«Tutela e turismo: il grande valore del nostro parco»

IDEA a tu per tu con Piermario Giordano, presidente dell’Ente Aree Protette Alpi Marittime che a Cuneo promuove la mostra sul lupo

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Un’esposizione per in­for­mare e sfatare i pre­giudizi. I­nau­gu­ra­ta l’11 giugno nel Com­plesso Mo­nu­mentale di San Fran­ce­sco, a Cuneo, la mo­stra “Nella men­te del lupo” è stata realizzata all’interno del Pro­getto Life WolfAlps Eu dal Muse di Trento e dalle Aree Protette Alpi Marittime, con il patrocinio della Città di Cuneo e il contributo della Fondazione Crc; rimarrà aperta al pubblico fino al 3 settembre. Una mostra altamente immersiva, composta da suggestioni vi­suali e sonore, che permette di entrare nella mente di un lupo in dispersione e vivere la sua giornata di incontri e scontri, nuove scoperte ed esperienze, provando emozioni speciali ma anche ap­pro­fon­dendo la conoscenza del mondo selvatico. Ne ab­biamo parlato con il presidente delle Aree Pro­tette Alpi Ma­­rittime, Pier­mario Gior­da­no, consulente fi­nan­ziario di professione, alla guida dell’ente cuneese dal 2020.

Presidente, quali sono le ca­ratteristiche della mostra “Nel­­la mente del lupo”?

«La mostra è nata per far co­noscere da vicino il lupo e abbattere barriere e pregiudizi che, soprattutto negli ul­timi anni, contrappongono il predatore all’uomo».

Parliamo, allora, del lupo…

«Il lupo è un animale intelligente, che cerca sempre la via più breve per arrivare a destinazione e non devono quindi sorprendere gli avvistamenti nei pressi delle case: ma non esistono attacchi dei lupi ai danni dell’uomo. Ed è importante fare cultura per spiegare come comportarsi e quali ac­corgimenti utilizzare nei confronti di questo animale selvatico. Cerchiamo di raggiungere l’obiettivo con una mo­stra interattiva, non banale, af­­fascinante, che sta avendo suc­cesso e che invito a visitare».

Ora soffermiamoci sulle Aree Protette delle Alpi Marittime.

«L’Ente nasce dall’accorpamento di due parchi, Alpi Marittime e Marguareis, e di otto riserve naturali, gestendo venti siti della Rete Natura 2000 e interessando diciassette co­muni: un vero mosaico di territori. La finalità è la conservazione dell’ambiente, inserita in un contesto turistico e commerciale. Stiamo trasformando la nostra realtà in una vera e propria azienda, vicina al territorio e che lavora con istituzioni e operatori: quindi, promozione turistica, con la valorizzazione dei rifugi, ma anche programmi scientifici, in collaborazione con le università, attività didattiche al­l’interno delle scuole, senza di­menticare la partecipazione ai bandi europei. La montagna ha potenzialità infinite».

Ma deve fare i conti con un cambiamento climatico sempre più evidente…

«Dopo l’alluvione dell’ottobre 2020, abbiamo ripristinato tutti i sentieri e sistemato i punti deboli che potevano essere soggetti a inondazioni. Insieme ai Comuni del territorio, ci siamo fatti trovare pronti: nel corso della primavera, la pioggia l’ha fatta da padrona, ma non ci sono stati danni e si è perciò rivelata una manna dal cielo, che ci ha permesso di aprire la stagione estiva. Il “bene montagna” funziona e da sempre attira tanta gente, anche a livello lavorativo: giovani imprenditori hanno a­perto nuovi rifugi e stiamo raccogliendo tutto quello che abbiamo seminato, soprattutto in Valle Gesso. Bisogna continuare a puntare sulle strutture e i servizi, non su grandi alberghi, ma su centri da vivere. C’è ottimismo e anche in Valle Pesio vi sono ampi margini di miglioramento».

I prossimi appuntamenti da segnare sul taccuino?

«L’Ente lavora tutto l’anno, la lista delle iniziative è lunga: abbiamo inaugurato il 16 giugno, nella sede del Parco del Marguareis, a Chiusa Pesio, la mostra “Una traccia del tem­po” di Michele Pelle­grino; a Sant’Anna di Valdieri, sabato 17, I tàit d’ Sant’Ana, il nuovo percorso che valorizza il pa­trimonio culturale di Sa­nt’An­na di Val­die­ri. Ma sono davvero tante le attività, in collaborazione con i Comuni, come “I Giovedì del Parco”, serate informative curate dai guardiaparco. Finora, un 2023 positivo, an­che se sia­mo molto preoccupati per la peste suina che, se arrivasse nella nostra zona, bloccherebbe tut­to».

Come interpreta il ruolo di presidente?
«Mi piace: sono un consulente finanziario entrato in un mondo che non conoscevo così bene, e ho cercato di aggiungere le capacità di ge­stione delle aziende. Durante il mio mandato si sta concretizzando un importante ri­cambio generazionale nel personale, con nuove assunzioni (guardiaparco, operai, addetto alla comunicazione, eccetera) e l’ingresso di giovani, i quali stanno portando spirito fresco e nuova mentalità. Un gruppo di lavoro molto preparato, a cui va il mio plauso e ringraziamento».

Quali sono gli obiettivi per il suo ultimo anno di mandato?

«Senza dubbio, il riconoscimento del parco come “nazionale”: ne abbiamo tutte le ca­rat­te­ristiche, siamo la più grande area protetta in Pie­monte. Ga­ran­ti­rebbe un grande ritorno di im­magine a livello turistico, sarebbe un volano per tutto il territorio; e ci sarebbero risvolti pure relativamente ai finanziamenti. Inol­tre, ci impegneremo per aumentare l’affluenza in montagna e i posti di lavoro, invertendo il trend che ha portato allo spopolamento. Per una montagna sempre più vissuta».