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«Bambini, guardate: in quel murale ci sono i supereroi»

Pietro Di Stefano ha realizzato il ritratto di Falcone e Borsellino alla “Calleri” di Mondovì

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Un appello alla legalità, grazie ai due personaggi simbolo della lot­ta alla mafia. «La paura è umana: combattetela con il coraggio». E poi i nomi di Gio­vanni Falcone e Paolo Bor­sellino, e tutti coloro che hanno perso la vita al loro fianco negli attentati: Fran­cesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Mon­tinaro, uccisi a Capaci, e Ago­stino Catalano, Walter Eddie Co­sina, Emanuela Loi, Clau­dio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli, uccisi a Capaci e in via D’Amelio. Sono i nomi che ora risultano impressi sul muro frontale della scuola Primaria “Calleri” di Mon­dovì Alti­piano dove sabato 21 ottobre, è stato svelato il grande murale dedicato ai due magistrati ammazzati dalla mafia nel 1992. Ci sono i volti dei due giudici come nella foto più iconica, l’immagine scattata dal fotoreporter Tony Gentile che li ritrae, sorridenti, a Palermo poche settimane prima del primo attentato.
Tony Gentile è un fotografo nato a Palermo nel 1964 e membro dell’agenzia di stampa Reuters. All’età di ventott’anni, scatta la fotografia più importante della sua carriera: il ritratto in bianco e nero di Giovanni Falcone che si avvicina sorridente a Paolo Bor­sellino per sussurrargli qualcosa all’orecchio. Un’im­ma­gine sincera, rappresentativa di un rapporto di amicizia e di complicità, destinata a trasformarsi in un’icona suo malgrado quando, nei mesi successivi, i due magistrati perdono la vita assassinati dalla mafia. «Il giorno in cui ho realizzato quello scatto – ha raccontato Gentile – non avrei certo potuto prevedere il percorso che l’immagine avrebbe fatto, la vita che avrebbe avuto, anche indipendentemente da me. Mi trovavo a un convegno al quale erano presenti i due giudici come relatori, dovevo coprire l’evento su commissione di un giornale locale. A un certo punto Falcone si avvicina a Borsellino, i due si dicono qualcosa e poi scoppiano in una risata fragorosa che richiama l’attenzione de­gli astanti. È una frazione di secondo, salto davanti a loro e colgo l’attimo. È solo dopo la strage di Capaci del 23 maggio che recupero lo scatto e lo invio a vari giornali che prontamente l’archiviano in un cassetto e dopo quella di via D’Amelio del 19 luglio, la foto è pubblicata sulle prime pagine di tanti quotidiani italiani. Da quel giorno, sarà stampata sulle magliette, appesa ai muri, conosciuta da tutti».
Da questa immagine infatti so­no nate molte rappresentazioni in ricordo dei due magistrati. Come anche questo mu­rale di Mondovì che è stato realizzato “a tempo di record” da Pietro Di Stefano, titolare dell’azienda “LucArti­giano” di Mondovì, con Mas­similiano Porreca, Omar Pe­drini, Pietro Di Paolo, Marco Bla­sioli, Da­vide Gonella, Mar­­co Di Ste­fano, Carmelo Me­litos Iapi­cone ed Elio Trupia. Negli ultimi anni questo team di decoratori ha già realizzato altri grandi murales dedicati ai due magistrati uccisi dalla mafia: uno nelle Marche, a Colli del Tronto, e uno in Sicilia, a Porto Em­pedocle (dove hanno anche dipinto una parete dedicata a Rosario Livatino, il giovane magistrato ammazzato ad Agrigento). Di Stefano è originario della provincia di Agri­gento, è arrivato a Mondovì quarant’anni fa. «Mi ero ar­ruolato nella Guardia di Fi­nanza – racconta – poi mi sono congedato e ho continuato la tradizione di famiglia». Già il suo bisnonno era decoratore: «Al suo paese e non solo era famoso per le decorazioni in oro». Con la sua associazione no profit Di Stefano ha realizzato grandi progetti, tra gli altri: «A Porto Empedocle, vicino Agrigento, abbiamo fat­to costruire un campo da calcio nell’oratorio – racconta – e sempre con i proventi dei nostri lavori di street art in giro per l’Italia abbiamo mandato contributi agli ospedali dove si curano tumori infantili». L’inaugurazione dell’opera nel paese che ormai è diventato il suo non la scorderà mai: «Una grandissima emozione per me – racconta Di Stefano – aver potuto realizzare questo lavoro nella mia città». Rivol­gendosi alle bambine e ai bambini della scuola, ha detto: «Spero che ogni volta che passerete qua davanti alzerete lo sguardo a osservare i volti di questi due uomini come guardereste il disegno di due supereroi, perché è esattamente questo che sono stati: due supereroi».
Presente il sindaco Luca Ro­baldo, la dirigente scolastica Vilma Peirone e il vice questore di Cuneo Daniele Man­ganaro, che rivolgendosi agli alunni ha detto: «Stare dalla parte della legalità è una scelta che si fa fin da quando siamo bambini. Fin da quando andiamo a scuola. Per questo la mafia teme più la scuola che la magistratura».