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Foto di montagne che diventano storie

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Venti racconti che si ispirano alle opere dell’alpinista, fotografo e pittore Gino Balzola, che, unendo realtà, fantasia e ricordi, rendono omaggio a un personaggio eclettico ed originale e colgono tutte le possibili sfaccettature dell’approccio alla montagna, le diverse maniere di frequentare e interpretare l’alta quota. Ecco “Fra le rocce” (168 pagine, 16 euro) a cura di Giorgio Enrico Bena.
Partendo dalle fotografie artistiche di montagna, scattate negli anni Cinquanta del secolo scorso tra le Alpi piemontesi e le Dolomiti, venti scrittori ci restituiscono per immagini una vita vissuta intensamente tra la passione per la montagna e la passione per l’arte.
Scrive Valter Giuliano nella sua prefazione: «Gli autori hanno saputo imboccare la traccia delle immagini dell’alpinista artista, inserite nel volume come fonte di ispirazione e, consapevolmente o meno non ha importanza, si sono avvicinati all’incrocio con la sua opera pittorica, segnata da una dedizione alla montagna dei montagnardi e alle manifestazioni culturali che, attraverso le architetture, hanno trasmesso un patrimonio di conoscenze del saper fare che attende imitatori. Il suo impegno artistico è documento antropologico di valore assoluto che, in tempi pionieristici, ha saputo indicare una dimensione culturale propria della civiltà alpina».
In queste pagine si alternano racconti di voci affermate della letteratura in quota, riflessioni di autori che conobbero Gino Balzola e narrazioni di scrittori che hanno colto la sfida di tramutare in narrativa le sue immagini. Ne risulta un affascinante caleidoscopio di situazioni e personaggi, intrisi della durezza e del fascino immenso di cui la montagna è generosa dispensatrice. Si incrociano tenerezze e commozioni, storie di turbamenti e batticuori. Lupi e partigiani, i gemelli molto diversi e la figlia di due madri, la ragazza difficile e l’addio dell’amico, il cercatore di cristalli e la sepoltura clandestina.
Luigi Balzola, detto Gino (Torino, 10 marzo 1927-9 gennaio 1983), è stato alpinista attivo dagli anni Quaranta agli anni Sessanta del No­vecento, Accademico del Cai dal 1957, compagno di cordata e amico di Massimo Mila, che dedica diversi scritti alla sua pittura tra gli anni Settanta e Ottanta. Entra giovanissimo nelle Brigate partigiane Garibaldi partecipando alla Liberazione di Torino. Inizia la sua attività fotografica e artistica negli anni Cin­quanta. La sua arte, di carattere figurativo ma con un’originale impostazione tecnica e stilistica, si coniuga sempre con un interesse etico, am­bientale e umanistico, realizzando cicli di opere dedicate alla natura e cultura alpina (paesaggi, alberi e fiori di montagna, case tradizionali in pietra e legno), al gioco dei bambini in spazi urbani cementificati e disumanizzati, agli orti urbani come fenomeno di resilienza della cultura contadina e della creatività spontanea. È stato tra i primi artisti a organizzare laboratori e mostre nelle scuole e a realizzare grandi dipinti murali nelle aree urbane periferiche (insieme a Piero Gilardi e altri), coinvolgendo bambini, ragazzi e le comunità di quartiere in buone pratiche di socializzazione creativa.
“Fra le rocce” fa parte della collana “Pagine in viaggio” di Neos, giunta alla sesta edizione. La raccolta è stata curata da Giorgio Enrico Bena con i racconti firmati da Fabio Ba­locco, Andrea Bal­zola, Chiara Bolla, Erica Bonansea, Paolo Calvino, Enrico Ca­manni, Gian Paolo Caprettini, Pie­rangelo Chiole­ro, Mariella De Santis, Giorgio Enrico Bena, Marco Ercolani, Gabrio Grin­datto, Davide Longo, Pino Mantovani, Ro­berto Manto­vani, Bruna Pey­rot, Caterina Schiavon, Si­mone Siviero, Raffaele To­masulo, Giorgio Vivalda. Pre­fazione di Valter Giuliano e fotografie di Gino Balzola, selezionate da An­drea Balzola e Roberto Man­tovan. I diritti d’autore saranno devoluti all’associazione Interna­tio­­nal Help onlus a sostegno delle sue attività umanitarie.

Tutto sulla prima galleria delle Alpi

Il libro “Buco di Viso” di Sergio Beccio per Fusta Editore si è avvalso della collaborazione di Antonio Gilli, che ha introdotto il volume con le sue memorie, e Giorgio di Francesco con cui l’autore ripercorre il filo della storia di un’antica opera che rappresentò, oltre cinque secoli fa, un capolavoro dell’ingegneria del tempo: il Buco di Viso, la prima galleria delle Alpi. Il traforo, voluto dal Marchese di Saluzzo Ludovico II per facilitare i commerci con la Francia evitando il passaggio sull’ostico Colle delle Traversette, fa parte del massiccio del Monviso ed è ancora oggi attraversabile nell’ambito di un vero e proprio santuario della natura. Il curatore descrive gli itinerari escursionistici che partendo dalle valli Po, Pellice e Varaita permettono di raggiungere il traforo inserito, tra l’altro, nel percorso del Gran Tour del Monviso. Un ricco apparato fotografico sia storico, con cartoline d’epoca e disegni, sia attuale con panorami mozzafiato, completa l’opera.

Un viaggio nell’universo della poesia

Se con “Le donne e altre storie” l’autore ha tenuto fede alla promessa di non interrompere il proprio viaggio nell’universo della poesia, con “Esplorazioni poetiche” si è, invece, spinto oltre, sperimentando molteplici tipi di composizioni poetiche provenienti da epoche ed aree geografiche differenti. Ed è questo il motivo per cui ha deciso di dividerla in quattro parti. La raccolta si apre trattando l’haiku, una forma poetica proveniente dal Giappone feudale di ermetica espressività. Si prosegue con il tautogramma, composizione le cui origini si perdono nella notte dei tempi. La terza parte, sulla lirica in versi liberi, si suddivide in due sezioni: la prima dedicata agli eventi quotidiani della vita (“Della consuetudine”), la seconda alle tante sfaccettature dell’amore (“Poesia amorosa”). L’opera si conclude con un omaggio al sonetto, composizione poetica medievale, da cui l’autore venne letteralmente rapito fin dai tempi della scuola, per la ricercatezza metrica e la straordinaria musicalità.

Donne in fuga nelle Langhe degli anni ’60

Un nuovo approfondimento «dedicato alle donne, al loro coraggio e alla loro inesauribile forza di volontà» da parte di Silvano Giacosa, scrittore albese già autore di “Fragile è il nostro domani” (2018) e “La ragione della neve” (2016). Questa volta, per Il Cielo Stellato, è uscito il nuovo libro “Quel che amore non è – Storia di un’indagine e di un viaggio”. Si racconta la storia, ambientata negli anni ‘60, di Angelina Pavesio. La protagonista del romanzo di Giacosa (ma con lei ci sono altre “donne in fuga”) vive nelle campagne intorno a Vagliante, immaginaria cittadina delle Langhe. Cercando di sopravvivere a un’esistenza che rischia di travolgerla, fugge lontano. La sua vicenda sembra destinata a intrecciarsi con quella di Pietro Vincenti, maresciallo dei Carabinieri al suo primo caso importante, anche se le loro vite rimarranno parallele. Un poliziesco che racconta una piaga della nostra società che negli anni è rimasta purtroppo attuale, quella della violenza sulle donne.