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«Picasso a Verduno Ci siamo anche noi»

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«Tedesca di na­scita, non­­no francese, da trent’anni vivo e lavoro in Italia. Espe­rienze lavorative nel marketing internazionale e comunicazione di una grande azienda di cosmesi e poi nell’ufficio stampa di un leader internazionale del settore auto». Si tratta di un estratto preso dal sito ufficiale di Bettina Nagel. L’abbiamo contattata telefonicamente per Rivista IDEA, con l’obiettivo di dialogare sulla sua espressione artistica e sulla sua connessione con il territorio. Voce pacata, cordiale, ma molto appassionata di quanto fatto, di quanto sta facendo e degli obiettivi da raggiungere.
Ci racconta le origini del collettivo artistico roerino “De­sperate Housewives”?
«Nasce nel 2008, per trasmettere l’amore per l’arte e per il colore ad un gruppo di amiche. La nostra insegnante Carla Romano, una volta raggiunta la pensione, ha deciso di mettere su questo nostro collettivo. Ogni anno viene realizzata una mostra dove, tra le molte opere esposte, è installata anche una copia comune. Tra queste, anche la celebre “Guernica” di Pablo Picasso. Abbiamo realizzato mostre a Neive, Cherasco, Carmagnola, Sanfrè, Somma­r­iva Bosco. Io faccio parte del gruppo dall’ottobre del 2016. Riprendendo il nome del collettivo, qualche anno fa c’è stato il passaggio in associazione culturale no profit. A Sommariva Bosco, ogni anno, organizziamo un rinfresco e un momento associativo di festa».
Interessante la copia della “Guernica” di Picasso.
«L’abbiamo realizzata noi questa riproduzione, in 21 pannelli, è grande 2/3 dell’originale (che si trova a Madrid, ndr). La copia è stata recentemente installata all’ ospe­dale Michele e Pietro Fer­­rero di Verduno, ed è di bell’impatto. Inizialmente c’era l’idea di sistemarla a Cherasco, ma le sue dimensioni richiedevano uno spazio davvero importante. Due delle nostre pittrici sono dottoresse e una di loro è amica della Fondazione Ospedale Alba-Bra Onlus. Da lì l’idea della donazione al nosocomio di Verduno. Un’opera attualissima, capace di coinvolgere e di far riflettere».
Lei da 30 anni vive in Italia. Come si trova?
«Ho vissuto dieci mesi a To­rino, poi ho scoperto le zone delle Langhe e del Roero e sono davvero felice di vivere a Cherasco. Per tanti anni ho avuto un negozio ed ho creato un forte legame con le persone e che ha così contribuito a farmi conoscere sul territorio. Un negozio che ho utilizzato come punto di riferimento. Precedentemente, avevo lavorato per General Motors».
Langhe e Roero le hanno dato un impulso creativo incredibile. O sbaglio?
«Non sbaglia affatto! Queste zone mi hanno abbracciata fin dal primo momento, già da quando abitavo a Torino. Io sono tedesca e lo sarò per sempre, ma vedo che sono riuscita nell’intento di mescolare le culture, di mescolare tutte le esperienze di vita che ho fatto. Riesco a tirare fuori un mix di esperienze e cultura tra Italia e Germania, un mix che si può definire europeo. Io ad esempio, adesso, creo borse e le vendo ad un negozio in Toscana. Ho sempre avuto gli occhi aperti a 360 gradi, con tantissima, tantissima passione. Bisogna prendere quel che di buono c’è nel Paese di provenienza, e poi si deve essere aperti a recepire gli input del posto in cui si approda, in cui si va a vivere».