Un diploma da grafico pubblicitario, poi la laurea in Fashion Design all’Accademia di Belle Arti di Cuneo e la specializzazione allo Ied di Milano in Fashion Product & Merchandising Manager fino ad arrivare, nel 2022, a fondare Fil Rouje (filrouje.com). E oggi, il suo brand, è arrivato sino in America dove i suoi foulard sono stati selezionati da uno showroom newyorkese che si dedica alla scoperta di giovani talenti. Una carriera in ascesa per la giovane stilista fossanese Jessica Costantino, classe 1992, nata come sempre da un sogno e concretizzata nella realtà.
Jessica, quando ha capito che la sua strada sarebbe stata nella moda? Un “colpo di fulmine” o un amore cresciuto lentamente?
«L’amore per la moda è stato per me un colpo di fulmine fin da bambina, disegnare abiti è sempre stata la mia passione, un modo per esprimere liberamente la mia creatività. Amavo guardare le sfilate di Haute Couture e sognavo, un giorno, di poter vedere i miei abiti su una passerella. Crescendo mi sono allontanata un po’ da questa mia passione dedicandomi alla Grafica ma il mio sogno nel cassetto è rimasto sempre quello. Così è nato Fil Rouje, il perfetto connubio tra i miei due percorsi, la grafica e la moda che, come il filo rosso del destino, nonostante gli avvenimenti, ci riporta costantemente a ciò a cui siamo destinati da sempre».
Ci racconta come nasce il suo brand Fil Rouje?
«Il brand nasce nel 2022 dopo un percorso come Fashion e Textile Designer presso un brand di abbigliamento Prèt à Portèr. Sognavo da tempo di poter esprimere liberamente la mia creatività e di trasmettere il mio concetto di moda, nonostante le difficoltà di emergere in un mercato così complesso. L’e-commerce è stata per me la via più facile per testare il mercato, ho aperto il mio sito web in completa autonomia e ho iniziato così a vendere i primi foulard, imparando a conoscere il mio target e approfondendo la presenza sui social, sempre più fondamentale in questi tempi».
Una curiosità: come mai si è concentrata proprio sulla produzione di foulard?
«Cercavo un prodotto di nicchia che si potesse affermare in un mercato già così saturo come quello dell’abbigliamento, che potesse dare libero sfogo alla mia creatività e che fosse facilmente vendibile online. Il foulard è per me l’accessorio must have nel guardaroba di ogni donna, con la sua iconicità senza tempo e la sua assenza di taglie è perfetto per ogni occasione d’uso e stile di abbigliamento. La sua versatilità è sorprendente: può essere indossato come pareo, accessorio per i capelli e il collo, top o persino trasformato in una borsa. È l’accessorio ideale per aggiungere personalità al proprio stile ogni giorno, permettendo infinite combinazioni e look unici».
Qual è la filosofia alla base del suo lavoro?
«La filosofia guida del marchio è quella di creare foulard senza tempo, di classe ed esclusivi per la donna moderna che non rinuncia a un tocco di eleganza quotidiano. Sono molto attenta al rispetto dell’ambiente e ricerco personalmente i migliori tessuti avvalendomi dei migliori professionisti del settore per creare la miglior qualità desiderata dedicando particolare cura nella scelta del packaging. L’obiettivo del brand è quello di abbracciare ogni tipologia di corpo femminile, grazie alla sua assenza di taglie, il foulard è infatti l’accessorio perfetto per adattarsi ad ogni tipo di corpo ed esaltare la bellezza e l’eleganza di ogni donna».
A quali temi si ispira nel disegnare i suoi capi?
«Per me l’ispirazione è in tutto ciò che ci appare nel mondo, amo circondarmi di bellezza e trovare nei dettagli piccoli spunti di creatività. Mi ispiro molto alla natura e all’arte, ma credo che la prima fonte di creatività stia nella curiosità; essere curiosi ci spinge ad esplorare nuove idee, ad approfondire argomenti e a scoprire nuovi orizzonti, per questo la mia più grande fonte di ispirazione è quella di viaggiare in giro per il mondo per farmi influenzare da usi, costumi e colori di varie culture».
Sui suoi canali social propone anche outfit e tutorial in cui insegna come indossare i capi che disegna. Secondo lei quanto è importante, per un/una giovane stilista, il rapporto diretto con il suo pubblico?
«Penso che al giorno d’oggi il rapporto diretto con il pubblico sia il più grande veicolo di fidelizzazione e di fiducia. Personalmente attraverso i miei canali social, posso connettermi direttamente con le persone che seguono il mio lavoro, creando un legame autentico e significativo. Credo che la presenza sui social per un/una giovane stilista sia fondamentale perché creare interazioni permette di comprendere meglio i gusti dei clienti e le loro preferenze, adattando le creazioni e offrendo un’esperienza personalizzata. Ma il vero valore sta nelle interazioni e nel feedback che si ricevono, che aiutano a migliorare come brand e a offrire sempre di più al target di riferimento».
Da qualche tempo le sue collezioni sono approdate in un atelier newyorkese: un pezzo del territorio alla conquista della “Grande Mela”. Quali emozioni sta vivendo?
«Sono profondamente grata per l’opportunità di vendere i miei prodotti a New York, poiché rappresenta un motivo di grande orgoglio e un’occasione preziosa per far conoscere il mio brand oltre oceano e consolidare la sua presenza sul territorio italiano. Il mercato americano riveste un ruolo sempre più significativo per l’industria italiana del tessile, della moda e degli accessori, offrendo immense opportunità di crescita e successo. Sono entusiasta di poter contribuire a promuovere l’eccellenza del Made in Italy attraverso i miei prodotti e di essere parte integrante di questa dinamica scena internazionale».
Cosa consiglierebbe ai giovani artisti e creativi che vorrebbero tramutare in realtà il loro sogno nel cassetto?
«Consiglio di credere fermamente nei propri sogni e di non farsi influenzare dalle opinioni degli altri. Affrontate le sfide con determinazione, imparate dai fallimenti e trasformate le critiche in opportunità di crescita. Siate audaci nel perseguire i vostri sogni, lavorate sodo e credete nel vostro talento. Con impegno e dedizione, è possibile trasformare il proprio sogno nel cassetto in una realtà concreta».
Articolo a cura di Erika Nicchiosini