«Donne, affidatevi alla rete sociale: non siete sole»

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«Affidarsi alla rete sociale, sfruttare le tante risorse che offre il territorio, consolidare le proprie sicurezze riconquistate. Ma soprattutto non ricadere tra le grinfie di un uomo sbagliato pur di evitare la solitudine della vita fuori dalla Comunità». È la riflessione-appello che arriva dalla Comunità genitore-bambino “Sergio Cravero” di Oasi Giovani alle donne che negli anni sono passate da lì per voltare pagina e a ricominciare una nuova vita, dopo aver attraversato un momento di difficoltà relazionale ed emotiva.

Una riflessione che arriva a pochi giorni dal 25 novembre, Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, e a pochi giorni anche dal femminicidio di Giulia Cecchettin, 105esima donna uccisa in Italia dall’inizio dell’anno.

Un percorso lungo, spesso complesso, quello delle ospiti della Comunità e dei loro figli, che passa per le fasi dell’osservazione, della progettazione e, infine, del distacco. «All’inizio – spiegano gli educatori della “Sergio Cravero” – sono donne fragili, timide, che arrivano da noi in segretezza dopo un percorso doloroso di denuncia. Poi diventano donne forti, e a testa alta si rendono conto di non essere più le stesse persone di prima».

Oasi Giovani rappresenta una piccola “filiera”: molte delle ospiti della Comunità portano i figli ai micronidi oppure al Centro educativo post-scolastico. Tali inserimenti consentiranno alle donne di essere autonome quando saranno fuori dalla Comunità.

Ma non tutto è rose e fiori. «È fondamentale che le donne mantengano la rete sociale e di supporto offerta dal territorio per far sì che la sicurezza acquisita possa essere rafforzata. Si tratta di un percorso lungo, la Comunità in sé non basta. È molto tutelante, e permette, certo, di rafforzarti e fortificarti per il futuro. Ma osserviamo che, quando le nostre ospiti escono, le difficoltà permangono».

A partire dai problemi concreti, come l’affitto di un alloggio e le spese per la crescita dei figli a fronte di stipendi spesso modesti. «La solitudine è difficile – prosegue l’equipe educativa – e lo sconforto può essere dietro l’angolo. La soluzione non è cercare di evitarla a tutti i costi, ma consolidare la forza tirata fuori lungo il nuovo percorso. Agganciandosi ad associazioni, enti, realtà scolastiche o parenti non si è sole, anche mentalmente. Riconoscere la propria fragilità permette di rielaborarla e di conseguenza far fronte ad eventuali nuove difficoltà che il quotidiano presenta».