Il chiosco di Christoph, nella metropolitana di Amburgo, apre ogni mattina alle 9.30. Non vende giornali, bibite o souvenir: regala ascolto, chiacchiere e compagnia a persone sole. Sono sempre di più, la Germania è ormai ribattezzata Single Land e i tedeschi che vivono in solitudine, secondo il settimanale Stern, raggiungono il 41 per cento, addirittura 54 ad Amburgo. Certo, viviamo nell’era digitale e l’isolamento può essere solo fisico, mitigato da opportunità infinite: possiamo girare il mondo senza uscire da casa mentre chat e gruppi virtuali ci tengono in rete. Non basta, però. Il bisogno di sguardi e di voci è fortissimo. E le lunghe file davanti al chiosco lo testimoniano.
Christoph Busch, sceneggiatore professionista, in realtà non immaginava tutto questo. Quando vide quella piccola struttura abbandonata e rugginosa, con la scritta “Si vende” incollata sulla porta e un po’ sbiadita, era rimasto subito folgorato ma aveva pensato a una destinazione diversa: un ufficetto originale, un luogo di scrittura in mezzo alla gente in opposizione al chiuso della sua abitazione, un tavolino, una sedia e un computer, ma attorno rumore e vita, facce sciamanti tra binari e banchine. Qualcuno, mentre picchiettava sui tasti, s’è avvicinato per caso e ha chiesto cosa facesse, ha colto lo spunto per raccontare un po’ di sé.
Ognuno ha una sceneggiatura dentro, si tratta di ordinare ricordi ed esperienze, e ognuno custodisce segreti, trattiene confidenze, coltiva idee, culla sogni, affronta problemi, e Christoph ha compreso in fretta quanto grande sia la voglia della gente di aprirsi e quanto grande la sua di sentire e comprendere, convincendosi nel contempo di poter così allestire un immenso archivio mentale da cui trarre input per nuovi lavori. Così un progetto nuovo ha preso il via, ha piazzato un bancone e affisso l’insegna “Das Ohr”, “L’Orecchio”, mettendosi a disposizione per cinque ore al giorno di chiunque voglia esprimere un desiderio o sfogarsi per un guaio, svelare una speranza o raccontare un’esperienza. Tutto rigorosamente gratis. Piano piano ha riempito anche gli scaffali ereditati, ora sormontati da oggetti portati dai “clienti”: piccoli simboli delle storie narrate o, semplicemente, delle vite vissute.
Non si fermano più solo viaggiatori, c’è ormai chi nella metro scende apposta. Tedeschi e stranieri, anziani condannati alla solitudine come sarebbe facile pensare ma anche tantissimi giovani. Questi ultimi connessi ma più soli di chi è in là con l’età e fatica spesso con la tecnologia: «I ragazzi – dice Christoph – non sanno più conversare, sono sempre in contatto con qualcuno nella rete, ma restano soli: nelle conversazioni online mancano i silenzi, le pause che danno significato alle parole». Non solo anziani, quindi. E non solo donne e uomini in crisi, depressi e malinconici. Christoph ascolta storie di disagio e solitudine, ma anche racconti gustosi, divertenti, leggeri, regala qualche consiglio e memorizza, estrae da una miniera per le sue sceneggiature future e medita adesso un libro in cui raccontare la sua esperienza. Per scriverlo ha rimandato un lavoro ben remunerato, perché a lungo andare – confida – «ascoltare diventa una droga cui non si sa più rinunciare». Sarebbe bello farlo di più tutti, anche senza chiosco. Sarebbe bello sentirsi meno soli.
Punto d’ascolto
Christoph Busch, sceneggiatore tedesco, ha aperto un chiosco nella metro di Amburgo: non vende nulla, ascolta le persone, e ogni giorno c’è una lunga fila. Una miniera di storie per il suo lavoro e la prova che la Rete non scaccia la solitudine