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Più utili, meno prestiti? Se ne parlerà con Beppe Ghisolfi su Rai 3

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Il Banchiere scrittore sarà ospite il 14 novembre, domani, nel rotocalco condotto da Annalisa Bruchi a partire dalle ore 9,45: al centro degli interventi, i bilanci consuntivi trimestrali delle banche, gli utili del settore creditizio e il loro accantonamento, lo stato dell’arte dei prestiti e degli impieghi alle imprese.
Restart, ovvero ripartire. Come questo martedì mattina su Rai 3 in occasione del programma omonimo condotto, fin dalla sua prima edizione nel 2020, da Annalisa Bruchi, giornalista impegnata a mettere l’accento sugli aspetti concreti delle discussioni in corso nel mondo economico e politico.
La puntata del 14 novembre, che andrà in onda nella fascia consueta dalle 9,45 alle 10,30, sarà la ripartenza, su basi di educazione finanziaria, di una serie di temi e di punti di stringente e molto dibattuta attualità: il merito dei bilanci trimestrali degli istituti di credito, in forza del livello degli utili consolidati, e l’andamento purtroppo di segno inverso dei finanziamenti e dei prestiti al sistema delle imprese di varia dimensione e nei diversi settori.
Se infatti i risultati economici positivi delle banche sono dovuti alla politica monetaria anti-inflazionistica dei tassi di riferimento, strategia prolungata messa in atto dalla BCE di Francoforte, nonché alla riduzione delle sofferenze sugli affidamenti e sui prestiti preesistenti, che hanno permesso di diminuire l’incidenza del costo delle svalutazioni, d’altro canto il calo del flusso dei finanziamenti alle aziende si spiega anche con la minore propensione di queste ultime a domandare denaro a debito per paura di non riuscire a fare fronte alle rate a causa della non facile congiuntura generale. Serve quindi quella che il Professor Ghisolfi ha sempre definito un’operazione Fiducia, che parta da un diverso e meno ostile trattamento fiscale – come argomentato dal Presidente dell’associazione bancaria italiana Antonio Patuelli – applicato al risparmio familiare e alle sue possibili destinazioni a favore dei settori produttivi che formano le economie territoriali e del Sistema Paese, oltre il classico investimento nel debito pubblico.
Il rafforzamento del patrimonio netto degli Istituti di credito, inoltre, in alternativa al versamento di una tassa erariale, quella sui cosiddetti extra profitti, ovunque di difficile applicazione e dubbia legittimità, metterà gli stessi nella condizione di aiutare il Governo italiano a sottoscrivere e collocare stock importanti di titoli di Stato necessari a centrare l’obiettivo non semplice dei 415 miliardi di euro di raccolta che il Ministro Giancarlo Giorgetti dovrà raggiungere nel 2024.