C’è una storia di valori, una determinazione non comune, oltre ad una perseveranza agonistica che è parte del Dna di Jannik Sinner, immenso campione di tennis.
Il giovane talento della Val Pusteria, stupisce e da pochi giorni ha riscritto la storia, portando l’Italia sul tetto del mondo per la seconda volta, dopo 47 anni. E ci è riuscito battendo nella finale di Malaga l’Australia.
«Grazie davvero a tutti per il vostro supporto, è stato meraviglioso. È bello aver sentito questo affetto e aver potuto condividere queste emozioni, ci avete dato energia. Abbiamo lavorato tanto e siamo davvero felici. Ora ce la godiamo», ha dichiarato emozionato. «È una vittoria particolare, speciale», ha continuato, «sapevamo che avevamo un ottimo gruppo. Siamo riusciti a mettere i pezzi insieme. Matteo Berrettini ha avuto tanti infortuni ma è venuto qua a sostenerci e a fare squadra. Dico grazie a tutti gli italiani e a tutto il pubblico che ci ha creduto anche quando le cose sono andate male. Io ho portato tanta energia da Torino. Ieri eravamo ad un punto dall’essere fuori e oggi siamo qui ad alzare la Coppa».
E sì, il sogno mai interrrotto è cominciato proprio a Torino dove Sinner è stato protagonista di una esemplare prestazione alle Nitto Apt Finals che lo hanno proiettato a pieno titolo, tra i campioni più conosciuti e amati al mondo. E non solo perché capace di rappresentare con semplicità ed umiltà la storia dello sportivo di successo, ma soprattutto perché portatore di una ventata di freschezza che ha rispolverato il tennis italiano.
Il suo gioco naturale, lo stile moderno, soprattutto per quanto riguarda l’impostazione tecnica e tattica; la qualità del palleggio da fondo campo, che si è rivelata nel corso della sua carriera un’arma devastante per gli avversari, lo hanno consacrato in questo 2023 primo Masters 1000, best ranking al numero 4. E non solo: ha conquistato 61 successi in stagione, battendo Djokovic, Rune, Alcaraz e Medvedev, e fatto sognare i tifosi. Compresi i Carota Boys, i ragazzi delle Langhe che hanno iniziato per scherzo a travestirsi da carota per tifare il campione e che non sono certo mancati all’appuntamento di Torino per ammirarlo quale primo italiano nella storia in finale alle ATP Finals.
Nel capoluogo del Piemonte, in un gremito Pala Alpitour ha perso però una combattuta finale con Novak Djokovic, rivelandosi comunque un papabile candidato alla poltrona di numero uno del mondo. Anche noi della Rivista IDEA non siamo mancati all’appuntamento di Torino e abbiamo avuto la fortuna di riuscire a scambiare qualche battuta con Jannik, un campione che riesce a conquistare ben oltre lo sport.
Sinner, più volte ha citato e ringraziato il pubblico di Torino. Si aspettava così tanto calore? E in che misura questo tifo incide in partite del genere?
«Non mi sarei mai potuto immaginare un’atmosfera tale, è stato veramente incredibile. Il pubblico di Torino mi ha mostrato un supporto straordinario che mi ha fatto venire la pelle d’oca ogni volta che sono entrato in campo. L’amore del pubblico italiano è imparagonabile e si è sentito durante tutto il torneo. Posso solo ripetermi: grazie di cuore a tutti i tifosi italiani, sia a quelli presenti al Pala Alpitour sia a quelli che hanno seguito in tivù o mandato messaggi sui miei social. Questo affetto mi gratifica molto».
A proposito di Piemonte, conosce le sue eccellenze paesaggistiche e culinarie? Ha già avuto modo di “provarle”?
«In Italia siamo molto fortunati, la ricchezza del nostro paese è unica: ogni regione ha le sue specialità. Essendo figlio di uno chef, apprezzo molto le cucine del nostro territorio ed il Piemonte ha tanti piatti buonissimi. Adesso siamo pure in stagione di tartufo… solo a parlarne ne sento il profumo! Purtroppo durante il torneo non posso permettermi di assaggiare tutto, ma sono certo ci saranno altre occasioni… Anche per qualche specialità dolce, che a dire la verità, mi piacciono un sacco. Al players lounge viene servita più di una eccellenza locale e mi hanno riferito che i giocatori stranieri sono molto contenti di assaggiarle».
È cresciuto molto – oltre che a livello tecnico – anche (e soprattutto) a livello mentale. Come gestisce i momenti più difficili nelle gare?
«Penso che si cresce ogni giorno, ma soprattutto sono convinto che conoscendosi meglio per ciascuno sia più semplice capire come agire in determinate situazioni. Posso in ogni modo ritenenrmi fortunato a far parte di una squadra fantastica con tanta esperienza che mi aiuta a gestire anche i momenti difficili durante tutte le partite. Il tennis è uno sport individuale, spesso una sfida anche mentale e il mio mental coach Riccardo Ceccarelli da questo punto di vista è fondamentale».
Nella vita di tutti i giorni la sua mente dove va? Riesce ad allontanare per qualche istante la pressione che la circonda?
«Certo non è facile, ma quando sto con la mia famiglia mi rilasso e mi godo questo tempo. Viaggio tutto l’anno e quando siamo insieme ne approfittiamo davvero al massimo!».
Lei, giovanissimo, per tanti più giovani è già un modello. Cosa vuole “restituire” a tutte le persone che credono in lei?
«I bambini sono il nostro futuro ed io personalmente sono sempre contento quando posso fare delle attività con loro, com’è successo in occasione del “young village” durante gli Internazionali a Roma. Mi sono divertito molto anche lavorando su una collezione di articoli per la scuola dedicata ai bambini. Essere un idolo per i giovani è una grande responsabilità e sono particolarmente orgoglioso se riesco a trasmettere i miei valori ai bambini che mi seguono».
Virginia Borla: «Investiamo nello sport e nella salute collettiva»
Intesa Sanpaolo è alla terza esperienza nel sostegno delle Nitto ATP Finals, in qualità di Host Partner. Chiediamo a Virginia Borla, responsabile Business Governance della Banca dei Territori di tracciare un bilancio.
«Abbiamo visto accendersi l’entusiasmo del pubblico. Ad ogni edizione più partecipazione, nuove iniziative e soddisfazioni per il territorio e per chi ha creduto fin da subito in questa grande opportunità. Non sono mancate le gratificazioni anche dal punto di vista economico, con un ritorno che ha superato le previsioni della vigilia».
Pensa che questi grandi eventi incidano anche sul sentimento di fiducia delle persone in questo periodo critico?
«Credo proprio di sì, perché trasmettono i grandi valori dello sport, del tennis in particolare, dove il fair play è molto importante. Inoltre, poter ospitare nella nostra Regione appassionati provenienti da 95 paesi al mondo crea un senso di community, ci rende fieri di essere i padroni di casa ed anche più responsabili nel presentare una città accogliente. Noi stessi abbiamo potuto ospitare numerosi clienti e siamo stati ricompensati da un grandissimo e contagioso entusiasmo».
Com’è andata l’iniziativa a favore della Fondazione per la Ricerca sul Cancro Onlus di Candiolo: fino a 200 euro donati per ogni ace?
«Abbiamo superato i risultati dello scorso anno aumentando l’impegno a 100.000 euro. Ci teniamo particolarmente ad abbinare l’investimento nello sport a quello in salute e benessere collettivo. La sentiamo come una responsabilità sociale nei confronti del territorio».