Salari, la convergenza parallela fra Ghisolfi e Cremaschi: «Vanno adeguati»

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Il Banchiere e il Sindacalista concordi sul punto relativo alla necessità che vi sia un maggiore sforzo del Governo verso strumenti che consentano di adattare al maggior costo della vita i trattamenti retributivi per consentire il rilancio dei consumi e degli investimenti interni, adeguati livelli di accantonamento del risparmio e una più dignitosa esistenza della stessa classe media.
Tira aria di convergenza parallela fra il Banchiere e il Sindacalista, fra Beppe Ghisolfi e Giorgio Cremaschi. Entrambi ospiti in collegamento con lo studio del conduttore Davide Parenzo indiscusso mattatore della fascia oraria del mezzogiorno sull’emittente TV di Urbano Cairo.
Il tema è stato quello degli scioperi, delle precettazioni disposte dal ministro leghista dei trasporti Matteo Salvini per limitare i disagi all’utenza e ai pendolari e sul ruolo del sindacato in Italia al confronto con le omologhe organizzazioni di rappresentanza che hanno ottenuto successi tangibili in America, Germania e Francia grazie a strutture di maggiore indipendenza dal sistema dei partiti politici.
Il Professor Ghisolfi, intervenuto dopo i commenti di Cremaschi sulle condizioni che in Italia impedirebbero l’esercizio di effettive mobilitazioni rivendicative, ha ricordato il caso del rinnovo del contratto collettivo nazionale del lavoro dipendente degli istituti di credito, che può essere definito un modello di successo della trattativa condotta dall’associazione bancaria italiana ABI, in veste datoriale, con gli interlocutori delle rappresentanze lavorative.
Più in generale, vi è un problema di mancato adeguamento dei livelli salariali medi nel nostro Paese, che spesso non consente di attivare forme che sarebbero necessarie di accantonamento di risparmi necessari ai fini assicurativi e di creazione di rendite integrative in grado di contrastare l’inflazione effettiva delle spese quotidiane.
Secondo il Banchiere internazionale e scrittore, che è anche riconfermato consigliere del CNEL, il consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, gli sforzi del Governo dovrebbero tendere verso strumenti in grado di incoraggiare un maniera strutturale gli adeguamenti retributivi, evitando non-soluzioni come quella della tassazione sugli extra profitti degli istituti bancari, poiché in un settore caratterizzato dalla operatività di oltre 400 istituti creditizi di piccola, media e grande dimensione, non può esistere il concetto di utile in eccedenza. Infatti, al fine di evitare il rischio di una dichiarazione di non legittimità di un tale provvedimento, la conversione dello stesso ha consentito di assegnare i maggiori risultati economici di periodo a rafforzamento del patrimonio netto, che sta consentendo alle banche di sostenere l’onere dei doverosi rinnovi salariali e di studiare soluzioni per i mutui aziendali e familiari.
In precedenza, e sempre in data odierna, sui medesimi temi il Professor Ghisolfi era stato ospite di Annalisa Bruchi su Restart in collegamento con gli studi di Rai tre.