La violenta grandinata della scorsa settimana ha colpito alcuni Comuni delle province di Asti, Alessandria e Torino, ma soprattutto una ventina di Comuni della “Granda”: dal Roero alla Langa, fino ai confini con la Liguria. Provocando danni ingenti ai tetti e alle coperture di case e imprese, alle auto e nel settore agricolo una perdita di produzione delle coltivazioni a cielo aperto che va dal 70 al 100%. La Regione con il presidente, Alberto Cirio, e l’assessore all’Agricoltura, Marco Protopapa, ha convocato una riunione a Cortemilia – area tra le più devastate – con i sindaci della zona interessata dall’evento eccezionale e i rappresentati del mondo economico e agricolo. All’incontro, Cia Cuneo era rappresentata da Silvio Chionetti: vicedirettore e responsabile dell’area tecnica provinciale dell’organizzazione agricola. Afferma Chionetti: “La Regione ci ha comunicato che chiederà l’accesso al fondo di solidarietà nazionale e poi stanzierà delle risorse proprie, così da poter indennizzare tutti senza lasciare indietro nessuno. Per i vigneti e i noccioleti c’è il danno secco di quest’anno, ma la grandinata ha lasciato segni profondi sulle piante e sono a rischio anche le produzioni delle prossime annate. Cia si è impegnata a segnalare i danni delle aziende colpite ai Comuni che, poi, a loro volta presenteranno la lista alla Regione in modo da poter chiedere al Governo lo stato di calamità naturale”.
Le coltivazioni sono assicurate? “Sì, però è necessario ripensare il sistema assicurativo, perché quello attuale è obsoleto. Gli imprenditori del settore devono poter assicurare il reddito di impresa e non solo le coltivazioni, in quanto non è accettabile che siano ormai sempre più spesso lasciati in balìa delle avversità climatiche estreme. Così non si può pianificare il futuro dell’attività”.
Avete anche un’altra richiesta? “Di fronte a una consistente perdita dell’autoproduzione, le aziende che fanno la trasformazione delle loro produzioni non possono restare ferme per un anno con l’attività. Occorre che, in deroga al regime fiscale agricolo, abbiano la possibilità di acquistare all’esterno un prodotto dalle stesse caratteristiche. Ad esempio, comperare l’uva o le nocciole da aziende della medesima zona di produzione indicata dai disciplinari. Solo così possono dare continuità al lavoro e mantenere la clientela e il mercato”.