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La Commissione propone nuove norme sugli imballaggi: facciamo chiarezza

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Per essere protette e trasportate in sicurezza le merci hanno bisogno di imballaggi, ma questi ultimi hanno un impatto significativo sull’ambiente. Anche le plastiche biodegradabili e compostabili, che stanno gradualmente emergendo sul mercato come alternative alle plastiche convenzionali, devono essere usate con cautela: poiché connotate dall’aggettivo “bio”, creano nei consumatori la percezione che siano necessariamente buone per l’ambiente. Tuttavia, questo non è completamente vero.

A novembre 2022 la Commissione ha proposto nuove norme sugli imballaggi, con l’obiettivo di affrontare la costante crescita di rifiuti prodotti: in media, ogni europeo genera quasi 180 kg di rifiuti da imballaggio all’anno, e il 40% della plastica e il 50% della carta utilizzata nell’UE sono destinati agli imballaggi. Se non si agisse subito, l’UE vedrebbe aumentare di un ulteriore 19% i rifiuti da imballaggio entro il 2030, e del 46% i rifiuti da imballaggio in plastica.

Le nuove norme proposte dalla Commissione hanno l’obiettivo di fermare questa tendenza, garantendo ai consumatori opzioni di imballaggio riutilizzabili, eliminando gli imballaggi non necessari e fornendo etichette chiare per promuovere il corretto riciclaggio. Dal punto di vista dei produttori, poi, esse creerebbero nuove opportunità commerciali (soprattutto per le imprese più piccole) e renderebbero l’Europa e le sue industrie meno dipendenti dalle risorse e dai fornitori esterni, grazie all’implementazione di un riciclaggio corretto e strutturato degli imballaggi. Tutto questo nell’ottica di perseguire la strada per la neutralità climatica entro il 2050.

Questa proposta di revisione della legislazione dell’UE nasce con l’obiettivo principale di ridurre i rifiuti da imballaggio del 15% pro capite per stato membro entro il 2040 (rispetto al 2018). Ciò porterebbe ad una riduzione complessiva dei rifiuti nell’UE di circa il 37% sia attraverso il riutilizzo che con la promozione del riciclaggio. A questo si legano, però, altri importanti fini ambiziosi, tra cui quello di favorire il riutilizzo degli imballaggi, richiedendo alle aziende di offrire una certa percentuale dei loro prodotti in imballaggi riutilizzabili. Molte misure, poi, mirano a rendere gli imballaggi completamente riciclabili entro il 2030 ed a richiedere tassi obbligatori di contenuto riciclato che i produttori dovranno includere nei nuovi imballaggi in plastica. Entro il 2030, le misure proposte ridurrebbero le emissioni di gas serra degli imballaggi di 23 milioni di tonnellate, un valore circa pari alle emissioni annuali di un paese con poco meno di 4 milioni di abitanti come la Croazia. Il consumo di acqua sarebbe ridotto di 1,1 milioni di m3 e le conseguenze dei danni ambientali per l’economia e la società sarebbero ridotte di 6,4 miliardi di euro rispetto allo scenario di riferimento 2030. Le industrie degli imballaggi monouso dovranno certamente investire in una transizione, ma la previsione di impatto economico è positiva: la sola promozione del riutilizzo dovrebbe creare oltre 600.000 posti di lavoro nel settore entro il 2030, molti dei quali presso piccole e medie imprese locali.

La proposta di regolamento è attualmente in fase di revisione da parte del Consiglio e del Parlamento europeo, con la prospettiva di una probabile promulgazione entro la fine del prossimo anno. La Commissione europea, nel frattempo, ha messo in atto una consultazione pubblica e che ha raccolto fino al 20 aprile 2023 feedback da associazioni, enti e cittadini.

Nonostante una prima reazione di fronte a questo tipo di regolamento possa essere negativa e di preoccupazione, poiché va a modificare profondamente non solo lo stile di vita dei cittadini europei, ma anche e soprattutto la filiera produttiva delle imprese, le proiezioni mostrano un gran numero di effetti positivi nella riduzione degli imballaggi, sia sull’ambiente che sull’economia. Per quanto le abitudini siano difficili da modificare e autoconservative, nell’ottica di combattere il cambiamento climatico e raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, questo sarà solo uno dei tanti piccoli grandi cambiamenti che dovremo affrontare come singoli e come cittadini dell’Unione europea.