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«Ero un portiere oggi sono pittore e gioco per vincere»

Pierangelo Negro, ex di Cuneo e Alba: «Il calcio di oggi? Meglio i miei ragazzi di Nessuno Escluso»

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è stato un portiere di grande valore tra gli Anni Sessanta e Settanta: parliamo di Pier­angelo Negro, 75 anni, originario di Pinerolo. Un talento na­turale che in questi ultimi anni ha cominciato a esprimere an­che nella pittura: «Ho cominciato a disegnare e dipingere qua­si per caso e mi sono appassionato. Poi la mia compagna mi ha regalato un cavalletto e ho iniziato a fare sul serio» dice. Tanto da organizzare una mo­stra, a Pinerolo dove vive: «È come quando giochi a calcio: fai gli allenamenti ma soprattutto vuoi andare in partita. Io sono un agonista: è nella competizione che fai vedere il tuo valore. Così nell’arte: non volevo dipingere soltanto, ma an­che esporre e sottoporre ai giudizi degli altri i miei lavori». Così nasce la mostra a Pinerolo “Luce e libertà”, ospitata nella sala Pro Loco a Palazzo Vit­tone, in piazza Vittorio Veneto 8. La rassegna sarà aperta fino all’11 giugno. «Sono 25 quadri sul tema dell’ecologia, la terra, la natura. Io mi ispiro agli impressionisti, a Van Gogh, a Pi­casso. Ho visto tutti i loro la­vori in giro per il mondo» racconta Negro. I quadri nascono da fotografie: «Amo camminare e faccio lunghe passeggiate con il mio cane, un golden re­triever, nelle campagne: im­mor­talo paesaggi e scorci che poi riproduco nelle mie tele» dice l’ex portiere. La prossima mostra sarà dedicata ai paesaggi marini: «Adoro il mare, mi sto organizzando per realizzare quadri che raccontino scorci marini».
Negro non ha appeso le scarpette al chiodo però: «Alleno portieri disabili con l’associazione di Pinerolo Nessuno Escluso che ora ha fatto una convenzione con la Juventus. Io mi occupo di otto atleti, abbiamo vinto il campionato di calcio per giocatori con disabilità» dice con soddisfazione. Sen­za nascondere un po’ di amarezza: «Questo mondo del calcio non mi appartiene più. I giocatori sono delle star, non si lasciano avvicinare, entrano e escono dagli allenamenti di corsa e si infilano in macchine con i vetri oscurati senza considerare nessuno. Il calcio che co­noscevo io è morto. Con i miei ragazzi disabili siamo andati ad un allenamento della Juve: do­v­evano stare in silenzio, non si poteva fare il tifo tanto meno chiamare i giocatori. Non parliamo poi di avvicinarli per chiedere un autografo, nemmeno pensabile. Siamo andati via con tanta amarezza, mi ha fatto male vedere la delusione sui volti dei miei ragazzi. Ho deciso che non li porterò più, questo calcio non mi appartiene più». Negro ricorda quando giocava con Zoff, Pulici, Gra­ziani, Sala, Castellini, Tardelli, Scirea, Cabrini: «Giocatori eccezionali che erano ri­masti persone semplici. Quando mi incontravano ci davamo la mano, si scambiavano due parole. Dopo le partite andavamo a prendere un caffè, non c’era il distacco che c’è ora. Erano persone normali eppure al tempo stesso dei campioni. Ora è tutto cambiato» dice l’ex portiere.
Pierangelo Negro è cresciuto nelle giovanili del Pinerolo e a 17 anni ha esordito in quarta serie: «Poi sono stato ceduto alla Novese in serie D e poi alla Casertana in serie C. Qualche anno e sono arrivato a Cuneo dove ho giocato per due anni, Carlo Borsalino era il mio allenatore oltre che un mio grande amico. Dietro suo consiglio sono poi passato all’Albese, Borsalino era direttore tecnico, dove ho giocato altri due anni. Abbiamo vinto il campionato e siamo andati in serie C. Infine sono passato al Bra, ma a 30 anni ho smesso di giocare e ho cominciato a fare l’agente immobiliare». Non è stato facile lasciare il calcio: «Assolutamente no, ma mi sono demoralizzato e spaventato per una serie di infortuni. In Coppa Italia quando giocavo nell’Alba mi sono spaccato una gamba nella partita contro l’Asti. Poi ho avuto problemi di crociato, di menisco. Insomma ho deciso di riposarmi un po’». Non per molto però: «Ho co­minciato a fare l’agente immobiliare per l’agenzia Gabetti, non c’erano sabati e domeniche. Finchè il titolare Gian­mario, che era un appassionato di calcio, mi ha esonerato dal lavorare la domenica e io sono tornato sui campi da calcio». D’altronde Negro non riusciva a stare lontano da quello che è sempre stato il suo mondo: «Sono tornato a giocare con il Pinerolo come agli inizi, per tre anni in serie D. Fino a che Mario Pinacci, che considero il mio secondo papà, non ha costruito a Carmagnola una squadra di vecchie glorie, diciamo così, e ha coinvolto anche me. È stato un periodo bellissimo, sono tornato a giocare con tutti i miei vecchi amici. Ab­biamo vinto il campionato di Prima categoria senza mai perdere una partita». Negro non ha rimpianti: «Il mio calcio non esiste più. Ma ho soddisfazioni enormi dai miei ragazzi di Nessuno Escluso. Loro mi regalano ogni volta emozioni incredibili».

BaNNER
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