A Saluzzo ritorna l’Uvernada, un lungo fine settimana che è rito di passaggio verso la stagione invernale e nel quale festa e condivisione si svolgono nel nome della musica e di una cultura, quella occitana, che ha saputo tener viva una tradizione antica nel presente anche grazie ai Lou Dalfin che durante l’evento porteranno al pubblico il loro nuovo album.
L’Uvernada è anche il culmine di Occit’amo Festival, la rassegna itinerante che porta le sonorità popolari nelle valli delle Terre del Monviso. Da giugno a settembre, il festival ha guardato oltre i confini di un territorio per abbracciare le sonorità delle isole, ha saputo raccontare le genti occitane in oltre 50 appuntamenti tra musica, parole e laboratori: Uvernada è l’approdo di questo viaggio, nell’incontro di persone e strumenti musicali, danzatori e liutai in un unico grande palcoscenico. La rassegna si svolge tra le vie e le piazze dove si consuma la vita e le bancarelle di un mercato storico, sui sagrati delle chiese, oltre i cancelli di una ex caserma divenuta Quartiere: «la nostra musica è popolare e come tale deve stare nel mondo – è solito sottolineare Sergio Berardo, Direttore Artistico della manifestazione –. Entra negli spazi del quotidiano, li contamina e si lascia contaminare».
Diversi sono i grandi temi intorno ai quali si muove l’edizione 2023: l’artigianato, la liuteria e la coltelleria, protagonisti di una mostra mercato delle Valli occitane e delle Terre del Monviso; la lingua occitana, al centro di un ciclo di conferenze e incontri su letteratura e arte in lingua; il viaggio nella storia della Valle Vermenagna, attraverso i visi di musici e cantastorie occitani; la musica e la danza che travalica le montagne, porte aperte e luoghi di scambio tra le genti che abitano le nostre terre, terre di passaggio ed incontro.
Venerdì 27 ottobre dalle ore 18 presso Il Quartiere – Ex Caserma Musso (Piazza Montebello 1) si inaugura la mostra I SONAIRES DE CARLET, 100 DIPINTI dei suonatori della Val Vermenagna.
Sabato 28 ottobre sono previsti eventi per tutta la giornata. Si inizia alle ore 10.30 presso il mercato cittadino con il passa-charriera, momento di incontro itinerante con giovani musicisti delle vallate alpine che suoneranno galobet e fifre provenzale, organetti, ghironde, cornamuse, fisarmonica e percussioni. Dal pomeriggio si apre lo spazio dell’Ala di Ferro, Piazza Cavour, cuore di Uvernada 2023. Stage di danze occitane con Daniela Mandrile sin dal pomeriggio per imparare le danze che si ascolteranno a sera, borreias e correntas. Alle 21, sul palco, Cedric Bachellerie con il BAL D’Auvergne e i Sonadors.
Domenica 29 ottobre l’Ala di Ferro (piazza Cavour) ospiterà dalle ore 10 e per tutta la giornata una mostra mercato di liuteria, coltelleria e artigianato delle Valli occitane e delle Terre del Monviso, con numerosi espositori e incontri con gli artigiani a cura di Aldo Papa, che da anni collabora con Uvernada arricchendola di aspetti legati alla coltelleria e all’artigianato delle vallate. In contemporanea, si tiene Lo Caire, l’angolo della cultura occitana a cura di Espaci Occitan: Rosella Pellerino, direttore scientifico dell’associazione presenta un confronto su storia, coltelleria e artigianato. Sin dal mattino Saluzzo sarà poi invasa dalle sonorità occitane con un passacharriera per le vie pedonali e del centro storico. Dalle ore 15, sempre sotto all’Ala di Ferro di piazza Cavour di nuovo spazio alla musica e al ballo prima con Madaski che remixerà le nuove canzoni dei Lou Dalfin, a seguire a salire sul palco saranno loro, la formazione guidata da oltre 40 anni da Sergio Berardo, i Lou Dalfin per il loro grande concerto.
Novel Disc Nel nostro nuovo disco – scrive Sergio Berardo, leader dei Lou Dalfin e Direttore Artistico di Occit’Amo festival & Uvernada – ulteriore capitolo di una vicenda che continua da ormai più di 40 anni, abbiamo riunito 14 brani (13 inediti più una nuova versione di “Se Chanta”) che permettono a chi ascolta di intraprendere un viaggio attraverso i temi, i racconti, le atmosfere e le sonorità che hanno caratterizzato, sia pure alla luce di una continua evoluzione, la nostra “rota”, vale a dire il nostro cammino. Siamo partiti, all’inizio del percorso, come semplici suonatori che si ricollegavano alle proprie radici per riprodurre gli antichi canti e le danze tradizionali e, un po’ per volta, su questa “rota”, senza quasi rendercene conto abbiamo visto cambiare completamente la nostra musica, diventare la danza-canzone che tutti ormai conoscono, nelle valli e non solo.
“La Meison” (titolo del disco) è la casa in cui ci ritroviamo a raccontare davanti al fuoco acceso, gli incontri, le glorie, le delusioni, le avventure, i sogni, le gioie e le amarezze di tanti viaggi, di tante piazze. I suonatori di viola tornano a casa, e portano con loro una “cabassa” di ricordi per accendere la fantasia di figli e (ahimè) dei nipoti, tra tante storie che non puoi trovare on line, ma solamente nella magia sempre più rara dell’incontro con un amico. E Lou Dalfin ti parlerà del mare soltanto immaginato, sognato da chi vive sotto le montagne, del pastore ubriacone, “santon” sempre allegro di un presepio provenzale dove il muschio e la corteccia fanno da scenografia a una bonaria fairytale of Caralh. Ti racconterà dei manhins, demoni antichi che vorrebbero dipingere la terra di nero, degli avvoltoi intenti a portare via la morte e gli idioti su per i cieli della Valle Stura. È il nostro mondo, di festa e di pensiero, in cui riescono a stare insieme i fuochi di San Giovanni con le loro scintille che ricadono sui ballerini felici e i pensieri di un viandante coerente sotto la casa natale del martire anarchico Bartolomeo Vanzetti. E poi il cane nero di Churchill, il kitsch di una luminaria e una pro loco in cielo, una musica intagliata con il Vernantin e suonata per chi abbiamo amato, il silenzio dei funghi nei boschi, una giostra che suona nel giardino del palazzo dei Papi di Avinhon, gli interrogativi sulla conoscenza da parte di un suonatore di strada. Il tutto sostenuto dai nostri strumenti: ghironde, fisarmoniche, cornamuse, flauti, plettri che dialogano con il basso, la chitarra, la batteria e un po’ di elettronica del presente. È la prossima tappa della nostra storia.
E l’Uvernada ci sembra veramente la situazione giusta per presentarla. L’Uvernada come una grande Maison in cui l’Occitania si incontra e si racconta.