L’Onu e la Superpoliziotta

L’italiana Andriani ambasciatrice Interpol presso le Nazioni Unite: investigatrice straordinaria e donna più forte dei pregiudizi

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Ambasciatrice dell’Interpol alla rappresentanza permanente presso le Nazioni Unite. Un incarico prestigioso assegnato a una donna italiana, Roraima Ana Andriani, nata in Venezuela, Paese di mamma, e cresciuta in Puglia, a Giovinazzo, dove ha radici la famiglia del padre e dove, girando il mondo, resta il cuore: «Nessun luogo -spiega – può sostituire quello della memoria e degli affetti».
La superpoliziotta corona così una straordinaria carriera che l’ha portata dalla Questura di Bari, dove gestì gli sbarchi della prima ondata migratoria albanese, all’Onu, toccando, tra incarichi e missioni, ben più di cento Nazioni: 195 fanno parte della Polizia internazionale fondata su principi di pace, stabilità e sviluppo, perché, come lei stessa ricorda «Non può esserci sviluppo senza sicurezza né sicurezza senza sviluppo». Parole rilasciate in un’ intervista al Corriere della Sera da cui traspare la passione che fa vivere con serenità e gioia un mestiere duro, la vocazione forte, l’intreccio tra inclinazioni e compiti, convinzioni intime e progetti senza confini: «Credo nei valori di solidarietà e dialogo fra culture e sistemi diversi. Valori che, più che mai oggi, sono quelli di riferimento delle Nazioni Unite e dell’Interpol. È fondamentale cooperare per superare tensioni e instabilità geopolitiche che sono da sempre un’opportunità per criminali e terroristi. L’Interpol, proprio per la sua apoliticità e neutralità, può fornire un valido contributo».
La dottoressa Andriani ha scelto la Polizia di Stato dopo gli studi a Bari – diploma al liceo linguistico europeo, laurea in Giurisprudenza – e una borsa di studio a Bruxelles, rivelando subito straordinarie doti investigative che l’hanno portata a diventare, nella storia dell’Interpol, la prima donna Capo di Gabinetto presso il segretariato generale di Lione. Tra le sue grandi operazioni, la cattura di un pedofilo canadese ricercato da 186 polizie. Ha lavorato, tra l’altro, a L’Aia presso l’Agenzia dell’Unione Europea per la cooperazione di Polizia ed è stata responsabile per il rafforzamento degli Uffici nazionali Interpol dei 195 Paesi membri, per il coordinamento delle strategie regionali e gestione degli uffici regionali in Africa (Nairobi, Harare, Yaoundé, Abidjan), Asia (Bangkok) e America latina (San Salvador, Buenos Aires), oltre a essersi occupata di rafforzare alleanze strategiche e accordi di cooperazione con partner regionali: un curriculum che le ha fatto meritare le credenziali di Rappresentante Permanente dell’Organizzazione Internazionale di Polizia Criminale, ricevute per mano del Segretario Generale dell’Onu Antonio Guterres e specchio della grande esperienza in materia di “law enforcement” e cooperazione internazionale, sviluppata attraverso molteplicità operativa, menageriale e strategica nei diversi ruoli ricoperti.
Il suo traguardo, che implica ovviamente sacrifici sostenuti e condivisi dalle persone più care, è una vittoria anche per le donne: «Colpi bassi e pregiudizi non sono mancati – ammette -, essendo ancora presenti resistenze a un ruolo femminile in posizioni di leadership. Ad esempio l’arrivo di un dirigente dell’Interpol donna in alcune realtà ha creato una sorpresa che cresceva quando la stessa presiedeva le riunioni di lavoro. Ma alla fine impegno e competenze erano riconosciute».