Le tensioni geopolitiche e le condizioni finanziarie meno favorevoli che caratterizzano le dinamiche economiche internazionali condizionano il clima di fiducia dell’industria. Lo rilevano le aziende del sistema confindustriale e, tra queste, le circa 240 imprese associate a Confindustria Cuneo, che hanno partecipato all’indagine congiunturale del mese di dicembre. Le previsioni restano complessivamente favorevoli, anche se il trend, in raffreddamento rispetto a settembre, è il frutto di risultati divergenti tra una manifattura più guardinga e servizi in espansione.
«Le indicazioni che ci hanno fornito le nostre imprese vanno lette alla luce delle prospettive economiche internazionali che sono caratterizzate da elevata incertezza e rischi al ribasso legati principalmente all’acuirsi e al diffondersi delle tensioni geopolitiche e a condizioni di finanziarie meno favorevoli – commenta il presidente degli Industriali Cuneesi, Mariano Costamagna –. Nei giorni scorsi la BCE, tuttavia, ha reso noto che manterrà invariati i tre tassi di interesse di riferimento, mentre le attese sull’inflazione, al netto della componente energetica e alimentare, sono di costante diminuzione per un ritorno all’obiettivo del 2% nel medio periodo. In questa fase di transizione è quanto mai importante considerare lo stato di salute del nostro tessuto imprenditoriale, ancora una volta confermato dalla solidità dei suoi fondamentali, in particolare nel terziario, e dagli indicatori a consuntivo (tasso di utilizzo delle risorse, ritardi nei pagamenti, CIG e occupazione, tempi di pagamento)».
Prosegue il direttore generale di Confindustria Cuneo, Giuliana Cirio: «Le nostre aziende stanno facendo la loro parte per la crescita del Paese e del territorio e ci auguriamo che, per il 2024, che è alle porte, il Governo sostenga la nostra competitività, creando le migliori condizioni normative e fiscali, avviando politiche che possano ridare ossigeno all’industria. Se nei comparti manifatturieri la frenata è marcata con i saldi sui principali indicatori che tornano ad indossare il segno “meno” e quello sull’export, già negativo a settembre, cede altri 4 punti percentuali (da -4,1% a -7,7%), nei servizi, il clima di opinione migliora rispetto a settembre, fatta eccezione per il saldo sugli ordini export che torna negativo. Il rinvigorimento del clima di fiducia è particolarmente visibile nell’evoluzione delle prospettive di investimento e del tasso di utilizzo delle risorse. Alcuni avvisi contrastanti, che andranno monitorati nei prossimi mesi, provengono, invece, dalle segnalazioni di ritardi negli incassi (+9,1 punti percentuali) e dall’orizzonte più breve del carnet ordini».
A livello settoriale, i comparti legati alla transizione digitale ed energetica chiuderanno il 2023 in positivo, a fronte di un fatturato deflazionato in calo per l’aggregato manifatturiero. È il caso, in particolare, di autoveicoli e moto, elettronica ed elettrotecnica. Stabile il fatturato della meccanica strumentale. Anche largo consumo e farmaceutica si collocheranno nella parte alta del ranking, grazie alla migliore tenuta sui mercati internazionali. Le difficoltà maggiori riguarderanno, invece, i produttori di intermedi, in particolare intermedi chimici, prodotti e materiali da costruzione e metallurgia, penalizzati dalla minor dinamica dell’edilizia residenziale e dalla prudenza nella ricostituzione dei magazzini. In calo anche i produttori di beni durevoli per la casa (elettrodomestici e mobili, dopo l’exploit degli anni pandemici), il sistema moda e l’alimentare e bevande che, sul mercato interno, accusano l’impatto dei vincoli di bilancio sui consumi delle famiglie.
«Nel biennio 2024-25, saranno sempre i settori legati alla doppia transizione a presentare prospettive migliori, sostenuti dai finanziamenti europei del NGEU – evidenzia Elena Angaramo, responsabile del Centro Studi di Confindustria Cuneo: Il manifatturiero nel suo complesso, invece, è atteso crescere a ritmi inferiori all’1% medio annuo, a prezzi costanti, in uno scenario in cui le politiche monetarie restrittive e le tensioni geopolitiche continueranno a vincolare il recupero della domanda. Nei servizi, invece, una voce tra le componenti del PIL è andata particolarmente bene nei primi nove mesi di quest’anno e sta sostenendo la dinamica complessiva: è la spesa degli stranieri in viaggio nel nostro Paese. Lo confermano anche i dati piemontesi a consuntivo per i primi 9 mesi del 2023 (+11,1% di arrivi e il +8,4% di presenze rispetto al 2022). La componente estera ha, infatti, trainato i volumi con il +16,2% di arrivi e il +14,6% di presenze rispetto allo scorso anno».
Oltre a questi specifici indicatori, la percezione delle imprese piemontesi per il primo trimestre 2024 che hanno partecipato all’indagine congiunturale segue le tendenze dell’ultima parte di quest’anno.
«L’aumento consistente e repentino dei tassi di interesse è un elemento che sta determinando evidentemente la riduzione degli investimenti, condizionando le aspettative per l’export, specie verso quei Paesi che sono grandi partner storici della nostra regione, e nelle cui filiere produttive le nostre aziende sono saldamente presenti ed attive. I dati sottolineano due punti importanti: la twin transition diventa centrale per lo sviluppo industriale del nostro territorio e il binomio prodotto-servizio deve diventare centrale per portare valore aggiunto sulle produzioni e buona occupazione. Auspichiamo che il lento rientro dell’inflazione porti ad una progressiva normalizzazione dei tassi e degli investimenti. A livello nazionale, è quindi più che mai urgente avviare un piano di politica industriale incardinato anche alla rimodulazione del PNRR attraverso le risorse del Repower EU destinate al piano Industria 5.0. Infine, per le imprese piemontesi, è imprescindibile puntare sui giovani e sulle competenze per continuare a crescere nelle filiere, conquistare nuovi mercati e attrarre nuovi investimenti e insediamenti industriali», commenta Marco Gay, Presidente di Confindustria Piemonte.