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Testa a testa con la Francia per la leadership mondiale

Sorpasso dei cugini francesi nei volumi prodotti ma successo Oltralpe per i vini italiani con +18,5% export

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La produzione di vino quest’anno è stimata a livello nazionale intorno ai 43,9 milioni di ettolitri, in calo del 12% rispetto al 2022, con il risultato che per la prima volta dopo anni il nostro Paese potrebbe non essere più il maggiore produttore mondiale di vino, superato in quantità dalla Francia che dovrebbe produrre 45 milioni secondo l’ultimo bollettino del Ministero dell’Agricoltura francese dell’8 settembre scorso. È quanto evidenzia Coldiretti Cuneo in occasione della divulgazione delle stime a metà vendemmia di Assoenologi, ISMEA e UIV.

La partita, tuttavia, è ancora aperta con la vendemmia che prosegue sulle nostre colline, senza contare che la sfida con i cugini francesi – sottolinea Coldiretti Cuneo – è soprattutto sulla valorizzazione della produzione che nella Granda si attende di alta qualità per quasi 100 tipologie di vini, 18 denominazioni DOC e DOCG e 100 milioni di bottiglie prodotte.

Il processo di qualificazione del vino Made in Italy è confermato dal successo dell’export anche in Francia dove si bevono sempre più bottiglie italiane con un balzo del +18,5% in valore delle esportazioni nazionali di vino Oltralpe nei primi cinque mesi del 2023, secondo le elaborazioni Coldiretti su dati ISTAT.

Ma sul futuro del vino Made in Italy pesano le incognite legate alle politiche adottate dall’Unione europea – spiega Coldiretti – a partire dalla scelta della Commissione di dare il via libera all’introduzione di etichette allarmistiche sul vino decisa dall’Irlanda. In più il nostro vino deve affrontare anche altri attacchi, dalla decisione dell’UE di autorizzare nell’ambito delle pratiche enologiche l’eliminazione totale o parziale dell’alcol anche nei vini a denominazione di origine alla pratica dello zuccheraggio, fino al vino senza uva con l’autorizzazione alla produzione e commercializzazioni di vini ottenuti dalla fermentazione di frutti diversi dall’uva come lamponi e ribes molto diffusi nei Paesi dell’Est.

“Le ultime derive della normativa comunitaria – commenta il Presidente di Coldiretti Cuneo, Enrico Nada – mettono a rischio uno dei comparti più iconici del Made in Italy a tavola con un impatto devastante sull’economia e sul turismo delle nostre colline. Parliamo di una filiera cruciale per la produzione e l’export del nostro agroalimentare, un settore che ha scelto da tempo la strada della qualità”.

“Il vino rappresenta un patrimonio del Made in Italy anche dal punto di vista occupazionale che va difeso dai tentativi di colpevolizzarlo sulla base di un approccio ideologico che non tiene contro di una storia millenaria che ha contribuito a far grande il nostro agroalimentare” conclude il Direttore di Coldiretti Cuneo, Fabiano Porcu.

BaNNER
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