qualità. Questo vuol dire continuare a garantire cibo sano e sicuro per tutti; però anche assicurare la tenuta e lo sviluppo delle aree rurali, difendendo il paesaggio e la biodiversità; gestendo le risorse idriche; incentivando l’energia ottenuta con fonti rinnovabili, dal biogas al fotovoltaico sui tetti delle strutture agricole; salvaguardando il suolo e i boschi per prevenire il dissesto idrogeologico; migliorando la sostenibilità dei processi produttivi con soluzioni di tecnologia avanzata; rinnovando il parco macchine attraverso mezzi meno inquinanti”.
In conclusione? “Vogliamo essere protagonisti della sfida green, ma con una visione dell’agricoltura capace di tutelare l’ambiente senza penalizzare l’attività produttiva”.
Stop al consumo di suolo
Legato alla salvaguardia ambientale e al contenimento degli eventi estremi prodotti dai cambiamenti climatici c’è il consumo di suolo, che in Italia ha raggiunto livelli preoccupanti. Il Paese paga la perdita di terreno fruibile a causa dei fenomeni erosivi e del dissesto idrogeologico: su quest’ultimo aspetto, infatti, quasi il 94% dei Comuni italiani è a rischio e oltre otto milioni di persone abitano in aree ad alta pericolosità.
Ma a creare il problema è soprattutto la cementificazione che, sul territorio della nostra Penisola, secondo il monitoraggio effettuato dall’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (Ispra) nel 2021 ha fatto registrare 63,34 chilometri quadrati di suolo perso (6.334 ettari), con una una media di oltre 17 ettari al giorno. Il cemento copre ormai 21.485 chilometri quadrati (2.148.500 ettari) del suolo nazionale: il 7,1% di quello complessivo. In Piemonte il consumo di suolo nel 2021 è stato di 6,29 chilometri quadrati (629 ettari), che fa salire la superficie totale occupata a 1.696 chilometri quadrati (169.600 ettari) e percentuale del 6,6 rispetto a quella complessiva. La provincia di Cuneo nel 2021 ha toccato quota 1,17 chilometri quadrati (117 ettari), terza area dopo Torino e Novara, con un totale del suolo consumato di 364 chilometri quadrati (36.400 ettari) pari al 5,2% del territorio complessivo. Sottolinea il direttore provinciale di Cia Cuneo, Varrone: “La nostra organizzazione è sempre stata in prima linea per proteggere il suolo in quanto risulta evidente che il suo consumo costituisca un drastico processo di “rovina” ambientale. Non ha senso costruire nuovi edifici o capannoni, occupando altro terreno coltivabile, quando ce ne sono tanti in condizioni di degrado da recuperare. Questo vale anche per gli agricoltori. Però serve una Legge che fermi il consumo selvaggio e indiscriminato di suolo”.
Il ruolo dell’agricoltura in futuro può essere cruciale? “Gli imprenditori del settore sono già custodi e guardiani del territorio. Ma, non basta. Vanno aiutati di più in questo loro lavoro svolto anche a favore dell’intera comunità. In particolare nelle zone collinari e montane, dove bisogna dedicare molto impegno e risorse economiche per mantenere le aree rurali, e non solo, in buone condizioni. Inoltre, per migliorare in modo consistente la situazione, servono percorsi nuovi e condivisi con le Istituzioni e i portatori di interessi e il dialogo con i cittadini. In questo processo, l’agricoltura può svolgere un ruolo fondamentale”.