«Le donne sono ortiche che riescono sempre a rinascere»

Flavia Cercato: «La parità? non c’è ancora, ma i nostri figli...»

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In uno degli ultimi in­contri in calendario, la Fondazione Mirafiore ha ospitato Flavia Cer­ca­to, conduttrice radiofonica e televisiva, autrice del romanzo “Il destino dell’ortica”. L’ab­biamo contattata per IDEA: «Era la prima volta che venivo da queste parti e sono rimasta stupefatta, oltre che per il po­sto di una bellezza unica, per l’organizzazione di primissimo piano, come del resto il cibo del ristorante stellato. Avremmo dovuto seguire il percorso nel bosco per la “Passeggiata letteraria”, ma non è stato possibile per il maltempo e allora ci siamo spostati nelle cantine. Esperienza eccezionale, resa indimenticabile dalla bravissima Paola Farinetti che ci ha raccontato anche la storia del tunnel…».
Ovvero?
«Il tunnel che un tempo permetteva a certi focosi amanti di raggiungere le loro donne senza essere visti. Così come faceva Vittorio Emanuele con la “Bela Rosin”. È una storia che non conoscevo».
A proposito di incontri d’amo­re, questo è un tema che ca­ratterizza anche il suo ro­manzo.
«È la storia di un passaggio di testimone tra cinque donne, ognuna immersa nella sua epoca a partire dagli anni ’20, con destini incrociati che alla fine forse trovano una spiegazione».
Che sensazioni pensa di essere riuscita a trasmettere con questo libro?
«Tutti quelli che lo hanno letto, mi dicono di essere rimasti dominati dalla trama e che alla fine però hanno trovato tutte le risposte. Meglio così».
Perché l’ortica del titolo?
«Di botanica ne so veramente poco e ho il pollice nero, altro che verde. Non ci avevo mai pensato, ma niente come l’ortica ha la forza di ricrescere sempre. Qualunque cosa accada, va avanti. E se cerchi di estirparla, ha le spine e ti punge. Qualcosa che unisce un po’ le donne che ho raccontato nel romanzo».
È anche una metafora efficace per vivere in questi tempi complicati?
«Tra pandemia e guerra, direi di sì. Ma il mio punto di vista è femminista e per le donne questa regola vale sempre. Per voi maschi la vita è un po’ più semplice. Se un uomo ha tante amanti è figo, una donna invece diventa subito una… poco di buono. E nel lavoro quasi mai ci sono pari condizioni. Il libro parte dagli anni ’20 e all’epoca le donne neanche potevano votare».
E, come ci ha ricordato su queste pagine Agnese Pini, fino agli anni ’50 niente partecipazione ai concorsi pubblici. Mentre oggi, lavora una donna su due.
«Ci siamo fin troppo abituate a fare passi indietro. Sembrerò banale quando lo dico, eppure parliamo sempre delle stesse cose. C’è più consapevolezza, ma si va avanti così. La mentalità resta quella. Forse qualche segnale di cambiamento lo vedo nelle ragazze di oggi. Noi negli anni ’70 eravamo ancora ferme a troppi distinguo, a fine pasto ci dicevano: sparecchia! A voi no. Ma credo che con la prossima generazione, le cose cambieranno. Una mutazione culturale è già in corso, ma deve cominciare in casa».
La platea delle sue presentazioni del libro come è composta, solo don­ne?
«No, ci sono anche uomini e ogni volta si rivelano sorprendenti. Io li definisco “eletti”, non perché siano interessati al mio libro, ma quando si tratta di “cose di donne” l’uomo “ordinario” generalmente si chiama fuori. Invece questi uomini, mi scrivono messaggi davvero interessanti e coinvolgenti. An­che qui si vede un cambio di marcia culturale. Gli uomini hanno sempre letto saggi o testi di politica, molto meno romanzi d’amore. guai ad ammettere, nel caso, certe letture. Eppure “Madame Bovary” o “L’educa­zione sentimentale” sono stati scritti da un uomo, Gustave Flaubert. Poi però queste abitudini si sono perse».
Come procede la sua attività televisiva?
«Fino al 30 giugno ho avuto il ruolo da opinionista in “La vita in diretta” su Rai1, mentre su Real Time mi diverto nel programma “Royal Time” dove mi occupo di commentare le questioni dei reali inglesi».
Ci sono nuovi progetti in arrivo?
«Non avendo mai condotto un programma in prima serata, è un’esperienza che mi piacerebbe vivere. Ma devo dire che in certi spazi ci sono colleghe bravissime che, oltre alla vocazione, hanno dovuto sgomitare tanto per conquistarli e quindi sono da ammirare a prescindere. Ecco, per tornare al discorso di prima, qui le donne hanno fatto molti passi in avanti. Proprio ora che il mezzo televisivo è in declino… Ma in ogni caso, l’ambiente della tv non si differenzia da altri ambienti di lavoro».
Che cosa si potrebbe fare concretamente per cambiare le cose?
«Bisognerebbe avere sempre coraggio. Di solito delle donne che sono riuscite a ottenere un riconoscimento professionale, si dice che hanno “un piglio maschile”. È un valore positivo? Non saprei. Ma ho fiducia nelle prossime generazioni».
Ora prosegue con la promozione del suo libro?
«Sì, assieme alle vacanze. Farò un minitour in Puglia, tornerò in Piemonte a Borgomanero, poi nel Piacentino e in Sicilia. D’estate la gente legge di più, quindi proseguiamo su questa strada».
In generale, però, i dati delle vendite sono al ribasso.
«Questo è vero. Dipende molto dall’educazione che si riceve in famiglia. Mia figlia è cresciuta senza playstation, il cellulare lo ha avuto solo dalle medie, ora non è affatto una disadattata e in compenso legge molto. Secondo me, è un valore che impari ad apprezzare in tenera età e che può diventare anche un salvavita. A volte entro in case anche belle, ma totalmente prive di libri e resto incredula. Sono sempre stata abituata ad avere libri intorno a me».
Lei è nipote di Aba Cercato, celebre annunciatrice Rai dei tempi d’oro. È stata una fonte d’ispirazione?
«Diciamo che c’è sempre stata grande differenza d’età e io ho cominciato in radio quando lei già non si vedeva più in tv. Certo, il nome popolare ti aiuta, ma quelle figure fanno parte di un mondo televisivo mitico che non esiste più».
Usa i social?
«Molto poco, sono una boomerissima. Mi dedico un po’ a Instagram, so che dovrei aprire un account su TikTok. Di sicuro hanno cambiato gli scenari e anche la tv dovrebbe adeguarsi aggiornando il suo linguaggio. Ad esempio l’affermazione del­la tv on demand ha sminuito l’importanza delle dirette. L’uni­co problema è che per affermarti in tv o alla radio devi ambire alla perfezione, devi passare necessariamente dalla gavetta. Sui social invece, fai una diretta e aumenti i follower dal nulla. Ma che senso ha?».

Chi è
Nata a Roma il 9 giugno 1971, è conduttrice televisiva e radiofonica. Dal 2021 fa parte della squadra della trasmissione “La vita in diretta” condotta da Alberto Matano, dove ha un ruolo da opinionista. È la nipote dell’annunciatrice Rai degli anni ‘60, Aba Cercato.

Cosa ha fatto
Dal 2001 al 2006 ha partecipato come “inviata nel retropalco” di Sanremo per la Gialappa’s Band nel programma “Rai dire Sanremo”. In seguito ha condotto su Rai 3 l’appuntamento settimanale del talk show nella trasmissione per ragazzi “Trebisonda”. Fino al 2020 ha fatto parte del cast di “Mattino 5”.

Cosa fa
Attualmente è in tour per presentare il suo primo romanzo, “Il destino dell’ortica” edito da Rizzoli. Racconta la storia di cinque donne tenaci come ortiche. Una storia che ha inizio nel 1925 nel cuore del Coppedè, il quartiere più eccentrico di Roma. Ne ha parlato a Fontanafredda, ospite di Fondazione Mirafiore, in una delle consuete passeggiate letterarie.