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«Mondovì esempio? Abbiamo valori su cui costruire»

L’assessore Francesca Botto: «Accoglienza e scambio culturale, ora puntiamo su un turismo continuativo»

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Una città in cui vivere, fare cultura, lavorare. Una piccola perla della Granda, equidistante da mari e monti, baciata da un clima gradevole e da una conformazione territoriale che richiama bellezza grazie ai due centri storici (quello alto e quello basso) e ai panorami mozzafiato del Belvedere.
Poi c’è un’altra città, quella vista da fuori. Dal turista o dal visitatore che coglie nella sua visione di insieme un fattore fondamentale che vede nella collettività capace di prendersi cura del bene comune un fattore trainante per tutti i settori. E che Alex Corlazzoli ha raccontato sapientemente nel suo articolo per il blog de Il Fatto Quo­tidiano. Ecco servita Mon­dovì, che il giornalista sogna di portare a modello per tutto il Paese. «Voglio un’italia come Mon­dovì», afferma. E lo fa con cognizione di causa parlando dei tanti musei che la costellano come il Museo della Stampa, quello della Ceramica, del Primo Reggimento Alpini, dei tanti festival, da Illustrada alla musica barocca, al circo, delle manifestazioni che vanno dall’enogastronomia di Peccati di Gola al raduno dei palloni aerostatici dell’Epifania sino alla riscoperta di sport particolarissimi come le Bocce quadre declinate in tornei e iniziative a tuttotondo e promosse dall’omonima associazione. Tante persone coinvolte nella crescita di una città che non lesina in eccellenze e creatività.
Una città, dunque, dalla personalità sfaccettata e fortemente sostenuta da un’amministrazione lungimirante che nel tempo ha restituito alla cittadinanza spazi culturali come il Polo delle Orfane, sta lavorando alla creazione di un percorso archeologico per il Teatro Sociale, ha studiato un’installazione musicale dedicata (con la collaborazione dei Marlene Kuntz) nell’ambito del progetto di valorizzazione “Mondovì sotterranea” nel cunicolo de­nominato “Quinta Armata” (utilizzato durante la seconda guerra mondiale come rifugio antiaereo), che attraversa per circa 120 metri il ventre di Mondovì Piazza. Tanti progetti in itinere, tanti già nella pancia dei cittadini che partecipano alla vita della comunità.
Ne abbiamo parlato con l’assessore alla cultura di Mondovì, Francesca Botto, per capire da dove nasca la creatività di Mondovì, per quale motivo vi si concentrano tanti talenti ed eccellenze. Potrebbero giocare un ruolo anche il fattore storico – si pensi all’indipendenza reclamata dagli abitanti nei confronti del vescovo di Asti nel 1233, all’occupazione napoleonica, al ruolo giocato dalla città durante la Resi­stenza… Oppure al ruolo geografico: la centralità rispetto al mare e alle montagne, l’essere da sempre un luogo di passaggio…
Assessore, c’è tutto questo nell’attitudine creativa di Mondovì?
«Penso che la risposta sia già contenuta nella sua domanda e quindi sì, ritengo che tutti i fattori storici da lei richiamati abbiano creato un contesto capace di far sbocciare e poi coltivare speciali capacità; aggiungo poi il grande ruolo che Mondovì ha avuto quale città degli studi, considerata la grande offerta formativa ed i numerosi collegi e/o convitti anche di stampo religioso. Non da ultimo, confermo che essere un luogo di passaggio, di unione tra montagne e mare ha agevolato lo scambio di consuetudini e ciò si sa, è fonte di indubbio arricchimento».
In città lavorano tante associazioni, fondazioni, realtà che collaborano tra loro e un’Am­ministrazione attenta a fare da regia. Da dove nasce questa capacità di fare rete?
«In città ci sono numerosissime associazioni di stampo culturale, sociale ed assistenziale, sportivo ed altre ancora di matrice più prettamente ludica. I monregalesi per una ragione o per l’altra hanno sempre dimostrato di avere un’innata attitudine a dedicarsi a progetti ritenuti meritevoli o all’altro perché sempre stimolati dal contesto in cui sono vissuti a “fare la propria parte”. Nelle nostre mani una grande responsabilità: quella di agevolare il più possibile le realtà associative mettendo loro a disposizione modelli e “regole” semplici e condivisibili creando anche meccanismi atti a erogare finanziamenti laddove necessario o laddove è importante riconoscere una premialità per il ruolo svolto a favore della collettività».
Secondo lei quali sono i settori ancora da sviluppare o potenziare, anche con iniziative comunali, per rendere la città ancora più appetibile e vivibile? Sta lavorando a qualche progetto specifico?
«I progetti ai quali l’Ammi­nistrazione sta lavorando sono molti, anche complice il tanto citato Pnrr; per quanto mi riguarda intendo concentrami molto sul binomio “turismo-cultura” e quindi creare delle condizioni favorevoli non solo alle visite “mordi e fuggi”, ma anche a più lunghe permanenze sul territorio, offrendo “pacchetti” pensati con le realtà territorialmente vicine, anche evidenziando – come prima si diceva – la posizione strategica di Mondovì».
Ci descrive, in definitiva, la sua “vi­sione” di Mondo­vì?
«Ecco, credo che Mondovì sia proprio questa, una splendida cittadina tanto grande (o tanto piccola) da consentire una vita di benessere e tanto ricca da poter offrire ad ogni visitatore, ma ancora prima ad ogni suo abitante, occasioni di approfondimento culturale, svago e non per ultimo di accoglienza».

A cura di Erika Nicchiosini