Migliorarsi è un obiettivo, un’ambizione che è sinonimo anche di sogno e aspirazione, desideri sani e legittimi, avvalorati, quando si tratta di Sisea del Gruppo Egea (strada comunale della Maniga 21/23; Sommariva Bosco; tel. 0172- 560134; www.siseasrl.com), azienda che opera a livello nazionale nell’ambito dei servizi ambientali, dallo stimolo verso la crescita nei numeri e nella qualità dei servizi offerti.
«Un percorso», sottolineano Roberto Cagnazzo e Pier Carlo La Corte, rispettivamente amministratore delegato e direttore commerciale di Sisea, «che ci ha permesso di raggiungere, la certificazione della nostra Carbon Footprint. Sostenibilità, radicalizzazione del territorio e visione internazionale sono tre aspetti fondanti per la nostra realtà che opera ormai da anni in conformità agli standard di eccellenza ambientale (ISO 14001 e Regolamento Emas). E oggi che esiste questo nuovo strumento per misurare e comunicare la propria sostenibilità siamo ancor più competitivi, perchè verificati con un criterio riconosciuto a livello internazionale».
Qual è per un’azienda come Sisea il valore di misurare la propria impronta di carbonio?
«Diciamo che è importantissimo, in quanto rappresenta la quantità di emissioni di gas a effetto serra generate nell’intero ciclo di vita di un prodotto o servizio. Il Protocollo di Kyoto è stato il primo accordo internazionale finalizzato alla riduzione dei GHG per contrastare il cambiamento climatico. Si tratta di gas che, in base al Global Warming Potential, contribuiscono complessivamente al riscaldamento climatico globale. La riduzione delle emissioni di carbonio determina un miglioramento dell’efficienza energetica e delle risorse, quindi anche un risparmio economico. Insomma, questa attività che ci ha richiesto un forte impegno e risorse, è stata seguita passo passo da Nausicaa, realtà che supporta le aziende che credono nella “Sostenibilità d’Impresa”, più specificatamente grazie all’impegno della titolare Giorgia Busso e della sua collaboratrice Sabrina Accolla. All’interno del nostro Gruppo hanno seguito le fasi operative del progetto, con scrupolosa attenzione, Massimo Bertolotti e Lorenzo Ardito».
Ed allora signori Bertolotti e Ardito quali sono i vantaggi legati al conseguimento della certificazione Carbon footprint?
«Questo processo ci è servito per identificare le fasi del ciclo di vita del prodotto che maggiormente contribuisce all’impronta di carbonio e programmare interventi di carbon reduction. La nostra società, cogliendo l’attuale sfida della conversione ad un’economia sempre più sostenibile e circolare, dal 2022 ha intrapreso questo percorso secondo lo standard ISO 14064. La cosiddetta “impronta di carbonio”, stima le Ton di Co2 Equivalenti correlate ad un’organizzazione, in determinate condizioni di operatività ed in un determinato periodo e quindi permette di determinare gli impatti ambientali che le attività hanno sul climate change, l’emergenza ambientale più critica degli ultimi anni. La carbon footprint rappresenta per noi un parametro di grande importanza ed utilità in quanto ci ha permesso di valutare e quantificare gli impatti emissivi in materia di cambiamenti climatici nell’ambito delle politiche di settore e ci ha anche aiutato a monitorare l’efficienza ambientale ed energetica delle nostre strutture, migliorare la gestione e la comunicazione aziendale nonché avvicinare i consumatori, sempre più attenti alle tematiche green, al rispetto dell’ambiente».
Rappresenta insomma, e a pieno titolo, la valorizzazione di una sensibilità che mette al primo posto l’ambiente…
«Esatto», ribadiscono Cagnazzo e La Corte. «Il mercato, oggi più che mai richiede e premia servizi con una ridotta impronta ambientale. E questo riconoscimento di eccellenza è fondamentale per una società come la nostra che gestisce rifiuti».
Ottenere questa certificazione è stato un lavoro che ha richiesto quali paesaggi?
«Il progetto è stato condotto per fasi che hanno dettagliato la raccolta dati, riferita all’anno 2022, per la carbon footprint di organizzazione secondo la ISO 14064», ribadiscono Bertolotti e Ardito. «Il computo è stato effettuato attraverso un inventario delle emissioni dirette (impianti, installazioni…) ed indirette (consumo di energia importata, trasporti, utilizzo di materie, produzione di rifiuti e scarti, altre sorgenti…). Ne è risultato un impatto espresso in Co2 equivalente, ottenuto attraverso calcoli di conversione che utilizzano fattori di emissione riconosciuti a livello internazionale. Occorre inoltre ribadire che, per un’azienda come la nostra che opera nei settori trasporti/rifiuti, la registrazione dei movimenti su un software gestionale ha assicurato un elevato grado di reperibilità dei dati per tutta la sfera della movimentazione rifiuti. La valutazione e la comparazione di prodotti/servizi/organizzazioni basata sul calcolo della Carbon Footprint non può limitarsi asetticamente al freddo confronto “numerico” del dato di Co2, ma deve essere soppesata con un’analisi del contesto a tutto tondo».
La certificazione è un passo in avanti, e per il futuro?
«La sostenibilità va misurata e comunicata. Noi abbiamo capito che oggi è il momento di lasciare la propria impronta per un futuro! E Sisea è preparata ad affrontare il mercato con nuove sfide, nuovi investimenti».