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I giovani agricoltori di Cia chiedono più attenzione per le loro aziende e puntano sull’accoglienza

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In provincia di Cuneo gli associati all’Agia di Cia-Agricoltori Italiani – cioè gli imprenditori con meno di 40 anni – sono oltre 300. Una realtà importante che dal gennaio 2022 è guidata da Luca Marenco: 32 anni; diploma di agro-tecnico e titolare, dal 2016, di un’azienda vitivinicola in località Bergera, nel Comune di Barolo. Gli abbiamo chiesto un bilancio dell’annata agricola. Dice: “Come Associazione abbiamo portato avanti il lavoro di confronto tra gli iscritti e partecipato all’importante manifestazione di Roma del 26 ottobre in cui è stato chiesto al Governo di prestare maggiore attenzione verso il mondo agricolo”.

Quali sono i problemi che avete dovuto affrontare nel 2023? “Come tutte le aziende del nostro settore in cima alle difficoltà ci sono sempre le conseguenze, spesso devastanti, degli eventi climatici estremi. Su questo aspetto il lavoro presenta continue incognite che, anno dopo anno, sono diverse e che devi imparare a gestire nell’immediato per mantenere sostenibile l’attività. Ormai viviamo nella perenne incertezza. Bisognerebbe individuare dei percorsi innovativi per cercare delle soluzioni capaci di ridurre l’intensità di questi fenomeni. Così come servirebbe iniziare davvero una politica di costruzione degli invasi, per raccogliere le acque piovane. Da parte nostra dobbiamo assicurare scelte responsabili a livello ambientale nella conduzione delle aziende”.

Altre questioni in ballo durante la stagione produttiva? “I costi energetici si sono assestati, ma continuano a essere elevate le spese per l’acquisto delle materie prime”.

Le prospettive per il 2024? “Per aiutare il comparto agricolo è necessaria una ridistribuzione delle risorse nella catena dell’agroalimentare. Non possono essere sempre gli agricoltori e i consumatori gli anelli deboli: i primi a incassare dei prezzi di vendita dei prodotti con margini di guadagno ridotti all’osso e qualche volta anche in perdita; i secondi a doverli pagare a prezzi troppo alti sugli scaffali. Bisogna trovare velocemente una soluzione, perché si tratta di una contraddizione che non è più accettabile”.

Ma non solo. “Come giovani imprenditori abbiamo bisogno di finanziamenti concreti per introdurre nelle nostre aziende sistemi e macchinari innovativi capaci di migliorare l’attività anche dal punto di vista della sostenibilità ambientale. Ad esempio i progetti del Pnrr hanno dei limiti minimi di spesa molto elevati per una piccola azienda. Di conseguenza diventa difficile partecipare. Se, però, poi si scoprisse che quelle risorse disponibili bisogna restituirle all’Unione Europea in quanto non sono state utilizzate sarebbe una beffa”.

Ci sono, fra tutti, degli obiettivi da perseguire più degli altri in questo periodo? “Dopo l’emergenza Covid il turismo è ripartito, per cui è essenziale seguire sempre il percorso della qualità, puntando, poi, sull’accoglienza nelle aziende. A contatto diretto con i visitatori si può spiegare meglio il lavoro e la cura che ci sono dietro ai prodotti. E se le persone hanno apprezzato la qualità e il racconto di quanto hai loro proposto quando tornano a casa ti danno una mano con il passaparola: un’operazione di marketing spesso poco considerata, ma che, al contrario, rappresenta il primo biglietto da visita di un’azienda. Inoltre, bisogna proseguire sulla strada della promozione dei nostri prodotti nei Paesi esteri”.