Le più recenti analisi dell’Ufficio studi di Confartigianato Imprese in relazione al mercato del lavoro e all’imprenditoria femminile nel nostro Paese disegnano un quadro preoccupante per quanto riguarda la partecipazione delle donne al mercato del lavoro. Permane infatti un grave ritardo rispetto al resto d’Europa, con un tasso di occupazione femminile tra i più bassi rispetto al resto dell’UE, con un dato negativo che si fa più marcato nel Mezzogiorno.
In un quadro di tale portata, tuttavia, è doveroso evidenziare come l’attività imprenditoriale rappresenti una via fondamentale per la partecipazione femminile al mercato del lavoro. L’Italia, infatti, ricopre il primo posto tra i Paesi Ue per numero di imprenditrici e lavoratrici autonome.
Nonostante la vigorosa stretta monetaria e le incertezze legate al prolungamento del conflitto in Ucraina, infatti, è stata osservata una crescita robusta dell’occupazione: nel primo trimestre 2023 l’occupazione sale del 2,3% rispetto allo corrispondente periodo precedente, combinazione di un aumento del 2,9% per le donne e del +1,8% per gli uomini. La dinamica dell’occupazione femminile in Italia è superiore al +2,1% della media Ue e, nel dettaglio supera il +1,5% della Francia e il +2,5% della Spagna, mentre in Germania si registra una crescita più marcata (+3,1%). Nel Piemonte, infine, l’occupazione sale del +1,1% con un +1,6% per le donne e un +0,7% per gli uomini, risultato senz’altro positivo, anche in comparazione delle altre maggiori regioni italiane.
L’imprenditoria femminile rappresenta dunque un traino nel lavoro indipendente, che ha rappresentato la categoria più colpita nella crisi pandemica. Nell’ultimo anno il recupero dell’occupazione indipendente (+50 mila unità, pari al +1,0%) ha registrato il maggiore impulso dalle donne imprenditrici e lavoratrici autonome, in aumento di 41mila unità, pari al +2,6%, mentre gli uomini sono saliti di 9mila unità, pari al +0,3%. La componente femminile spiega l’81,7% dell’incremento di occupati indipendenti.
“Senz’altro è positivo il dato che emerge dalle relazioni del nostro Ufficio studi nazionale – commenta Sara Origlia, Presidente di Donne Impresa di Confartigianato Imprese Piemonte – Le imprenditrici hanno da sempre scontato delle difficoltà legate a fattori culturali che le vorrebbero relegate in una posizione di secondaria importanza, ma la realtà dei fatti dimostra la forza e le potenzialità sottese alla parità di genere”.
“Tuttavia – continua Origlia – a fronte degli enormi sforzi messi in campo dalle nostre imprese, è doveroso commentare quanto sta accadendo in relazione ai tassi di interesse. Non c’è niente da fare: dall’Unione europea non arriva mai una buona notizia per le microimprese ma solo scelte ‘lacrime e sangue’. L’ultima in ordine di tempo è la decisione della Banca centrale di innalzare di un altro 0,25% i tassi di interesse, portandoli al 4%. Una misura che sarebbe finalizzata a contrastare l’inflazione ma che di fatto si traduce per imprese e famiglie in un maggior costo del denaro: pagheremo di più mutui e prestiti.
Quindi – conclude Origlia – riassumendo: artigiani, commercianti e microimprenditori hanno sofferto duramente durante la pandemia, pagando chiusure, restrizioni e adeguamenti sanitari dei luoghi di lavoro; hanno poi subito il rincaro delle materie prime e la febbre inflazionistica conseguenza soprattutto di speculazioni internazionali; subiranno gli effetti delle decisioni “green” che Strasburgo e Bruxelles impongono sul nostro patrimonio immobiliare e sulla produzione automobilistica; infine, ecco che saranno presi alla gola dalla crescita dei tassi. Un accanimento senza fine da parte di una politica economica europea miope nei confronti della piccola impresa. Intanto, le criticità croniche della difficoltà di accesso al credito, dei ritardi nei pagamenti della PA e delle troppe tasse rimangono inaffrontate. Mentre le sinistre di Schlein e di Conte sono impegnate a fare crociate a difesa del ‘pizzo di Stato’ o del reddito di cittadinanza elargito a pioggia, ci aspettiamo che il Governo Meloni sappia fare argine allo scempio di questa Europa dei ricchi e forti, tutelando, non a parole ma con atti concreti, chi in questo Paese continua a credere nella fatica del lavoro, nella propria bottega, negozio o fabbrichetta”.