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La legge 267 va in aula il primo agosto. Rossi e Marello (PD): «Confusione e irresponsabilità altro che semplificazione urbanistica».

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17-09-2019 XI LEGISLATURA - Marello

A marzo 2022 il Consiglio regionale del Piemonte aveva iniziato l’esame dell’articolato della proposta di legge ‘Norme di semplificazione in materia urbanistica ed edilizia’, la cosiddetta “Legge Marin”, dal nome del Consigliere della Lega che l’aveva proposta.

Relatore di minoranza era il Consigliere regionale Maurizio Marello che, già nel corso della discussione generale di febbraio, aveva sottolineato le mancanze evidenti di tale normativa: «Una semplificazione si impone, ma il problema è che in questa legge non troviamo una semplificazione delle procedure”, aveva spiegato. “Troviamo premialità; troviamo deroghe; troviamo regolamentazioni ardite in tema di recupero di sottotetti, ancora di più in tema di seminterrati e interrati. Siamo in presenza di una legislazione modello anni ’60-’70, quando i Piani regolatori o non c’erano o erano di dieci articoli; anni di boom economico importantissimo per il nostro Paese, ma che ha costruito quei disastri ambientali e paesaggistici che abbiamo pagato caramente fino ad oggi».

Il 18 maggio 2022 l’aula di Palazzo Lascaris, grazie all’ennesimo contingentamento dei tempi al quale il centrodestra spesso ha fatto ricorso, ha approvato a maggioranza tale legge che aveva più l’aspetto di una deregolazione delle norme in materia e che rischiava di aprire a speculazioni e ricorsi giudiziari il sistema edilizio piemontese.

Dichiaravano all’epoca i consiglieri del Partito Democratico: «Si sta aprendo a speculazioni che nulla hanno a che fare col recupero edilizio. Molte di queste previsioni presentano profili di contrasto con la normativa nazionale e sanitaria e sono destinate a restare lettera morta o a dare la stura a ricorsi e incertezze giuridiche, l’ultima cosa di cui il mercato ha bisogno».

E’ stato poi il Governo nazionale a fare la sua parte, impugnando la nuova legge edilizia il 28 luglio 2022 davanti alla Corte Costituzionale. Il Consiglio dei Ministri bocciava 29 articoli (metà della legge) perché, recitava il comunicato di Palazzo Chigi, “in contrasto con la normativa statale in materia di governo del territorio, beni culturali, paesaggio, tutela dell’ambiente, della concorrenza, della salute” e perché viola una serie di articoli della Costituzione, “nonché i principi di leale collaborazione, ragionevolezza e buon andamento dell’amministrazione”.
Da allora è passato un anno senza che la maggioranza scegliesse di adeguarsi ai rilievi del Governo, lasciando Comuni, operatori del settore, imprese e cittadini nell’incertezza legislativa e bloccando di fatto gli interventi di rigenerazione urbana ed edilizia.
Ieri la Commissione competente ha licenziato il testo della legge 267 che andrà in Aula martedì prossimo.
Dopo tutto questo tempo si apportano solo in parte le correzioni e le abrogazioni chieste dal Governo: infatti la destra ha deciso di mantenere sette articoli che avrebbero dovuto essere cancellati sottoponendosi al Giudizio della Corte Costituzionale nei prossimi mesi.

«Il caos continua» – dichiarano i consiglieri del PD Domenico Rossi e Maurizio Marello. «Dopo un anno di incertezza si disconosce il lavoro di mediazione fatto con il governo presentando emendamenti non concordati e, ancora una volta, prevale la posizione del Consigliere della Lega sulla proposta di Giunta. Nell’intento di difendere norme assolutamente pericolose per il Piemonte, la Giunta “sfida nuovamente il Governo” protraendo una situazione di incertezza normativa che dura da oltre un anno. Altro che semplificazione legislativa. Presenteremo emendamenti in Aula martedì prossimo e continueremo a batterci contro quello che è un vero e proprio scempio per un settore strategico per le nostre città ed i nostri territori».
«Di fronte all’impugnativa del Governo avrebbero solo dovuto abrogare la legge Marin e portare avanti finalmente il disegno di legge del l’assessorato, che giace nei cassetti, e di cui il Piemonte ha tanto bisogno. Ma anche su questo Cirio tace per non turbare gli equilibri della sua maggioranza politica», concludono i Consiglieri.