Dopo l’anteprima nell’ottocentesco Teatro Alfieri di Castelnuovo di Garfagnana (LU) e al Teatro Lux di Palermo e dopo le “tappe” a Palazzo Lucerna di Rorà nel centro storico di Bene Vagienna (CN), alla Cascina Caccia (confiscata alla ‘ndrangheta e tornata a nuova vita) a San Sebastiano Po (TO), all’Anfiteatro di Sutri (vt) e al Teatro Erba di Torino per il 25°Festival di cultura classica, il nuovo spettacolo GRANDI PROCESSI DELL’ANTICHITA’ è ospite al Teatro Fratelli Vacchetti a Carrù (CN) in UNICA DATA domenica 5 novembre alle 15.30.
Protagonisti di questo viaggio nelle arringhe di Cicerone, il più geniale avvocato di tutti i tempi, i Beniamini della Compagnia Torino Spettacoli: Elia Tedesco, Stefano Fiorillo, Barbara Cinquatti e Luca Simeone.
Il mitico Piero Nuti, è andato tra le stelle all’inizio di quest’anno. Fino all’ultimo ha recitato, preparato i giovani e ideato progetti che il gruppo di lavoro Torino Spettacoli sta portando avanti con impegno e desiderio di onorare la sua memoria. Primo fra tutti è questo appassionato medley di prosa, appunto Grandi Processi dell’antichità. La nuova produzione vuole omaggiare il grande artista da sempre in prima linea nel proporre un teatro “nutriente per la consapevolezza degli individui e prezioso per l’autoanalisi di un’intera comunità”. Grandi Processi nasce dalla sua idea di “raccontare” 50 anni dedicati a mettere in scena “lo spettacolo della giustizia” ovvero le orazioni giudiziarie ciceroniane.
La struttura drammaturgica dello spettacolo GRANDI PROCESSI DELL’ANTICHITA’, curata da Elia Tedesco, al fianco di Piero Nuti sulla scena in questi anni nei lavori ciceroniani, e da Gian Mesturino, offre una carrellata e fa rivivere i passaggi più appassionanti degli adattamenti firmati dal maestro: Processo a un seduttore (Pro Caelio), Processo per corruzione (In Verrem), Il coraggio fa 90! (Pro Milone) e Processo a un cittadino (Pro Archia Poeta).
A seguire, la scheda dettagliata dei Grandi Processi dell’antichità.
Prezzi biglietti: posto unico € 10
Acquisto biglietti direttamente al sito www.torinospettacoli.it
Acquisto in loco il giorno stesso dalle ore 14.30
Informazioni: tel. 320.9050142 – 011.6615447 – info@torinospettacoli.it
CON PREGHIERA DI PUBBLICAZIONE/DIFFUSIONE
Per interviste: Ufficio Stampa Torino Spettacoli – 011.6618404 – info@torinospettacoli.it
LA COMPAGNIA TORINO SPETTACOLI,
L’IMPEGNO NEI CLASSICI ANTICHI E I GRANDI PROCESSI
La Compagnia Torino Spettacoli, che si avvale della direzione artistica di Irene Mesturino, è una realtà di primo piano nel panorama nazionale con specializzazione trentennale nei Classici antichi, restituiti allo spettatore di oggi. L’idea di proporre i grandi processi e le grandi orazioni dell’antichità nacque all’inizio degli anni ’50, a Genova, grazie al felice incontro tra il Professor Francesco Della Corte e un gruppo di universitari amanti del teatro, tra cui Vito Molinari e Piero Nuti che li presentarono con enorme successo nelle Università e nei teatri d’Italia. I fatti raccontati in questi processi sono antichissimi ma lo spirito in essi contenuto e le parole con le quali sono comunicati toccano direttamente la sensibilità contemporanea.
La struttura drammaturgica dello spettacolo GRANDI PROCESSI DELL’ANTICHITA’, curata da Elia Tedesco, al fianco di Piero Nuti sulla scena in questi anni nei lavori ciceroniani, e da Gian Mesturino, offre una carrellata e fa rivivere i passaggi più appassionanti degli adattamenti firmati dal maestro: Processo a un seduttore (Pro Caelio), Processo per corruzione (In Verrem), Il coraggio fa 90! (Pro Milone) e Processo a un cittadino (Pro Archia Poeta).
In Processo a un seduttore Cicerone difende Marco Celio Rufo, suo allievo ed amico, da una serie di pesanti accuse e, insieme alla trattazione più tecnicamente giuridica del fatto, utilizza molto lo strumento comico, con larghissimo uso dell’ironia, insieme al ridicolo nei fatti (exordium per insinuationem, le prosopopee, il racconto dei servi e della pisside) e nei detti (doppi sensi, giochi di parole, richiami e allusioni di versi tragici e comici, gaffes, lapsus imbarazzanti). Dal testo, oltre all’approccio cognitivo con una delle più interessanti orazioni giudiziarie e tutte le implicazioni di natura storica, politica, giuridica e retorica che comporta, emerge un quadro attendibile delle relazioni sociali a Roma durante la metà del I sec. a. C.
Processo per corruzione a poco più di vent’anni dalla morte di Craxi ne richiama la figura, ricordando un sistema politico tramontato agli inizi degli anni ’90 con Mani pulite. La riflessione sulla corruzione guarda al mondo antico, addirittura alla Roma repubblicana. Al processo che vide Verre, governatore della Sicilia qualche millennio fa, corrotto e corruttore, ladro di opere d’arte e il primo a creare editti “ad personam”.
L’avvocato dell’accusa era appunto Marco Tullio Cicerone: le orazioni da lui scritte erano state così efficaci che Verre aveva preferito lasciare Roma prima della fine del processo, perché aveva capito che sarebbe stato sicuramente condannato. Fu nelle Verrine che per la prima volta Cicerone utilizzò la celebre esclamazione: o tempora, o mores!, divenuta proverbiale per rimpiangere le virtù passate e deplorare la corruzione imperversante nella propria epoca.
“Un giorno la paura bussò alla porta. Il coraggio andò ad aprire e non trovò nessuno”: ecco Il coraggio fa 90 ! (Pro Milone) in cui si arriva a dimostrare l’impossibilità del… reale! Nel foro presidiato dalle truppe schierate da Pompeo, Cicerone dovette subire un’inusitata presenza delle armi e le urla intimidatorie dei Clodiani e non potè pronunciare la sua orazione. La sentenza di condanna con cui si chiuse il processo indusse Milone a rifugiarsi in esilio a Marsiglia.
In Processo a un cittadino l’attenzione è rivolta al concetto di cittadinanza, mobile e capace di evolversi in relazione al periodo storico, al territorio, alle civiltà e alle istituzioni: si adatta per rispondere ai fenomeni politici, sociali, culturali ed economici. Variano i contenuti stessi della cittadinanza, in termini di diritti e doveri dei cittadini, e variano i criteri per l’acquisizione della cittadinanza. Dal mondo antico alla cittadinanza globale, le suggestioni sono molte. Correva l’anno 62 a.C. quando Cicerone assunse la difesa di Archia che era stato attaccato in realtà per interessi politici per colpire indirettamente Licinio Lucullo, uomo di spicco e nemico di Pompeo Magno. Il processo fu intentato in seguito all’approvazione della Lex Papia, con la quale si espellevano gli stranieri da Roma e si cercò di far ricadere Archia all’interno di questa categoria affermando che non era in possesso della cittadinanza. Cicerone, discepolo di Archia, durante la sua arringa presenta come ovvio il diritto di cittadinanza e evidenzia i grandi meriti del poeta, atti a valergli la cittadinanza anche nel caso non la possedesse.