Il suono della sveglia ruba sogni e riposo, non c’è tempo nemmeno per un abbraccio ancora al cuscino: sono appena le 4.30 del mattino, ma Gioia e Nicole non hanno alternative, impossibile dormire un attimo in più se vogliono arrivare a scuola in tempo. Fuori è buio, quando, assonnate, le ragazzine, rispettivamente 15 e 13 anni, abbandonano le coperte: il tempo di prepararsi e far colazione, poi afferrano lo zainetto e via in auto fino alla stazione dei pullman dove prendono il primo dei due mezzi necessari per raggiungere l’istituto. Tre ore di viaggio, attese e coincidenze per coprire appena 36 km, tutti in provincia di Verona. Già, il paradosso è questo. Tra Monteforte d’Alpone, dove abitano, e Legnago, dove studiano, la distanza è in fondo minuscola, solo che dalla stazione più vicina, San Bonifacio, che si trova a tre chilometri, la corriera parte alle 6,10 ed è l’ultimo orario utile per salire in tempo sul secondo pullman che da Cologna Veneta, seconda stazione, parte alle 6.50 per Legnago. L’arrivo è previsto attorno alle 7.30 e un quarto d’ora dopo suona la campanella. Il problema è che tra una tratta e l’altra non ci sono orari sufficientemente sicuri per evitare l’alzataccia, se non a rischio di perdere i mezzi.
«Il sacrificio c’è – osserva Gioia -, però ne vale la pena: lo facciamo per il nostro futuro, siamo convinte che tanta fatica sarà ripagata». «Alzarsi a quell’ora è dura – fa eco Nicole, sua compagna fin dalle medie -. E pensare che fino allo scorso anno, con la scuola davanti a casa, potevo alzarmi alle 7. Anche i professori si sono stupiti quando l’hanno saputo. E pure tornare a casa è complicato: certi giorni arriviamo alle 15.30 e dobbiamo metterci a fare i compiti, non resta quasi più tempo per fare altro». Sacrifici, naturalmente, condivisi con le famiglie: per accompagnarle a San Bonifacio, s’alternano i genitori, obbligati a loro volta a organizzarsi con i propri orari di lavoro e con gli altri figli – Gioia ha 4 sorelle – la cui sveglia per la scuola potrebbe suonare ben più tardi.
Il sogno delle due amiche è lavorare nel mondo della fotografia, indirizzo cinematografico: l’istituto Isiss Minghetti (servizi culturali e dello spettacolo) è una tappa per realizzarlo e per questo è più facile accettare la stanchezza, certo rimane lo sconcerto su come di questi tempi possano crearsi difficoltà logistiche simili per un diritto semplice e prezioso come lo studio. «È una guerra continua per tutti i comuni della nostra valle e ogni volta le criticità vengono fuori quando inizia la scuola – dice il sindaco di Monforte -. Il servizio è garantito agli studenti che decidono di frequentare un istituto a Lonigo, San Bonifacio o Verona, ma se si opta per un comune della Bassa diventa più complicato raggiungerlo. Anche quest’anno poi alcuni studenti della nostra vallata non hanno potuto accedere alla navetta perché è stata raggiunta la capienza massima. Abbiamo chiesto ad Atv di trovare una soluzione e l’azienda si è dimostrata ben disposta. Nel frattempo però chi è rimasto tagliato fuori si è organizzato con il treno o con le regolari corse, alzandosi prima la mattina». Uno spiraglio per due ragazzine volenterose, ribelli alla generazione degli sdraiati.
I sogni interrotti
Gioia e Nicole, ragazzine venete, sono obbligate a svegliarsi alle 4.30 per raggiungere la scuola. La sveglia suona quand’è buio ma il sogno più grande resiste: lavorare, domani, nel mondo dello spettacolo