Qual è la reale dimensione del problema vene varicose al momento attuale in Italia ed in genere in Europa?
«La presenza delle varici sviluppate degli arti inferiori in Italia varia dal 10% al 33% nelle donne e dal 10% al 20% nei maschi adulti».
Quali sono i fattori di rischio per le varici degli arti inferiori?
«Sicuramente la trasmissibilità ereditaria, la gravidanza, l’ortostatismo, il sovrappeso, la stipsi, l’ipertensione ed il fumo di sigaretta».
Qual è la percentuale di trasmissibilità ereditaria?
«Con fattori ereditari trasmissibili, la trasmissibilità varia dal 44% al 65%, mentre in assenza di fattori ereditari trasmissibili varia dal 27% al 53%.
Bisogna precisare che la malattia varicosa colpisce prevalentemente il sesso femminile fino alla 5ͣ – 6ͣ decade, mentre successivamente non si notano significative differenze tra i due sessi».
Quanto incide la gravidanza sull’insorgenza delle varici degli arti inferiori?
«Molto: dal 10% al 63% in donne con figli e dal 4% al 26% in donne che non hanno mai avuto gravidanze».
Quali sono i sintomi principali delle varici degli arti inferiori?
«In linea generale i pazienti accusano pesantezza, dolore, edema e prurito. Visivamente compaiono ectasie e dilatazioni venose, tipo gavoccioli sugli arti inferiori, fino a varici sviluppate. Tutto ciò si complica poi con la comparsa di lesioni della cute fino alle tromboflebiti, trombosi, ulcere e sanguinamenti, anche molto importanti».
Come viene eseguita la diagnosi delle varici degli arti inferiori?
«La prima diagnosi è ovviamente di natura clinica: un corretto esame obiettivo vascolare mette già in evidenza l’esistenza ed il grado di severità della malattia, definito poi in base alla classificazione mondiale CEAP, con gradi da 1 a 6. Per ciò che riguarda la diagnostica strumentale, l’Eco-color-doppler è l’esame diagnostico Gold Standard, in grado innanzitutto di escludere trombosi venose, ma soprattutto in grado di identificare le fonti di reflusso che determinano le varici ed i parametri emodinamici, come il diametro della vena varicosa e lo stato di funzionamento delle valvole, in particolare la valvola preterminale e terminale safenica, la valvola femorale e la valvola iliaca. Saranno questi parametri a determinare le varie opzioni terapeutiche».
Quali sono dunque i razionali del trattamento delle varici degli arti inferiori?
«Sono essenzialmente due: il primo è la soppressione del reflusso patologico ed il secondo è la bonifica (per quanto possibile) delle lesioni trofiche cutanee che si instaurano, in particolare le ulcere varicose».
Quali sono gli obiettivi terapeutici per la cura delle varici degli arti inferiori?
«Se vi è una fonte di reflusso importante, il trattamento invasivo, sia Chirurgico Aperto Tradizionale Mini-invasivo, sia Termoablativo Endoluminale con Laser o con Radiofrequenza, sia Obliterativo Chimico Ecoscleroterapico con Schiuma o con Colla, deve sempre essere proposto».
Quali sono le possibilità terapeutiche per curare le varici degli arti inferiori?
«Le risposte terapeutiche variano in base alle presentazioni anatomiche ed ai parametri emodinamici: per varici di grosso calibro con aneurismi venosi inguinali o di cavo popliteo e con valvola terminale completamente incontinente, si dovrà molto spesso utilizzare ancora la Chirurgia Aperta Tradizionale, rivista in forma Mini-Invasiva, cioè Crossectomia e Mini Stripping Venoso per le safene, e Flebectomie per asportare le vene collaterali. Per varici con diametri al di sotto del centimetro e valvole ancora continenti la prima scelta può essere, “secondo le più recenti Linee Guida Internazionali”, l’Ecosclerosi con Schiuma, metodo molto efficace, completamente Ambulatoriale, quasi indolore, con ripresa immediata del lavoro, e semplice calza elastica o uso di Colla Biologica per obliterare le varici, addirittura senza compressioni o calze elastiche».
Quando si utilizzano le procedure Laser e Radiofrequenza?
«Si utilizzano in casi selezionati: bisogna però sapere che tali procedure necessitano di Sala Operatoria con Anestesia e Sedazione e sono comunque metodiche non prive di rischi trombotici, percentualmente maggiori, rispetto alla Chirurgia Tradizionale Mini-invasiva, all’Ecosclerosi con Schiuma ed all’obliterazione con Colla Biologica, e sono talora di non agevole esecuzione e fattibilità».
Le tecniche Laser e Radiofrequenza hanno dei limiti?
«Certamente sì, perché in presenza di situazioni anatomiche particolari non possono garantire la sicurezza, la durabilità e cura delle complicanze».
Tutti questi trattamenti sono definitivi?
«Nessun intervento, sia di tipo Chirurgico tradizionale, sia di tipo Termoablativo, sia di tipo Chimico Scleroterapico o con Colla si può considerare definitivo, cioè per sempre: infatti bisogna avere la consapevolezza che la malattia venosa è una malattia complessa, nella quale il problema base stà nella debolezza del tessuto venoso congenito, determinato da mancanza genetica quasi sempre ereditaria di elastina e di altre mutazioni genetiche, e ciò fa sì che nel tempo si possano aprire altri reflussi venosi dal circolo venoso profondo, che danno luogo ad apertura di nuove varici, che, se prese in tempo, saranno di facile trattamento Ambulatoriale Scleroterapico, evitando così le complicanze trombotiche ed ulcerose».
Quali sono le complicanze più gravi della malattia?
«Sicuramente le trombosi venose profonde, con possibilità di embolia polmonare, le tromboflebiti superficiali e le lesioni trofiche, come chiazze cutanee nere sulla pelle, sempre irreversibili, ed infine le ulcere, sempre di difficile guarigione».
Quali sono i risultati di tutte le te-cniche?
«Tutte le tecniche hanno una percentuale di occlusione delle varici del 90% a 1 anno per poi scendere nel tempo».
Come si deve allora comportare il paziente di fronte alla comparsa di una varice?
«Il paziente sicuramente deve farsi visitare al più presto da uno specialista in chirurgia vascolare ed eseguire un eco-color-doppler molto accurato».