«Cosa chiederei a Babbo Natale? Andrea è gia arrivato…»

Gianni Ramello, patron del Team Go Eleven tratteggia una stagione altalenante, mentre i test in pista con Iannone confermano ottima sintonia con la squadra

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Al termine della stagione sportiva si tirano le somme di un’annata di lavoro corale, di team. È un bilancio che da personale si trasforma in analisi comune, diventando così patrimonio condiviso tra tutti, nonchè punto di riferimento a cui attingere per la personale crescita umana e sportiva. Questa la filosofia del Team Go Eleven e del suo patron Gianni Ramello.

Il vostro Team in questo 2023 ha alternato momenti di esaltante lucidità con performance meno a fuoco… Quali secondo lei le ragioni di questo atteggiamento?

«È vero, quest’anno abbiamo avuto gare particolarmente po­sitive ed altre meno entusiasmanti; siamo partiti in Australia con un quinto posto a ridosso del podio, poi abbiamo riscontrato delle difficoltà fino alla pausa estiva. Nella seconda metà di stagione invece siamo tornati ad un buon livello, restando sempre in Top Ten, dimostrando grande velocità. Questi alti e bassi, secondo me, sono dovuti all’altissimo livello del campionato, parlando sia di team che di piloti. È sufficiente non essere proprio al 100% con la moto per perdere quei pochi decimi al giro che fanno la differenza per ottenere un buon risultato. A fine stagione un po’ di rammarico c’è stato, perché potevamo ottenere di più, ma so che comunque sia la squadra che il pilota hanno dato il massimo!».

Lei ormai è una vita che conosce questo mondo… Di questa lunga esperienza cosa le piace e soprattutto quali emozioni continua a darle il mondiale Superbike?

«L’emozione che più mi piace, e che mi tiene giovane, è la sfida… di anno in anno, di gara in gara può sempre cambiare tutto! Poi il contatto con i miei ragazzi e con il pilota è qualcosa di molto particolare; sovente con uno sguardo si capisce lo stato d’animo, la convinzione e la motivazione. Qualche volta ci si arrabbia e si discute, come in famiglia… ma fa parte del gioco».

Qual ritiene sia la sua dote umana, la caratteristica, che ha permesso al Team Go Ele­ven di continuare a crescere?
«Non so se posso chiamarla dote umana, io credo di essere me stesso, nel rapporto con i membri e all’interno del team. La caratteristica che, credo, diversifichi il team Go Eleven dalle altre squadre è il rapporto umano ed il vivere le corse con professionalità nei momenti di lavoro, ma anche con divertimento, passione…. Questo penso abbia contribuito a formare una squadra unita e disposta ad aiutarsi anche nei momenti di difficoltà. Quando si va alle corse capita di stare due settimane sempre a contatto con i membri della squadra, se non vi fosse un clima di amicizia prima ancora che lavorativo, sarebbe difficile ottenere il massimo».

Ha incontrato molti piloti nel corso della sua carriera: cosa diversifica un pilota “normale” da un campione?
«Dico sempre che oggi il fattore più determinante è la mentalità; quando i distacchi sono ravvicinati e le moto sono ad un livello altissimo, la convinzione e la determinazione di un pilota possono fare la differenza. Un campione è prima di tutto un campione nella testa. Detto ciò, oggi in Superbike, sono per la maggior parte piloti di grande talento che hanno vinto gare mondiali nella loro carriera. Emergere ed andare forte significa essere comunque un campione».

Qual è il ricordo più bello che ha di questi anni di carriera?
«La vittoria nel 2020, con Michael Rinaldi, ad Aragon! Sono salito sul gradino più alto del podio, è stato un qualcosa di unico. Non sono tanti i team privati ad esserci riusciti!».

La fine del 2023 si è chiusa con una bella sorpresa: Andrea Iannone in sella alla Ducati Panigale V4-R del Team Go Eleven… Come è maturata questa sintonia?

«Questo è un altro ricordo che mi porterò sempre dentro! Andrea è un pilota incredibile, che io ho sempre ammirato in tivù quando correva nel Moto­mondiale, è un personaggio molto conosciuto e non capita spesso che persone di questo calibro corrano in un Team privato. Devo innanzitutto ringraziarlo per la disponibilità data nei nostri confronti. La sintonia è nata perché, la sfida è ciò che porta avanti la motivazione di Go Eleven; forse questa è la sfida più grande della nostra carriera… In pochi avrebbero puntato su un pilota dopo quattro anni di stop. Ma lui ha convinto me e tutta la mia squadra fin da subito; la motivazione che vedo in lui è incredibile, ha una voglia di scendere in pista che spesso i piloti più giovani non hanno. E devo dire che in questa sfida mio figlio Elia e Denis, il nostro Team Manager, hanno avuto un ruolo fondamentale».

Adesso è sceso in pista per i primi test. Come stanno andando?

«Finora siamo più che soddisfatti. L’atteggiamento è stato ottimo, è subito entrato in sintonia con la squadra. Ed il talento di certo non se lo è dimenticato… Difficile aspettarsi di meglio dopo quattro anni di stop. Ha concluso la due giorni a soli sette decimi dal primo, ma quello che mi ha stupito è la sua facilità nell’ottenere i tempi ed il feeling con la moto. Ha richiesto pochissime modifiche, lavorando principalmente su se stesso… non conosceva la moto, le gomme, l’elettronica ed erano cinque anni che non girava a Jerez! Ovviamente ora però bisogna aspettare le prime gare, a volte i test non rispecchiano perfettamente i valori in campo; ma sono convinto che il nostro punto di partenza sia davvero buono. Il sorriso che Iannone aveva al termine del test rappresentava meglio il suo stato d’animo; penso si sia tolto un bel peso, dimostrandosi ancora forte, ora sa che possiamo lavorare sui dettagli!».

Siamo vicini al Natale. Go Eleven cosa vorrebbe trovare sotto l’albero?

«Così al volo non saprei cosa chiedere… Penso che Go Eleven si sia già fatta un bel regalo con l’arrivo di Andrea. So cosa vorrei trovare sotto l’albero del prossimo anno, ovvero qualche coppa della stagione 2024 ed un Andrea sorridente. Ciò vorrebbe dire che avremmo ottenuto dei risultati importanti».