Rievocare la figura poliedrica dell’erudito Giovanni Battista Adriani a duecento anni dalla nascita: l’associazione Cherasco Cultura, in collaborazione con l’Amministrazione comunale, dedica allo storico, numismatico e accademico un appuntamento, in programma nei locali del salone consiliare, dalle 20.45 di mercoledì 6 dicembre.
Quattro i relatori che si avvicenderanno, con i loro interventi, durante l’appuntamento, intitolato “Nel ricordo di Giovan Battista Adriani 1823-2023”, incluso nella rassegna Cherasco Incontra. Bruno Taricco traccerà un quadro biografico del sacerdote somasco, scomparso nel 1905, e parlerà di oggetti e reperti, delle sue collezioni, donate alla comunità, e oggi custodite nel museo cittadino che porta il suo nome. Barbara Davico si occuperà del “fondo Adriani” una sezione dell’Archivio comunale contenente centinaia di documenti antichi e carte di alcune delle più importanti famiglie nobiliari dell’abitato. Diego Lanzardo tratterà della biblioteca storica, nella quale sono confluite preziose cinquecentine appartenute al religioso, e dell’opera di salvataggio di volumi da questi condotta. Flavio Russo, infine, parlerà dell’immagine del dotto nella memoria dei suoi concittadini, attraverso le testimonianze rese da alcuni cheraschesi che lo conobbero.
Nato a Cherasco nel 1823, Giovanni Battista Adriani entrò nell’ordine dei Somaschi nel 1838: si dedicò allo studio della storia e della geografia, discipline insegnate, dal 1846, nel Collegio militare di Racconigi, che arrivò a dirigere nel 1853. Rettore del collegio di Casale Monferrato fra il 1861 e il 1862, si ritirò in seguito a Cherasco per proseguire i suoi studi. Personaggio di grande spessore culturale, venne insignito di titoli onorifici dal sovrano del Belgio e dallo zar di Russia: nel 1898 donò le sue collezioni private alla città natale.
Commenta il consigliere delegato alla cultura Sergio Barbero: «Questa serata è un doveroso omaggio all’intelligenza e sensibilità di una figura ancora oggi centrale, nel panorama culturale di Cherasco. Il nostro grande patrimonio documentale e museale deriva in gran parte dai suoi lasciti, successivamente integrati e accresciuti»