La Paramount aveva pensato a un film, Amazon ha realizzato una serie tv in onda dal 13 ottobre: si chiama “Everybody loves diamonds”, dicono sia la risposta italiana alla “Casa di Carta” e racconta il clamoroso furto commesso nella notte di San Valentino 2003 al World Diamond Center di Anversa, in Belgio, da una banda capace di aggirare un sistema di sicurezza avveniristico e portare via pietre preziose per duecento milioni di dollari. Un colpo geniale, studiato da un uomo palermitano trapiantato in Piemonte, Leonardo Notarbartolo, oggi tranquillo settantunenne ma sempre inseguito dalla fama di Lupin italiano o bandito del secolo, interpretato da Kim Rossi Stuart, già protagonista di “Romanzo criminale”.
Notarbartolo, con tre complici, riuscì a penetrare in un caveau ritenuto impenetrabile, svuotando 123 cassette su 160, eludendo rivelatori di calore a raggi infrarossi, aprendo un lucchetto con 100 milioni di combinazioni possibili, beffando una sorveglianza armata congiunta affidata a forze dell’ordine, guardie private e servizi segreti. Ancora oggi le indagini non hanno chiarito come sia potuto accadere e alcuni “trucchi” rasentano la leggenda. «Ognuno aveva la sua mansione – il racconto di Notarbartolo -: io dovevo occuparmi dei sistemi di antifurto. Usai una lacca per coprire il sensore che coglie calore e movimenti, uno scudo isolante per ricreare un tunnel protetto dagli infrarossi e un altro sistema per neutralizzare il campo magnetico. Parliamo di più di mille giorni di programmazione, un vero lavoro: quando pensavamo di essere vicini alla soluzione, qualcosa cambiava. Diverse volte abbiamo pensato di lasciar perdere, sembrava davvero impossibile, invece alla fine ci siamo riusciti. “Il mostro” sapeva fare tutto, mentre “Il genio” era un autentico hacker. Del quarto non voglio nemmeno dire il soprannome, mentre io ero “L’artista”. Rispettammo i tempi, nonostante qualche problema, e prima di fuggire in auto, uscendo dai box sotterranei, come ultima beffa sostituimmo le cassette del sistema video con un paio di film porno».
A tradire la banda, dopo tante criminali genialità, una leggerezza durante il rientro: un sacchetto buttato in una piazzola dell’autostrada con dentro una busta del “Diamond Center, Anversa” e la fattura per un sistema di sorveglianza intestata proprio a Notarbartolo che, all’epoca gioielliere, per studiare bene i servizi di sicurezza aveva noleggiato un ufficio della struttura: «Ci dividemmo, una parte verso l’Olanda, l’altra in Italia. Nel sacchetto c’erano resti di cibo e da lì furono tratti i nostri profili genetici. Così, pochi giorni dopo, fummo arrestati. Ho scontato 6 anni di carcere prima di essere rilasciato, nel marzo del 2009, per buona condotta».
Notarbartolo ha seguito le riprese a Torino, trova la serie un po’ romanzata ma carina, giura di non sapere nulla dei diamanti, di non aver avuto notizie dopo l’arresto durante il quale non ha mai tradito i complici. Oggi vive e lavora a Giaveno, si rivede in tv tra riflessioni e sorrisi amari. Non ci piace trasformare in eroe chi delinque, ma la storia, sinceramente, colpisce e trame simili, assicurano gli addetti ai lavori, funzionano. «E comunque – chiarisce lui – nessuno si è fatto male». Raccomandando a volte, prima delle interviste, di ricordare che fu furto e non rapina.
Il Lupin italiano
Leonardo Notarbartolo è un tranquillo 71enne, ma nel suo passato c’è il furto del secolo: un colpo da 200 milioni di dollari ora serie tv con kim rossi stuart