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Per il Piemonte la fibromialgia è una patologia cronica e invalidante con un testo di legge votato all’unanimità

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Il Piemonte riconosce la fibromialgia come patologia cronica e invalidante e ne valorizza la conoscenza, la prevenzione, la diagnosi e la cura: il Consiglio regionale ha approvato all’unanimità il testo unificato in materia. La nostra è tra le prime regioni a dare una risposta legislativa alla patologia, che colpisce circa 2 milioni di persone in Italia, ma che ancora non è riconosciuta a livello nazionale.

Il provvedimento prevede un approccio multi e interdisciplinare alla malattia, per assicurare prestazioni uniformi e favorire l’inserimento nella vita lavorativa e sociale di chi è affetto dalla patologia, promuove la prevenzione, la diagnosi precoce, la formazione dei medici e del personale sanitario, riconosce il ruolo sociale e informativo degli enti del Terzo settore iscritti al registro unico nazionale che si occupano del tema.

Vengono istituiti l’Osservatorio e un registro regionale, alla cui costituzione sono destinati 35 mila euro, che si occuperà di monitorare l’incidenza e l’andamento della patologia e potrà dialogare con il registro italiano. Il 12 maggio di ogni anno, in concomitanza con la Giornata nazionale, ricorrerà la Giornata regionale per la lotta alla fibromialgia.

 In fase di dichiarazione di voto è intervenuto il Consigliere regionale Maurizio Marello ricordando la complessità di tale patologia, che porta con sé sintomi di natura fisica e psichica quali stato d’ansia, depressione ed è di difficile diagnosi. «È importante che il Consiglio regionale, attraverso una serie di proposte di legge unificate in un testo, si occupi di questa malattia che pregiudica molto il benessere e le relazioni di chi ne è colpito, le sue opportunità professionali e sociali», ha detto, «Sotto la spinta delle Regioni anche la Sanità nazionale, con oggi non la riconosce tra i livelli essenziali di assistenza, la prende in considerazione.  Attraverso questa legge il Piemonte fa un passo in avanti allineandosi a regioni come la Lombardia e il Veneto che se ne occupano in maniera puntuale da qualche anno attraverso norme che riconoscono questa patologia come invalidante e si occupano di prevenirla, di migliorare il percorso di diagnosi che avviene spesso in ritardo con difficoltà ad avere cure adeguate e omogenee».

«E’ fondamentale l’opera di sensibilizzazione che accompagna questa legge e si tratta di un primo passo. Mi auguro che le risorse a sostegno di questa legge possano essere implementate nel tempo intercettando fondi a livello statale che ci consentano di porci obiettivi di cura offrendo il giusto sostegno di natura economica».