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La raccolta firme on line di Cia per difendere il grano italiano ha superato le 50 mila adesioni

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La petizione collegata alla raccolta firme on line lanciata da Cia-Agricoltori Italiani su change.org (https://chng.it/zVC8sWyT75) per salvare il grano duro nazionale in un mese e mezzo ha superato le 50 mila adesioni di cittadini, produttori ed Enti pubblici. Un successo, con l’obiettivo di difendere il settore dalla inaccettabile crisi dei prezzi e dai ripetuti attacchi speculativi. Infatti, il cereale coltivato sul territorio della nostra Penisola ha costi di produzione intorno ai 1.400 euro per ettaro. Con i prezzi attuali di vendita, gli agricoltori del comparto non riescono a coprire le spese perché incassano 1.100 euro a ettaro. La coltura è sul gradino più alto del podio nel nostro Paese come superficie impegnata – 1,2 milioni di ettari – e materia prima alla base della pasta: un’eccellenza del Made in Italy. Ma se, nelle ultime settimane, il prezzo del grano duro è sceso del 40%, quello della pasta sugli scaffali è aumentato in media del 30%. Poi, c’è un altro problema. L’Italia, per quantità prodotta è in cima alla classifica europea e occupa il secondo posto a livello mondiale. Eppure, nonostante la performance, resta anche il secondo Paese importatore al mondo. I grani esteri, a differenza di quelli italiani, hanno standard qualitativi, di salubrità e costi di coltivazione molto più bassi. La questione ancora peggiore, però, è che riescono a determinare il prezzo del nostro cereale. Attraverso la raccolta firme si è inteso e si intendono tutelare e valorizzare il grano e la pasta Made in Italy e dire no alle speculazioni commerciali messe in atto sulla pelle degli agricoltori del settore e dei consumatori, come le importazioni massicce e incontrollate dall’estero e il falso grano straniero spacciato per italiano.

Dice Igor Varrone, direttore provinciale di Cia Cuneo: “Si tratta di un’iniziativa necessaria per contrastare le principali cause della crisi che sta investendo le aziende del settore, tra crollo vertiginoso del valore riconosciuto al grano duro italiano e gli insostenibili costi di produzione. Senza interventi immediati, gli agricoltori saranno costretti ad abbandonare la coltivazione della coltura per scarsa redditività”.

I prossimi passi? “Andremo avanti con la mobilitazione perché il riscontro che sta ottenendo è un messaggio chiaro al Governo, di cui la nostra organizzazione si farà portavoce per chiedere azioni concrete a tutela del grano e della pasta nazionale. I cerealicoltori hanno bisogno del riconoscimento dei costi medi di produzione, poi servono maggiori controlli sull’etichettatura, l’istituzione della Commissione Unica Nazionale del grano duro per una maggiore trasparenza sui prezzi, il potenziamento dei contratti di filiera fra agricoltori e industria e l’avvio immediato del Registro Telematico dei Cereali”.

Una raccolta firme che, però, ha obiettivi di più largo respiro? “La nostra petizione non è solo una battaglia a difesa di un prodotto cardine dell’agroalimentare nazionale come il grano, ma intende portare avanti quella che è la più grande sfida per il futuro della nostra agricoltura. Infatti, affronta tre questioni cruciali: lo squilibrio lungo la catena del valore che penalizza gli agricoltori; il conseguente abbandono delle coltivazioni a causa degli alti costi produttivi; i rischi per le eccellenze italiane e la sicurezza alimentare”.