«La nostra associazione rappresenta la cultura, la creatività e il talento imprenditoriale di quelle piccole medie aziende che sono il motore trainante di una delle più importanti aree industriali di sviluppo economico del Paese, la Granda. Ma è anche un modello culturale e sociale di imprese legate al territorio nel quale operano». È con queste parole che Massimo Albertengo, presidente di Confapi Cuneo, nella splendida cornice del Castello della Manta, ha aperto i lavori dell’assemblea annuale della Confederazione italiana della piccola e media industria privata cuneese. L’incontro con le aziende associate è avvenuto giovedì 22 giugno in uno dei luoghi più suggestivi del saluzzese, nel giardino del castello del marchesato che nelle sue sale ospita la scena della Fonte della Giovinezza e gli affreschi dei Nove Eroi e delle Nove Eroine. Come eroici sono i tre protagonisti della tavola rotonda dal titolo “FAI lo SPORT, i valori della disciplina sportiva applicati all’attività d’impresa”, che è seguita all’assemblea e ha visto la partecipazione di oltre 200 persone: Giusy Versace, senatrice della Repubblica e atleta paralimpica; Franco Arese, già presidente e Ad di Asics Italia, attuale presidente Karhu, dirigente Fidal e campione europeo dei 1500 nel 1971; Alessandro Trovati, uno dei più grandi fotografi sportivi internazionali che da oltre 20 anni segue i principali eventi mondiali. Insieme a loro sul palco, Massimo Albertengo, il direttore Roberto Russo, Silvia Cavallero, property manager FAI Castello della Manta e il giornalista Gianmario Ricciardi, già direttore RAI Piemonte, che ha moderato un dibattito fatto di interventi molto “sentiti”. Storie di vita e di talento, traguardi ambiziosi e sacrifici difficili.
Consapevolezza, merito e determinazione, infatti, le parole d’ordine al centro degli interventi degli ospiti che hanno incantato la platea. Giusy Versace, autrice anche di due libri autobiografici “Con la testa e con il cuore si va ovunque” e “WonderGiusy”, nel suo intervento preceduto da un filmato sulle sue numerose attività, parte proprio dalla sua esperienza personale e da quell’incidente in auto del 2005: «Ho pianto, sono caduta e ricaduta e mi sono chiesta mille volte perché fosse successo a me? Non c’è un perché e forse in questa vita non ci è dato saperlo. Io, nel mio percorso di recupero, ho scelto di vivere. Non di sopravvivere, ma di trovare la forza e reagire a questa nuova situazione. Poi ho iniziato a correre. Sono stata la prima atleta italiana della storia a correre con un’amputazione bilaterale. In sei anni – sottolinea la senatrice – ho conquistato molti titoli nazionali e 4 record italiani portano ancora il mio nome». «Obiettivi raggiunti non perché mi chiamo Versace – puntualizza – ma perché c’ho fortemente creduto, perché ho lavorato duro per questi obiettivi, ore di allenamento su pista e in palestra. La disabilità è solo negli occhi di chi guarda». «Lo sport può cambiare il mondo – ha ricordato alla platea composta da imprenditori e associazioni sportive – così come la mia partecipazione a Ballando con le Stelle che è servita per arrivare ad una platea più vasta e far cambiare il modo di vedere la disabilità. La comunicazione è importante, siamo ancora indietro su questi temi. Portare la propria testimonianza credo serva anche a questo». E parlando di parità dei diritti, la senatrice sottolinea come sia importante anche la parità sportiva e l’accesso ai gruppi sportivi militari anche per le persone con disabilità. Versace, atleta simbolo del movimento paralimpico, è stata la prima firmataria della Proposta di Legge sulle pari opportunità degli atleti con disabilità fisiche e sensoriali nei Gruppi Sportivi Militari e Corpi dello Stato, presentata nel 2019 e divenuta norma dello Stato con il Decreto Legislativo n. 36 del 28 febbraio 2021. «Con questa legge si permette l’accesso anche agli atleti con disabilità di costruire una propria carriera, e vedersi riconoscere tutele sanitarie, contributi, stipendi – spiega l’atleta paralimpica con forza e orgoglio -. Fino ad oggi c’era una disparità ingiusta e che nessuno conosceva». Tra il pubblico tanti gli sportivi, dalla squadra di pallanuoto “Waterpolo Ability” di Cuneo con atleti della nazionale paralimpica, a Francesco Bisotto e Lorenzo Codarini, della Cuneo Volley. Ma non solo. I ragazzi della pallavolo paralimpica del “Sitting Volley Cuneo” ai ragazzi e alle ragazze dell’Accademia scherma Marchesa di Torino che hanno già raggiunto i più alti traguardi nazionali e mondiali con la spada.
A seguire, è stata la volta di un altro campione con straordinari successi sportivi e professionali, Franco Arese. Classe 1944, di Centallo, mezzofondista e primatista italiano è stato campione europeo sui 1.500 metri a Helsinki, nel 1971. Già dirigente Fidal, ha guidato Asics Italia per 31 anni e, oggi, insieme alla famiglia guida l’azienda finlandese Kahru. Anche Arese nel suo intervento ripercorre la sua esperienza personale e sullo schermo si rivedono le sue imprese: «Vengo da una famiglia di contadini che acquistarono una tabaccheria a Cuneo, in via Roma, per permettermi di studiare. E io, dopo il diploma, mi sono subito dato da fare. Ho fatto l’operaio, l’insegnante di ginnastica a Torino e poi, forse per caso, ma non credo al caso, ho iniziato a lavorare per l’Asics. Prima da agente e poi da imprenditore. Da lì è cresciuto tutto con il lavoro e con la famiglia – ricorda Arese -. Oggi posso dire di aver avuto la fortuna di realizzarmi, come sportivo, nel mondo del lavoro legato allo sport».
Ricciardi passa la parola ad Alessandro Trovati, fotografo sportivo tra i più importanti sulla scena internazionale, e sullo schermo alle loro spalle scorrono oltre 40 immagini iconiche, come dei dipinti moderni che fermano atti unici, perfetti, irripetibili. Spiega: «La fotografia giusta, perfetta, è frutto di un istante. Un solo attimo che capita al momento giusto, nel posto giusto, e magari dopo nove ore che sei sul posto a seguire gare, allenamenti e dietro le quinte delle più diverse competizioni sportive». Alla domanda sulla foto simbolo della sua carriera, l’immagine che ha nel cuore, Trovati risponde senza esitazioni: «Quella a Pantani. Ma non una qualunque, la foto che gli ho scattato il giorno precedente alla sua scomparsa. Lui sulla sella della sua bici, a pochi chilometri dall’arrivo, prende una spugna dal pubblico e da quel gesto si vede tutto il suo essere. La sua storia è in quella foto. Chi ama il personaggio, l’uomo e lo sportivo Pantani, ama ricordarlo in quella sua ultima grande corsa che lo portò a vincere la tappa e con questa foto simbolo».
Tra i tanti ospiti Corrado Barbera, cuneese promessa
dello sci alpino
Corrado Barbera, giovane talento cuneese che a soli 20 anni ha già vinto due ori ai mondiali junior di sci alpino, oro in combinata e poi in slalom, è entrato nelle fila del Centro Sportivo Esercito e guarda già ai prossimi impegni, come spiega lui stesso.
«Il programma prevede di iniziare le prime gare di slalom mondiale a novembre in Austria, a seguire la Coppa Europa, mentre le finali saranno a marzo 2024».
Ma come e dove si prepara alla stagione di Coppa del Mondo Barbera?
«Tra raduni atletici e sciistici sono sempre in giro. Attualmente mi alleno a Les Deux Alpes, poi a luglio andrò in Belgio, più precisamente a Peer, per allenarmi nello slalom dentro un capannone».
Ovvero?
«Si tratta di strutture che permettono lo sci indoor, o skidome, e di allenarsi bene grazie alla qualità della neve e alle pendenze. Poi ad agosto proseguirò gli allenamenti a Ushuaia nella Terra del Fuoco in Argentina».
Chi è il suo allenatore?
«Simone Del Dio che guida la squadra azzurra di slalom in coppa del mondo».
C’è tempo per delle vacanze?
«Riesco a ritagliarmi un po’ di tempo, ma la priorità adesso è allenarsi al meglio».
È il sogno che aveva fin da ragazzino?
«Sì, ma in realtà non mi sento arrivato. Questo è solo il primo step del mio sogno. La strada è ancora lunga e sempre in salita, perché il mio sogno è vincere la coppa del mondo. Il globo di cristallo».
Musica preferita?
«Rap e trap. Sfera Ebbasta, Drake e Travis Scott su tutti».
Libro sul comodino.
«L’arte della vittoria, l’autobiografia del fondatore della Nike».