In questi giorni il Parlamento europeo discute delle modifiche alle cosiddette Direttive Breakfast, relative alla regolamentazione di alcuni prodotti per la colazione. Scopriamo le principali novità della normativa oggetto di revisione, con Gianna Gancia, eurodeputata piemontese e membro della Commissione Ambiente, Sanità Pubblica e Sicurezza Alimentare (ENVI), relatrice della nuova Direttiva.
Che cos’è la Direttiva Breakfast e perché è importante la sua revisione?
«La direttiva stabilisce regole comuni sulla composizione, la denominazione commerciale, l’etichettatura e la presentazione di alcuni prodotti alimentari, quali miele, confetture, succhi di frutta e latte disidratato. La sua revisione è cruciale per garantire la trasparenza sull’origine dei prodotti, con un’attenzione particolare al miele».
Perché ritiene che l’attuale normativa sull’etichettatura del miele non sia sufficiente per la tutela dei consumatori?
«L’Europa è il secondo produttore mondiale di miele, ma è anche un importatore netto di miele proveniente da paesi terzi.
La normativa sull’etichettatura del miele in Europa presenta carenze significative perché non richiede la specifica indicazione del paese d’origine sull’etichetta, limitandosi a diciture generiche come miscela di mieli originari o non originari dell’UE. Questa mancanza di precisione può confondere i consumatori e favorire l’acquisto di prodotti meno tracciabili e di qualità inferiore da parte di importatori che non rispettano gli standard europei. Tale situazione mette a rischio la salute dei cittadini, danneggia i produttori locali e crea una competizione sleale per i paesi come l’Italia, nota per una normativa più rigorosa sulla sicurezza alimentare e l’indicazione dell’origine dei prodotti».
Gli emendamenti come possono migliorare la nuova direttiva proposta dalla Commissione europea?
«Le mie proposte sono il risultato di un dialogo costruttivo con associazioni e imprese di settore, con l’intento di migliorare la direttiva in linea con gli obiettivi del Green Deal in aggiunta della Strategia Farm to Fork. Se il consumatore acquista prodotti locali fa bene all’economia, ma anche all’ambiente. Indicare i paesi di origine sulle confezioni in ordine decrescente in base alle quantità del peso del miele nella confezione, vuol dire più trasparenza per chi acquista».
Qual è l’opinione degli apicoltori, ad esempio, riguardo alla Direttiva?
«Le aziende, soprattutto quelle più piccole, sono preoccupate per la concorrenza sleale di paesi come la Cina, che non sono soggetti agli stessi standard rigorosi in termini di tracciabilità, sostenibilità ambientale, etica imprenditoriale e diritti dei lavoratori. Estendere l’obbligo di indicare l’origine del miele in tutta l’Unione Europea vuol dire proteggere i produttori locali e garantire una competizione equa rispetto a chi usa la leva del prezzo, per entrare sulle nostre tavole. La revisione deve anche contrastare la commercializzazione di miele, non a norma o adulterato ed etichettato come prodotto nell’Ue. Ma c’è di più».
Ci spieghi meglio.
«Questi emendamenti riflettono l’importanza della cultura agroalimentare, con l’Italia e il Piemonte che svolgono un ruolo di primo piano a livello mondiale, di cui sono orgogliosa. Il consumo di prodotti alimentari del territorio favorisce una dieta sana, equilibrata e controllata. L’obiettivo è garantire scelte alimentari consapevoli, tutelare il lavoro e gli investimenti delle imprese, valorizzando e sostenendo ciò che rende l’Italia un’eccellenza nel mondo».