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Libri da spillare

Luca Giaccone coordina i servizi al pubblico della biblioteca di Cuneo ed è uno dei più grandi esperti internazionali di birra: «Tutto è cominciato con una Lager scura francese»

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Franz Kafka faceva l’assicuratore, Paul Gauguin l’agente di cambio e quando non cantava Enzo Jannacci era un medico. Sono tanti gli artisti che nascondono i propri talenti dietro un mestiere “normale”. E “normale” è il mestiere di Luca Giaccone che coordina i servizi al pubblico, tradizionali e digitali, della Biblioteca Civica di Cuneo. Quando però posa libri e computer diventa l’altro Luca Giaccone. Non tutti sanno che in via Cacciatori delle Alpi si nasconde uno dei più grandi esperti di birra.
Chi è Luca Giaccone?
«È cuneese, del 1974 con un papà ciclista molto famoso, Giovanni Giaccone, più di due milioni di chilometri in carriera. Quando ero piccolo mi portava con lui per le gare di Gran Fondo. Spesso in Francia e nei miei ricordi è rimasta impressa la Pelforth Brune. Papà amava la birra e collezionava lattine e, secondo me, quella Lager scura francese, con le sue note di caramello ha impiantato un seme. Da allora sono sempre stato attratto dalla birra».
E poi?
«Ai tempi dell’università nascevano gli Irish Pub con birre diverse dal solito. Mi piacevano, ma sarei rimasto un bevitore curioso, come tanti, se non fosse per due eventi. In un pub di Peveragno fui colpito da un’insegna: “Lager, Ales and Stout”. Chiesi lumi al gestore, ma la risposta non mi convinse. Il giorno dopo in biblioteca scovai il manuale “Birra & birra” di Gino Spath che ho divorato in un pomeriggio. Nello stesso periodo, era il 1996, vengo a sapere dell’apertura di un birrificio a Piozzo. Impossibile non andare. Al bancone quella sera c’era il titolare, tal Teo Musso, che mi porta tre bicchieri da assaggiare. E grazie al cielo mi uscì la domanda più intelligente di tutta la mia vita: “Ma queste birre sono ad alta fermentazione?” Si illuminò. Nessuno conosceva il mondo della birra allora e da quel momento mi ha preso sotto la sua ala facendomi assaggiare le birre più rare per poi decidere che la mia strada dovesse dirigersi verso il Belgio. Sono partito nel gennaio del 2000 e grazie a Jean-Louis Dits, fondatore della Brasserie à Vapeur, son entrato in contatto con tutti i più famosi birrifici. Erano gli anni in cui la birra iniziava ad assumere un ruolo importante. Una volta tornato mi sono trovato a organizzare i primi corsi di avvicinamento alla birra di Slow Food».
Lavoravi già?
«Tra il ’99 e il 2000 avevo prestato servizio civile presso la Biblioteca di Boves. Per qualche tempo mi sono diviso tra l’avvio della Biblioteca dell’Unisg di Pol­lenzo e la Bi­blioteca di Cuneo. Mi piaceva ed era un mestiere che dava anche la possibilità di de­dicarmi al mondo della birra come docente, prima con Slow Food, poi con Unionbirrai e Fermento Birra. Nel 2008 esce con Slow Food la prima Guida alle birre d’Italia, che curo insieme a Eugenio Signoroni e nel 2017 “Il Piacere della Birra”. Ora invece sono impegnato con una serie intitolata “I paesi della Birra”.
Vita divisa tra Biblioteca, corsi e editoria?
«E i concorsi. È uno degli impegni che preferisco. Dopo tanto tempo, si è creato un legame forte con gli altri giudici internazionali. Ogni anno sono in Germania per European Beer Star, poi in Belgio alla Brussels Beer Chal­lenge, in America con World Beer Cup e Birra dell’anno a Rimini».

A cura di Paola Gula

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