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«I risultati arrivano con persone capaci e il buon governo»

A tu per tu con l’ex ministro Maria Elena Boschi: «Manteniamo vivi i valori della cultura contadina»

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Langhe, eccellenze, valo­ri, premierato: so­no al­cu­ni dei temi che abbiamo trattato con il deputato, già ministro per le Riforme Costituzionali, Maria Elena Boschi.

Onorevole Boschi, cosa le ha lasciato l’inaugurazione delle cantine co­munali rinnovate, a Ver­du­no?
«Soprattutto due aspetti: il fatto che partner diversi abbiano unito le forze per raggiungere l’obiettivo co­mune e poi la capacità amministrativa di questo piccolo paese: quando c’è un buon go­verno, a prescindere dalle risorse che si hanno a di­sposizione, si riescono a fare cose significative».

E le cantine in sé cosa rappresentano?
«È importante che siano tornate a brillare come un tempo e che siano state re­stituite alla collettività. Specie in territori come questo, la cantina è sacra come una chiesa, la piazza centrale o il palazzo comunale. È il caveau che custodisce il tesoro più prezioso. È il centro pulsante della comunità. Ma non solo».

Prego, prosegua.
«Oltre al luogo che protegge il patrimonio della cultura contadina, la cantina è stata anche rifugio e riparo per i partigiani durante la Resistenza».
Conosce bene questo territorio.
«Sono toscana, ma amo questa terra e il suo paesaggio».

Che emozioni le suscita?

«È impossibile pensare alle Lan­ghe senza immaginare il profumo di vini e tartufi. Que­st’area ha un legame in­dissolubile con l’agricoltura, l’eno­logia e, in generale, le produzioni di eccellenza. E inoltre, come accennavo, c’è il paesaggio: qualcuno sostiene che questi vigneti così precisi siano stati disegnati con il “righello di Dio”».

E lei, invece, cosa pensa?
«Che questi vigneti sono il frutto del­la fatica degli uomini e delle donne. Cito espressamente anche le donne, perché quando si parla di cultura contadina vengono quasi dimenticate. In realtà, hanno contribuito alla stessa maniera, tra le mura domestiche e pure nei cam­pi. Tutto questo si ritrova nei vini: nascono grazie a condizioni climatiche favorevoli ma anche, e so­prattutto, dal legame profondo che la gente del posto ha con la sua terra d’origine».

Proiettando questi concetti al futuro cosa accade?
«Ne deriva un insegnamento. Non bisogna mai dimenticarsi di quello che c’è dietro ai grandi risultati di oggi, ossia lavoro, fatica, sudore. E, di conseguenza, occorre essere bravi a preservare e proteggere questo patrimonio, proprio come ha fatto chi ci ha preceduto».

I tempi, però, sono cambiati.
«Certo, oggi l’agricoltura è sempre più specializzata e moderna; richiede studi specifici. E poi ci sono l’agricoltura di precisione, l’intelligenza artificiale. A ben vedere, comunque, già i Savoia si affidavano a studiosi e agronomi di livello. Ma al centro continua a esserci l’abilità delle persone».

Come si alimenta il processo?
«Tenendo sempre ben a mente i tratti della cultura contadina raccontati da Fenoglio e Pavese. Cercando di far vivere e rendere veri i valori che ci sono stati insegnati, come la fatica, il lavoro, il sacrificio, il senso del dovere, la solidarietà, la collegialità, la condivisione».

Per lo sviluppo locale, giocano un ruolo chiave i Comuni. Lo Stato come può aiutarli?

«Intanto, dotandoli di strutture adeguate, anche per quanto riguarda il numero di dipendenti. Gli enti locali vanno cioè messi nella condizione di poter portare avanti determinati progetti e intercettare le opportunità e i fondi che vengono messi a disposizione da Regione, Stato e Unione Europea. Poi, chiaramente, a far la differenza è la bravura dei singoli, ma il punto di partenza deve essere necessariamente questo».

In questi giorni si sta discutendo molto sulla proposta di premierato del Governo Me­loni. È anche un suo cavallo di battaglia, no?

«Per noi di Italia Vi­va, l’elezione diretta del Presi­den­te del Con­si­glio è un modo per far sì che il voto dei cittadini conti e per riavvicinarli alla politica, ma anche per dare stabilità ai go­verni. La proposta dell’Ese­cu­tivo Meloni è un buon punto di partenza ma ci sono ancora tanti aspetti da cambiare e migliorare in Parlamento».

Ad esempio?
«In base all’attuale proposta, il Premier eletto in maniera diretta dai cittadini può essere sfiduciato dalla sua maggioranza e poi sostituito da un altro Presidente del Con­siglio senza che si ripassi dal voto degli elettori: ciò rischia di originare governi decisamente precari e poi non dà importanza al voto degli italiani».

A proposito di Italia Viva, come sta il partito dopo i dissidi con Azione?
«Italia Viva, per fortuna, sta bene: continuano ad aggiungersi persone, sia in Parlamento che sul territorio. Proponiamo iniziative, c’è entusiasmo».

Come mai con Calenda non ha funzionato?

«Bisognerebbe chiederlo a lui… Prima ha chiuso al progetto del partito unico del Terzo Polo, poi anche alla prospettiva di an­dare insieme alle Europee. Non resta che prenderne atto. Lo abbiamo fatto e ci siamo già ri­messi in cammino, rimboccandoci le maniche».

Gli obiettivi?

«Ci impegneremo parecchio in vista della Legge di Bilancio, perché a noi sta a cuore assicurare più risorse a sanità e istruzione. E poi bisogna contenere le tasse, specie in un momento così complicato per via dell’inflazione. Guardando alle Eu­ro­pee, l’obiettivo è sviluppare attorno a Italia Viva un grande centro che sia capace di affrontare le sfide continentali e porsi come vera alternativa alla de­stra della Meloni e alla sinistra di Schlein e Conte».

A Verduno inaugurate dopo il restauro le antiche cantine comunali

Giornata storica quella di domenica 12 novembre per la comunità di Ver­duno che ha partecipato con entusiasmo all’inaugurazione delle antiche cantine del palazzo comunale restaurate e risanate con fondi del Piano Sviluppo e Coesione della Regione Piemonte (400mila euro con un ban­do per la valorizzazione del Di­stretto Unesco), con fondi del Comune e con il patrocinio della Fon­da­zione Crc, del Fai-Delegazio­ne di Cu­neo e di Slow Food. «Con il passare del tempo, queste cantine erano diventate una sorta di ripostiglio – ha spiegato il sindaco di Verduno, Marta Giovannini (nella foto in alto a destra), dopo la be­nedizione di don Domenico Berto­rel­lo -. Quando, come Comune, pensammo di riqualificarle, non c’erano le possibilità economiche; un giorno, però, l’amico Alessandro Pelisseri, architetto albese, mi informò dell’esistenza di un bando di finanziamento regionale legato al Distretto Unesco. Inizialmente, eravamo un po’ dubbiosi, ma poi decidemmo di partecipare e ci mettemmo alla ricerca di ulteriori sponsor. Ci rivolgemmo alla Fondazione Crc, al Fai e a Slow Food. E adesso eccoci qui. Abbiamo realizzato un’opera davvero significativa, che ci rende orgogliosi». «Le strutture recuperate – ha poi evidenziato Marta Giovannini – diventeranno un luogo della memoria in cui custodire il ricordo e i valori della vita contadina, un mondo che peraltro è stato protagonista della letteratura italiana della seconda parte del Novecento con Fenoglio, Pavese e Revelli, e valorizzare i vini pregiati di Verduno, dal Pelaverga al Barolo». Accompagnati dalla lettura di alcuni testi significativi dedicati al tema del­la “malora” e da musiche legate a un passato mai dimenticato, han­no preso la parola anche l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Luigi Genesio Icardi («Cre­diamo molto in progetti di questo tipo perché valorizzano non solo il paesaggio ma anche l’opera di enorme sacrificio compiuta per plasmare tut­­to questo da chi ci ha preceduto»), il vicepresidente della Fon­da­zione Crc, Francesco Cappello («Sia­­­mo parecchio attenti a interventi del genere perché “restituiscono” alla comunità e creano op­portunità»), il senatore Ivan Scal­fa­rot­to («Questo territorio ha saputo di­stinguersi per la sua grande disciplina espressa nella qualità dei suoi prodotti e nel lavoro di squadra») e il presidente del Fai di Cuneo, Roberto Audisio («È un progetto lodevole che accogliamo con piacere, rinnovando la nostra disponibilità»). L’ultimo intervento ha avuto per protagonista il deputato Maria Elena Boschi, invitata per la sua vicinanza al paese langarolo: l’esponente di Italia Viva, con il suo gruppo, ha infatti contributo ad assegnare al Comune fondi specifici per rafforzare – senza costi a carico dei verdunesi – l’organico del Mu­ni­ci­pio in seguito all’apertura del nuovo ospedale che ha determinato un incremento notevole di pratiche (dall’anagrafe all’urbanistica).