IL FATTO
Dopo i duri colpi inferti dal Covid in ogni settore dell’economia, per il turismo si annuncia una stagione mai così
fortunata dal 2000 a oggi. Ma ora c’è bisogno di interventi strutturali
Come sarà l’estate del turismo italiano? Sicuramente con il sole alto nel cielo. Previsioni meteo a parte, per quanto riguarda i visitatori in arrivo, dal resto d’Italia e dall’estero, si annuncia una stagione ricca di presenze sul territorio e quindi con un bel segno “più”. L’onda lunga del Covid pare ormai esaurita, la tendenza al rialzo è confermata dagli ultimi dati e ci si attende che caratterizzerà anche il prossimo futuro.
«Le nostre previsioni per l’imminente stagione estiva – ha dichiarato nei giorni scorsi il presidente di Demoskopika, Raffaele Rio – confermano le stime sull’andamento annuale diffuse nei mesi scorsi. Al netto di scenari inclusi nei previsti margini di errore, si potrebbe registrare il valore più alto, dal 2000 ad oggi, sia degli arrivi che delle presenze». Quindi si parla di un aumento significativo, addirittura superiore alle cifre registrate in oltre venti anni a questa parte.
Ma, naturalmente, non ci si può accontentare. Il turismo in Italia ha bisogno di interventi strutturali, di risorse in grado di sviluppare finalmente – come mai è stato fatto – tutto il potenziale di cui il nostro territorio dispone. Spiega infatti Rio: «Adesso il governo deve continuare nell’azione di ripresa del turismo offrendo una visione maggiormente sistemica alla programmazione turistica per i prossimi anni, ad oggi, ancorata alle sole imprese e insufficientemente a territori e mercati. Una carenza di visione che si potrebbe ripercuotere negativamente nei prossimi anni sulle imprese stesse».
Nello specifico, serve una visione che sia ben chiara e comune, il più possibile condivisa tra gli operatori. Perché se è innegabile che l’Italia ha mille bellezze da offrire, non può certo dividersi in altrettante proposte che inevitabilmente creano confusione se non concorrenza interna. Continua infatti Rio: «Il sistema turistico italiano necessita, oltre che di ossigeno per rialzarsi, anche di un’offerta territoriale integrata, di innovativi prodotti legati ai comportamenti di consumo turistico dei mercati, da quello italiano a quello estero)». Ma c’è sempre bisogno di risorse: « In questo scenario – dice ancora il dirigente di Demoskopika -, sfruttando adeguatamente il Piano strategico di sviluppo del turismo per il periodo 2023-2027, sarebbe necessario reperire ulteriori risorse, partendo dalla programmazione dei fondi strutturali in capo alle Regioni. In questa direzione, si potrebbero colmare le carenze del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) troppo sbilanciato nella sua dotazione complessiva, pari a 2,4 miliardi di euro, per oltre il 74% delle risorse sugli investimenti al sistema ricettivo-turistico e carente di attenzione verso destinazioni, prodotti e mercati turistici».
Insomma, il quadro è chiaro e il momento contingente appare quanto mai propizio per investire in un settore da sempre vitale per l’economia del Paese.