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«Più formazione e tanta qualità per crescere ancora»

Rivista IDEA a tu per tu con il direttore dell’Aca, Fabrizio Pace: «Non dobbiamo sentirci appagati»

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Cosa c’è dietro al successo di Lan­ghe, Mon­ferrato, Roe­ro? Tante co­se, certamente, ma soprattutto una: l’idea che il traguardo più importante sia quello ancora da raggiungere. È con questo spirito che Fabrizio Pace, nel ruolo di di­ret­tore dell’As­so­cia­zione Com­mer­cianti Albe­si, si impegna ogni giorno per sostenere la cre­scita locale.

Pace, nell’Albese, con la Fiera del Tartufo e le prime iniziative natalizie, si re­spira un’atmo­sfe­ra unica. Co­sa pro­va vedendo un territorio così vivace nei con­­fronti di turisti e residenti?
«Entusiasmo e gio­ia, soprattutto per­ché pen­so a come eravamo qualche anno fa».

Che ricordo affiora?

«Quando iniziai a lavorare in questo ambito, una trentina di anni fa, l’accoglienza turistica veniva fatta con una roulotte sistemata nel­l’ex piazza Savona, oggi piazza Michele Fer­rero. E sopra alla roulotte c’erano dei pannelli di compensato con su scrit­to: “informazioni turistiche”. Fa­ce­vamo arrivare la corrente elettrica con un ca­vo che attraversava l’intera piazza e avevamo il telefono con la rotella…».

Ma i turisti c’erano?
«Di solito si presentavano solo il sabato e cercavano so­prattutto un posto in cui pernottare e consigli su dove pranzare l’indomani».

Sembra passato un secolo.

«E invece no… Ma di strada, effettivamente, ne è stata fatta parecchia. Basti pensare che oggi, so­lo come Aca, grazie ai consorzi turistici, abbiamo dodici persone che, ogni giorno per 365 giorni all’anno, si occupano di accoglienza. E poi c’è il prezioso lavoro svolto dall’Ente Turi­smo, oltre ai tanti, significativi, investimenti compiuti dagli enti pubblici e dai privati».

Oggi qual è la situazione?
«Ci troviamo di fronte a una crescita continua, in linea con quella che si registrava nel 2019, prima cioè dello scoppio della pandemia. Sono tornati i visitatori americani, prima ri­masti bloccati dalle restrizioni anti-Covid, e quelli di Nord e Centro Europa. Parliamo, in sostanza, di risultati importantissimi. Ma non devono destare stupore».

Perché?
«Sono il risultato della logica attuata da questo territorio che ha compreso l’importanza di puntare sulle eccellenze che ha a disposizione: il paesaggio in­can­tevole, i borghi e i beni storico-culturali che lo caratterizzano, i prodotti enogastronomici: dal tartufo ai grandi vini, dalla nocciola ai formaggi. Le potenzialità sono enormi: sta a noi continuare ad alimentare il processo di valorizzazione e crescita».

La chiave?
«Mettere sempre al centro la qualità. L’Aca, dal canto suo, lo fa in numerosi ambiti, a partire dalle collaborazioni strette con determinati consorzi e dalla realizzazione di percorsi formativi ad hoc. Ma prima di tutti questi discorsi bisogna partire da un’altra consapevolezza».

Quale?

«Pensare, come del resto fanno i nostri grandi imprenditori, che non si è mai arrivati. Ciò significa immettere sempre nuove idee, formarsi, guardarsi intorno e trarre spunto dalle esperienze di successo che si trovano nel resto d’Italia e all’estero».

Si può migliorare ancora?

«Le strutture ricettive sono sta­te potenziate in modo si­gnificativo e oggi rispondono con efficacia alle esigenze turistiche. Ciò su cui occorre insistere è la formazione di tutte le persone che operano in questo ambito».

Prima accennava alla necessità di aprirsi alle altre esperienze. Voi lo state facendo, ad esempio, con il progetto che unisce le tre Città italiane Crea­tive Unesco per la Ga­stro­nomia: Alba, Ber­ga­mo e Parma. È questa la via da seguire?
«Certo, ma è solo una delle vie da percorrere. Come dicevo, dobbiamo continuare a innovare puntando sulla forza del nostro territorio, proprio come abbiamo fatto in questi ultimi anni, con l’Aca che, dal punto di vista del commercio, del turismo, dei servizi e della formazione, ha giocato, e gioca tuttora, un ruolo fondamentale».

Insomma, la storia del recente passato deve essere la prima fonte di ispirazione.
«Qui, già nel 1992, venivano costituiti consorzi di imprenditori turistici e nel 1996 l’Aca e l’Ascom braidese, insieme ai Comuni di Alba e Bra, favorirono la creazione dell’Ente Tu­rismo. Si era cioè compresa la necessità di promuovere il territorio tutti insieme. E così, all’Aca, ci siamo mossi di conseguenza, impegnandoci anche per la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, per il Castello di Grinzane Cavour e la sua Enoteca e tanti progetti di valorizzazione locale».

Quale dovrà essere il ruolo dell’Aca da qui in avanti?
«Dobbiamo continuare a svolgere un ruolo centrale sia nelle attività che proponiamo con e per i nostri associati sia nell’ambito dei rapporti con gli enti pubblici. La collaborazione na­ta nell’ambito del Distretto delle Città Crea­tive Unesco che citavamo prima va in questa direzione: partendo dall’enogastronomia, si promuovono storia, cultura, eventi, occasioni di intrattenimento e svago. Tutto ciò senza mai dimenticare il grande potenziale che esprimono le realtà commerciali».

Il comparto commerciale è in buona salute?
«Le difficoltà ci sono, specie per alcune categorie. Penso ad ab­bigliamento, calzature, accessori. La pandemia ci ha messo del suo facendo schizzare alle stelle le vendite online, che in Italia hanno così raggiunto i livelli già toccati in altri Stati europei. Tut­ta­via, ad Alba, il fermento commerciale è tanto».

Come si esce dalle difficoltà?
«Il processo delle vendite on­line non si può arrestare. Bi­so­gna cercare di adeguarsi adottando tutti gli strumenti e le opportunità che l’innovazione di social e media mette a disposizione. Pure su questo fronte l’Aca dà supporto».

Avete sempre più una funzione sociale.
«Sì, avvertiamo questa re­sponsabilità e ne siamo orgogliosi. Proprio a questo proposito desidero rimarcare il successo ottenuto dal progetto che ha portato tantissime scolaresche albesi a incontrare la Fonda­zio­ne Carolina, l’ente che sensibilizza i più giovani a partire dalla drammatica vicenda di Ca­ro­lina Picchio, suicidatasi a 14 anni dopo essere stata vittima di cyberbullismo».

Cosa le ha lasciato quest’esperienza?

«Anzitutto, da papà, il dolore per Carolina, i suoi cari e tutte le famiglie che soffrono in seguito ad episodi di bullismo e cyberbullismo. Poi mi ha colpito il coraggio di suo padre, “papà Picchio”, che dopo la scomparsa della figlia ha deciso di dedicare la sua vita ai ragazzi di tutta Italia perché non succeda loro quanto accaduto a Ca­rolina. Infine, gli studenti stessi: hanno aderito con coinvolgimento e sono rimasti segnati. Riproporremo l’iniziativa an­che per le scuole che non hanno potuto partecipare».

Guardando al futuro, quali altri progetti sogna di concretizzare?

«Non sono solo sogni miei, ma di tutta l’Aca: se le cose funzionano e si possono immaginare altri grandi obiettivi il merito non è di una persona soltanto, ma di una squadra valida e affiatata qual è ap­punto l’Associazione Com­mer­­cianti Albesi. Detto ciò, le priorità sono due: migliorare la viabilità albese – e per questo obiettivo è essenziale la costruzione del terzo ponte sul Tanaro e della bretella lungo il Cherasca, parallela a corso Langhe – e riqualificare centro storico e quartieri – pro­getto per il quale, grazie al nostro presidente Giuliano Viglione, è già stato ottenuto un finanziamento della Fon­da­zione Crc che il Co­mune di Alba ha promesso di raddoppiare. Come dicevo, i traguardi da raggiungere sono ancora tanti».