La Commissione europea ha adottato un pacchetto di riforme chiamato Green Deal per ridurre le emissioni di gas a effetto serra dell’UE del 55% entro il 2030 rispetto al 1990 su clima, energia, trasporti e fiscalità, con conseguenze su ambiente, cittadini e imprese. Ne parliamo con Gianna Gancia, europarlamentare, nel gruppo Identità e Democrazia, membro delle Commissioni Ambiente, Sanità pubblica e sicurezza alimentare (ENVI) e unica rappresentante italiana in qualità di relatore per la Direttiva sulla qualità dell’aria.
Partiamo dal “Rispristino della Natura”, a pochi giorni dall’approvazione a Strasburgo.
«Premetto che per me la salvaguardia dell’ambiente è una priorità inderogabile e in Commissione Ambiente ho modo di confrontarmi quotidianamente con i lavori che riguardano la qualità della vita in Europa. Il provvedimento è ideologico, sottrae migliaia di ettari di terreno alle imprese, non risolve il problema delle emissioni globali, favorisce i paesi senza regole analoghe e colpisce gli agricoltori e gli allevatori europei, con obiettivi a volte considerati irraggiungibili dagli stessi proponenti. Con il nostro impegno e la nuova maggioranza variabile abbiamo approvato emendamenti che escludono gli ecosistemi agricoli, eliminato l’obiettivo di riduzione del 10% della superficie coltivabile ed escluso l’utilizzo di fondi Pac per il raggiungimento degli obiettivi. Infine, abbiamo introdotto il rispetto del principio di reciprocità per i prodotti importati. Revisioni che confermano la difficoltà e la distanza della maggioranza Ursula in Ue dalle esigenze vere di cittadini e territori. Serve trovare un punto di equilibrio tra natura e sostenibilità».
Conoscere per deliberare…
«Ascoltare i territori, chi lavora, produce, genera valore e legiferare di conseguenza: l’Europa è il luogo ideale per la produzione e il consumo di cibo sicuro, i nostri agricoltori sono i veri custodi della terra, se ne prendono cura e il nostro Piemonte, con le sue eccellenze agroalimentari, è protagonista indiscusso. Nel contesto delle politiche ambientali, come la Direttiva sulle emissioni di gas serra su trasporti, industria, agricoltura e allevamenti, quest’ultimi esclusi grazie all’impegno della Lega per fare un altro esempio, è necessario adottare un approccio equilibrato e pragmatico, considerando alternative valide all’elettrico, come e-fuel, idrogeno e biocarburante.
Fondamentale trovare soluzioni che non penalizzino la nostra agricoltura anche sul fronte della “Direttiva sulla Qualità dell’aria”…
«Per avvicinarsi ai nuovi limiti, la sola Pianura padana dovrebbe sacrificare il 75% dei veicoli e delle attività industriali, la maggioranza della zootecnia ed eliminare i riscaldamenti domestici a biomassa. In Commissione Ambiente, ho proposto un testo più equilibrato. Il voto finale è stato rinviato a settembre. C’è ancora tanto lavoro da fare, ma la direzione è quella giusta».
In gioco c’è la leadership dell’Europa nella transizione ecologica…
«Nessuno vuole rinunciare a rendere l’Europa leader della transizione ecologica globale, ma servono strumenti adeguati e realistici, con investimenti e incentivi all’innovazione, preservando la tenuta dell’economia degli Stati membri, valorizzando le nostre eccellenze e difendendone la competitività rispetto ai paesi che privilegiano il prezzo alla qualità. È una questione anche di immagine dell’Italia, protagonista per un’Europa liberale, sostenibile e concreta».