«Con lui le Langhe si sono aperte a tutto il mondo»

Presentato il libro che omaggia uno dei patriarchi della gastronomia albese: Roberto Ponzio

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«L’idea di mandare i tartufi nel mondo è stata qualcosa di incredibile. Perché così il tartufo d’Alba è diventato un mito, un fenomeno. E di questo dobbiamo ringraziare i patriarchi dell’enogastronomia, come Roberto Ponzio». Con queste pa­role il giornalista Gian Mario Ricciardi ha aperto la presentazione del libro dedicato al “re del tartufo”: “Roberto Ponzio. Co­me il Tar­tufo d’Alba conquistò il mon­do”, scritto da Franco Man­zone. Una presentazione organizzata in una data non casuale: sabato 9 settembre, ovvero il giorno del centesimo anniversario della nascita di Ponzio (scomparso poi nel 2008). «Viviamo di simboli – ha esordito Ricciardi nella sala conferenze dell’Asso­cia­zione Commer­cian­ti Albesi – e quello che è si è creato attorno al tartufo è proprio un simbolo, scaturito da una storia di fatica, sudore e certamente gioie ma anche difficoltà. Roberto Pon­zio, con la sua bottega, ha aperto ad Alba una finestra sul mondo». Il Commendatore è stato poi ricordato con il video realizzato dal­l’Assessorato comunale per Alba Città Creativa Unesco e dalla Fondazione Radici per omaggiare i patriarchi dell’enogastronomia cittadina. E così ecco emergere in modo chiaro e netto i tratti distintivi di Roberto Ponzio: un uomo molto legato al territorio, capace di comprendere le enormi potenzialità nascoste in un prodotto come il tartufo e, quindi, di valorizzarlo, mettendo al centro la qualità; ma an­che un uomo dalla visione estremamente anticipatrice, non solo nell’ambito del “marketing” di prodotto ma anche per quanto riguarda la salvaguardia dell’ambiente. Non a caso, e lo ha rimarcato il sindaco di Alba Carlo Bo nel suo intervento, «Ponzio coniò l’espressione “no alberi, no tartufo”». «Dietro a tutto quello che siamo oggi ci sono il duro lavoro e la tenacia di persone illuminate e visionarie come lui che hanno trasformato il tartufo in un sogno – ha aggiunto il primo cittadino -, comprendendone però anche l’estrema fragilità. Dunque, sono ampiamente meritati i riconoscimenti che ha ottenuto. E oggi lo immagino in cielo assieme a sua moglie Maria Piazzo». Albese, Ponzio, ma prima di tutto langhetto e, a ben guardare, neivese. Sì, perché la storia del commerciante di tartufi aperto al mondo è iniziata proprio a Neive, come evidenziato dal sindaco del paese langarolo, Annalisa Ghella, la quale ha ricordato l’alluvione del 1948, che costrinse Ponzio a trasferire l’attività ad Alba. «Ma nonostante ciò – ha spiegato – ogni mercoledì era qui con i suoi tartufi». Ha aggiunto emozioni al ricordo del commendatore Ponzio anche il presidente della Regione, Al­berto Cirio, che si è detto «onorato» per aver potuto contribuire con un suo scritto alla realizzazione del libro. «Spero che quando mio figlio sarà grande – ha detto Cirio – possa avere nei miei confronti lo stesso sentimento positivo che ora l’avvocato Ro­berto Ponzio, con la sua famiglia, ha nei confronti del papà». «Se oggi Alba è famosa nel mondo è davvero merito di chi, con grande visione, ha iniziato tutto questo», ha osservato il Governatore-. «L’ho toccato con mano in un recente viaggio a New York: conoscevano meglio Alba rispetto a Torino». «E quell’attenzione per la sostenibilità è davvero incredibile, perché l’aveva nel periodo del cemento, in cui la cosa più importante era costruire. Così abbiamo potuto difendere le nostre colline e il tartufo, che resta inimitabile e unico anche perché, lo ribadisco, non si può coltivare. Il Commenda­to­re, in sostanza, è stato la no­stra prima Dop: Denomina­zione di Origine… Ponzio». Tartufo, e tanto altro. Perché, come ha rimarcato il direttore dell’Aca Fabrizio Pace – portando i saluti del presidente Giuliano Viglio­ne e ricordando le belle parole che usò Giancarlo Drocco per descrivere Ponzio nel libro di Giulio Parusso – «il Commendatore gio­cò un ruolo fondamentale anche per l’apertura domenicale delle attività. Lui e la moglie vendevano prelibatezze e i turisti a cui venderle erano in zona soprattutto la domenica. Quindi pensò che bisognava cambiare qualcosa. Un primo sondaggio, però, bocciò l’idea, ma non si arrese e fu premiato perché nel 1962 la Regione riconobbe Alba come città turistica, dando la possibilità ai suoi esercenti di tenere aperto la domenica».
Stringato ma efficace l’intervento dell’autore del libro, Franco Manzone, il quale ha di fatto tratteggiato ciò che l’opera fa emergere: la vitalità che c’era nel­le persone come Ponzio, «un’energia di cui ci sarebbe tanto bisogno pure oggi». E sulla vitalità delle persone si è soffermato anche il presidente del­l’Ente Turismo Langhe Mon­fer­rato Roero Mariano Ra­bino: «Do­po tanti anni di forte successo, vedo che molti comprendono la necessità di analizzare la situazione al fine di conservarla al meglio – ha detto -. E in questa grande riflessione diventa strategico fare riferimento a persone visionarie come Ponzio».
Lo spirito di Ponzio ha guidato anche l’artista Ugo Nespolo nella creazione della copertina. «Per­so­ne come Pon­zio hanno saputo andare oltre le barriere dei luoghi comuni, proprio come cercano di fare gli artisti», ha affermato.
A chiudere l’appuntamento è stato il figlio di Roberto Ponzio, altro Roberto, conosciutissimo avvocato: «Oggi, 9 settembre, mio padre compie cento anni. Ne parlo all’indicativo presente perché per noi è sempre qui e ci ispira. Come ha detto il Sindaco, anche io lo immagino assieme a mia madre, in cielo». E dal cielo osserva certamente i suoi tartufi, e pure la città: «Ha sempre ritenuto il Comune la “casa di tut­ti”», ha aggiunto l’avvocato Ro­berto Ponzio, ringraziando chi, negli anni, a partire dalle Am­ministrazioni Comunali, ha reso omaggio al padre; il grazie è andato poi ai tanti presenti e a tutti quelli che hanno contribuito alla realizzazione del libro, Anna Marchesi in primis, direttrice del museo dedicato al commendator Ponzio. «Tutto questo affetto per mio padre – ha concluso l’avvocato albese – fa splendere forte il sole».