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L’opinione di Filippo Mannino

«In questi anni abbiamo dato lezioni di umanità accogliendo tutti, ma ora siamo stanchi. Lo stato e l’europa devono metterci la faccia»

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IL FATTO
A Lampedusa la situazione è più drammatica che mai: quasi diecimila migranti sono approdati sull’isola dopo gli ultimi sbarchi, ma dall’UE non arrivano ancora risposte concrete

Una folla di migranti, addirittura 7mila persone, un numero superiore a quello degli stessi abitanti di Lampedusa. Persone ammassate una sull’altra, arrivate sull’isola dopo la solita drammatica traversata in mare. L’immagine è forte, anzi scioccante, sul finire dell’estate italiana. La tragedia umanitaria balza agli occhi (per l’ennesima volta), non solo al cuore, anche se poi ci sono tutte le questioni politiche, amministrative, logistiche e contingenti. Ad esempio la chiusura delle frontiere di Francia e Germania che, a fronte di presunte inadempienze italiane, hanno pensato bene di mettere le mani avanti con la tempesta che imperversa lontano da casa loro. Ma intanto quella massa di persone è approdata e rimane lì, sul suolo italiano, in fuga dagli orrori e alla ricerca di un futuro. Con la vita sospesa. Con la gente di Lampedusa che prepara tavolate per sfamare chi è allo stremo, con i turisti sullo sfondo, con le cariche di alleggerimento per contenere la disperazione.
Non si può far finta di nulla, ma non solo: si deve trovare una soluzione a un problema che da anni è tanto evidente quanto inevaso.
Nel pieno dell’emergenza, nei giorni scorsi, Filippo Mannino, sindaco di Lampedusa, aveva aperto il megafono: «Nelle ultime 48 ore sono arrivate circa 7mila persone. Lampedusa in tutti questi anni ha dato lezioni di umanità all’Europa e al mondo intero, da sempre accoglie tutti e tende la mano a chi è in difficoltà, ma ora siamo davvero stanchi e provati». E ancora, più nel dettaglio: «Siamo arrivati a un punto di non ritorno, perché il ruolo svolto da questo piccolo scoglio in mezzo al mar Mediterraneo da tanti anni è stato messo in crisi dalla drammaticità di questo fenomeno. E oggi ci troviamo tutti di fronte all’ineluttabilità della storia, che prescinde dalle logiche politiche e che richiede un cambio di passo, come è stato auspicato dal presidente Sergio Mattarella».
Parole semplici e chiare, eppure fino a oggi inascoltate dall’Europa. Che nel frattempo avrebbe dovuto predisporre piani d’intervento, portare contributi concreti, disegnare una via d’uscita. E invece, nulla di tutto questo. Logico quindi che Mannino si rivolga non solo al governo Meloni ma anche all’Unione Europea: «Lo Stato e l’Europa devono metterci la faccia: servono operazioni di soccorso in tutto il Mediterraneo e trasferimenti immediati, veloci e continui. Noi siamo arrabbiati perché dicevamo già da gennaio che la situazione si sarebbe aggravata nel corso dei mesi, soprattutto nel periodo estivo. Non possiamo andare oltre. Lo spirito dell’isola deve essere rafforzato dalla presenza del governo sul territorio ed è necessario un consiglio dei ministri che prenda decisioni immediate, magari proprio a Lampedusa, come è avvenuto a Cutro». Il tempo è scaduto da un po’.