Si chiama Giulio Rapetti (86 anni), autore e produttore discografico. È conosciuto soprattutto per la fortunata collaborazione con Lucio Battisti.
«Ho mandato un piano alla premier meloni: istituiamo una spa finanziata dall’unione europea per investimenti produttivi nei paesi africani»
Il tema non è inedito, anzi. è stato per anni un cavallo di battaglia di uno schieramento politico con tanto di slogan: «Aiutiamoli a casa loro». Ma se a sostenere lo stesso concetto è un personaggio estraneo agli ambienti politici (anche se qualcuno potrebbe obiettare che non è proprio così, che il personaggio in questione è sempre stato schierato, in realtà), la questione allora può essere rivalutata.
Tutto nasce dall’intervista uscita sulle pagine del Corriere della Sera a Mogol, ovvero Giulio Rapetti, celebre autore delle canzoni di Battisti e non solo. A un certo punto del colloquio si entra concretamente nell’ambito degli schieramenti, anche perché in effetti Mogol è stato recentemente nominato “consigliere” del ministro Sangiuliano, quindi in ambito culturale. Alla domanda «ma allora lei è di destra?», Mogol risponde: «Il fatto che stimi Giorgia Meloni è fuor di dubbio: è ovunque con efficacia straordinaria e dimostra alle altre la forza delle donne. Lotta dalla mattina alla sera per il Paese e crede solo nella competenza».
E allora si entra più nel merito. La domanda successiva riguarda la politica dell’accoglienza, un tema spinoso. Proprio Mogol – fa notare l’intervistatrice – ospita da più di un anno due famiglie ucraine.
La sua risposta: «La decisione di ospitare due sorelle con i figli l’ho presa con mia moglie. Adesso le ha raggiunte un marito. Diamo loro un piccolo stipendio perché ci aiutano. Sui migranti il discorso è un altro: ho spedito un piano alla premier».
Mogol ha quindi spiegato la sua idea. «Sarebbe quella di istituire una società per azioni finanziata dall’Unione Europea per fare investimenti produttivi nei paesi africani. Noi qui viviamo attaccati uno all’altro: lì hanno praterie immense». Ma nel caso ci sarebbe anche il problema delle guerre. Mogol dice che «i profughi possono chiedere ospitalità negli altri paesi africani dove la guerra non c’è. Con i loro prodotti si potrebbero aprire negozi di primizie in Europa».
Insomma, un’idea strutturata che immagina la possibilità di cambiare realmente le sorti di quelle zone del mondo fin qui condannate alla povertà assoluta. Dare a quei territori una reale possibilità di riscatto sarebbe una via praticabile?
Si tratta di una vecchia questione. Certamente si dovrebbe seguire una strada mai tentata fin qui. Rendere le condizioni di vita in Africa migliori di come lo sono state sarebbe il primo gradino di una nuova era. Le tecnologie consentirebbero probabilmente di sfruttare al meglio le risorse del territorio, ovviando a mancanze storiche. Un villaggio tecnologico e moderno dove adesso c’è solo desolazione. Se ci fosse la volontà politica ed economica, potrebbe non essere una semplice utopia. E sarebbe straordinario se fosse proprio l’Europa ad aprire questa nuova via. Risolverebbe il problema dei migranti? Non si sa, ma bisogna agire.