Verdone racconta la “Vita da Carlo” giorno per giorno

La seconda stagione della serie televisiva da Amazon a Paramount: «Episodi vissuti davvero»

0
1

La prima stagione era stata accolta come sempre con entusiasmo dai fan di Carlo Verdone. La seconda rappresenta un evento inevitabile. Ecco quindi che “Vita da Carlo 2” debutta su Paramount + (dopo la produzione Amazon Prime) con l’obiettivo di andare più in profondità: «In questa seconda stagione c’è molto di me – ha detto Verdone intervistato da Radio Deejay – e anche se qualcosa è romanzato, sono tanti i dettagli che fanno parte della mia vita. Non volevo fare questa seconda serie dopo il successo della prima, ma ci siamo messi d’impegno per realizzare qualcosa di ancora più bello e credo che ci siamo riusciti».
Il panorama è cambiato tanto anche nel mondo del cinema e Verdone ammette che solo cinque anni fa non si sarebbe mai immaginato di scrivere serie per le piattaforme in streaming. Ma in questi ultimi anni l’accelerazione è stata evidente. Sul piano pratico l’attore e regista, interprete della romanità ma in generale della miseria e grandezza dell’animo uma­no, ha seguito ritmi serrati per realizzare il suo lavoro: Sveglia alle 5.30 e ritorno a casa dopo le 19: «Mezz’ora per cenare, mezz’ora per imparare la parte del giorno dopo, venti minuti per una sigaretta. Ti metti a letto e preghi di poter dormire, perché se non dormi sei un uomo finito».
Verdone continua a scherzare sulle aspirazioni di ogni regista e il riscontro della cruda realtà: «In questa seconda stagione cerco di fare cinema d’autore», spiega. Aggiungendo il suo dialogo tipo con il produttore tipo: «“Senti, sei una bella persona, ma in questo racconto succede qualcosa?” e io rispondo “No, non succede nulla, è una storia platonica e piena di tenerezza”. La reazione: “Con la tenerezza oggi non si mangia. Dob­biamo mettere un giovane che faccia il tuo ruolo alla tua età». Così è venuto fuori il nome di Sangiovanni, suggerito dalla figlia.
La realtà entra nella finzione. La serie racconta anche un episodio che Verdone ha vissuto in prima persona: «Un amore impossibile, quasi platonico tra me e questa ragazza di 25 anni. Io all’epoca ne avevo 23. Alla fine si è ridotto a poche settimane. Un giorno un mio compagno dell’università mi chiese di accompagnarlo in una casa chiusa, gli dissi “Ti accompagno e basta, non faccio niente”. Nel frattempo che aspetto faccio amicizia con quest’altra donna, una prostituta, che mentre il mio amico e un’altra prostituta sono in stanza, rimane in cucina ad aspettare. Era una ragazza bella, senza un filo di trucco. Aveva una vita drammatica dietro. Ci siamo presi così. Ricordo bene i nostri giri a Roma sulla mia lambretta. Lei abitava fuori città e non l’aveva mai vista, quindi il sabato la andavo a prendere e facevamo le vacanze romane. Poi non ho saputo più niente di lei. Ov­viamente Maria F. è un nome inventato, ma quello che racconto mi è successo davvero».
C’è spazio per tanti episodi di vita vissuta. Come quella volta che «uno con un motorino davanti a me in viale Marconi tampona una macchina e va a terra. Si rompe la caviglia, forse anche il perone, urlava dal dolore. Tutti chiamano l’ambulanza. Lui da terra mi vede e dice “Carlo Carlo, aspetta aspetta, per mio fratello, facciamo un video”. Poi riprende a gridare dal dolore. Arrivano quelli dell’ambulanza, anche loro vogliono fare la stessa cosa: selfie, video. E l’infortunato era ancora a terra».
È già prevista anche una terza stagione di “Vita da Carlo”: «Ho scritto soggetto e sceneggiatura e anche il soggetto della quarta che chiuderà per sempre “Vita da Carlo”. Poi tornerò al cinema». A proposito, com’è la situazione? «Speria­mo che si riprenda. In realtà bei film ci sono. Quando fai il paragone con film internazionali come “Oppenheimer” e “Barbie” si perde un po’. Bi­sognerebbe capire se sia arrivato il momento di cambiare lo stile, lo sguardo, un po’ tutto, non è facile».