A Pollenzo venerdì scorso la consegna del Premio Economia del Futuro è stata l’occasione, prima della cerimonia, per un dibattito che ha fotografato l’attualità tra economia, politica e mercato. Il riconoscimento è stato consegnato da Barbara D’Andrea, dg del Polo del Gusto, all’imprenditrice agricola Ilaria Campisi che a Caulonia, provincia di Reggio Calabria, «ha trasformato – come si legge nella motivazione – i suoi agrumeti in giardini botanici preservando e selezionando agrumi antichi e rari. Il suo progetto “Arance in Viaggio” raggiunge ogni anno migliaia di consumatori in Italia e in Europa, diffondendo quanto la biodiversità possa avere un valore e salvaguardando le produzioni storiche con un particolare pregio varietale, paesaggistico, storico ed ambientale. Ha per anni lottato per salvare dall’estinzione la cultivar autoctona dell’arancio Biondo di Caulonia fondando una comunità di salvaguardia». Il fotografo milanese Maurizio Galimberti ha consegnato a Ilaria Campisi una sua composizione.
Come detto, in precedenza, sul palco erano saliti l’imprenditore triestino Riccardo Illy (presidente del Polo del Gusto), l’ex ministro Elsa Fornero (docente all’Università di Torino), Carlo Petrini (fondatore di Slow Food e dell’Università di scienze gastronomiche) e il moderatore Alessandro Rossi, direttore di Forbes Italia e L’Espresso che IDEA aveva intervistato nelle scorse settimane.
Petrini è entrato subito nel cuore del problema: «Siamo in una nuova fase, quella della transizione ecologica che arriva dopo la rivoluzione industriale durata tre secoli e che ha permesso di raggiungere livelli di benessere inimmaginabili. L’umanità si è demograficamente moltiplicata: eravamo 600 milioni, oggi siamo 8 miliardi con proiezioni a 10. Ma questo in periodo di economia capitalistica, diventata una religione dalla quale non possiamo uscire, si pensava che le risorse fossero infinite. Oggi si è arrivati alla consapevolezza che non è così, quindi si deve cambiare. Ma l’ultima sfida, quella climatica, in parte è già persa». Un concetto ribadito anche in seguito.
Elsa Fornero è tornata all’estate del 2011, quando le «nubi si addensavano sul nostro paese e si assisteva a uno sfilacciamento politico, economico e soprattutto finanziario dopo che la crisi del 2008 era diventata recessione a livello mondiale. La banca centrale europea il 5 agosto scrisse una lettera al governo italiano: ci prendiamo i vostri titoli, però voi dovete procedere con le riforme. Lo stato si impegnò ma ci fu debolezza politica, nessun complotto. Io non avrei mai pensato di fare il ministro. C’era poca allegria il giorno del giuramento, Monti mi disse: devi occuparti della riforma delle pensioni. Gli chiesi: quanto tempo ho? Due settimane, massimo venti giorni. Volevamo mostrare i muscoli e dare l’impressione di sapere dove andare. Furono anche commessi errori, ma era una situazione d’emergenza e c’era il rischio di uscita dall’euro per l’Italia e forse anche dalla stessa Unione europea. Oggi la situazione è diversa, anche se il debito pubblico c’è sempre e nel frattempo sono arrivate altre crisi. L’Europa ha imparato a mutualizzare il rischio finanziario e ha capito che le misure restrittive non sono sempre appropriate. Le nubi rimangono, ma una legge di bilancio seria potrà farle allontanare».
Ad affrontare l’evidente gravità della realtà attuale è stato Riccardo Illy: «Un periodo di crisi che si accavallano, mentre sullo sfondo c’è il Covid che non è sparito, ma tenuto a bada. Le due guerre aperte in Ucraina e a Gaza non sembrano destinate a risolversi a breve e se dovesse esserci una quarta crisi sarebbe tutto ancora più difficile. Il vero nemico è l’inflazione, che le due guerre alimentano attraverso il problema dell’energia. Ora il rischio di ripartire nel 2024 con ulteriori aumenti per le materie prime sarebbe letale. Ma lo dico anche per esorcizzare. Osservo il paradosso italiano dove, da un lato subiamo l’inevitabile aumento dei tassi d’interesse per raffreddare l’economia, con un piede freniamo e con l’altro acceleriamo ad esempio per effetto degli incentivi per la ristrutturazione, non ancora finiti. Mi hanno detto che accade solo in Italia: i fondi europei qui sono incentrati sulle infrastrutture. Ma ad occuparsene sono le stesse imprese che devono gestire le materie prime. Una contraddizione da cui si deve uscire».
Petrini allora è stato netto: «Ho la sensazione che la situazione ambientale nel complesso stia andando dritta verso il baratro. Se è vero ciò che la scienza dice, dobbiamo disegnare un futuro tragico? Guardate cosa è accaduto in Emilia Romagna. Ma qualcuno presta attenzione al grido delle nuove generazioni? Non sono un economista, ma il pil ad esempio non contempla il lavoro delle donne, il pil è nato per misurare il potenziale di un paese per fare la guerra. Allora è in linea con la produzione di armi degli ultimi due anni… Ma questo cambio di concepire l’economia arriva o non arriva?». Illy ha concluso aprendo una prospettiva di speranza: «Le risposte sono due: tecnologia e mercato, in questo senso abbiamo gli strumenti per affrontare il futuro».
«Crisi, le risposte sono due: mercato e tecnologie»
La visione di Riccardo Illy a Pollenzo per il “Premio Economia del Futuro” consegnato a Ilaria Campisi