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Natale di emozioni con i bambini dell’Asilo Miroglio

Tanti applausi per lo spettacolo della scuola materna albese: “Big Fish” il filo conduttore

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«Quando la na­ve è salpata solo un matto può continuare ad insistere. Ma la verità è che io sono sem­pre stato un matto!». Niente meglio delle parole del protagonista, Edward Bloom, racconta lo spirito dello spettacolo di Natale dei piccoli at­tori de “La Casa dei Bam­bi­ni Elena e Gabriella Miro­glio”, che il 23 dicembre hanno calcato il palco del Teatro Sociale “Busca” di Alba.
La rappresentazione di que­st’anno – per la regia di Alessio Bertoli, che ha curato anche scenografie e coreografie – è un libero adattamento di “Big Fish – Le storie di una vita incredibile”: dall’estro creativo di Daniel Wallace al genio visionario di Tim Bur­ton, affidando ai bambini dell’Asilo Miroglio il compito di far rivivere sulla scena la storia di Edward Bloom e di suo figlio Will, riflettendo sul mito, sulla paura della diversità, sul rapporto genitori-figli, sull’importanza della magia in un mondo sempre più arido.
«Quest’anno, affidandoci a un professionista come Alessio Bertoli, abbiamo scelto di rappresentare “Big Fish”, la storia di Edward, un padre narratore di storie straordinarie e fantastiche a suo figlio, Will – ha detto la direttrice de “La Casa dei Bambini Elena e Gabriella Miroglio”, Tiziana Borsa -. Quella che si presenta inizialmente come un’attività per esorcizzare la vera realtà, un modo per sfuggire alla quotidianità, si svela essere il modo per eccellenza per connettersi emotivamente con il proprio passato e con le persone. Ciò che Edward pone nei suoi racconti sono le me­tafore di tante persone che ha incontrato lungo il cammino della sua vita. La storia di Edward e Will fa riflettere sul potere delle storie e di come es­se possano plasmare la no­stra percezione del mondo. An­che se le vicende raccontate dal padre possono sembrare assurde e paradossali, ciò che conta davvero è il significato che ognuna di esse porta con sé. Anche le storie più stravaganti possono avere un nucleo di verità: la bellezza sta nell’interpretazione personale di ciascuna di esse. Edward ci mostra l’importanza di capire e apprezzare la prospettiva dei nostri genitori. Spesso, ciò che sembra estraneo o irrazionale nei lo­ro comportamenti può avere radici profonde nella loro esperienza di vita. “Big Fish” ci insegna a guardare al di là delle apparenze e ad approfondire le relazioni fa­miliari con empatia e comprensione. L’augurio è che ogni bambino possa fare della propria vita una storia in continua evoluzione e che ognuno di loro possa darle un significato unico attraverso le proprie esperienze. Possano essere narratori di storie meravigliose con la loro vita!».
«Tra le tante scommesse di questa operazione – ha spiegato l’attore e regista Alessio Bertoli – una delle più importanti è provare a rendere sempre più evidente l’attenzione ai rapporti umani e ai cambiamenti della società e degli individui, oltre ogni tipo di diversità. Un lavoro quest’anno che ha portato a una ulteriore doppia, se non tripla, crescita artistica e, dunque, a un altissimo livello di impegno e di fatica nei bimbi e negli operatori che ne hanno seguito con me il percorso, nella speranza che il pubblico si accorga della profondità e grandezza racchiuse in questo spettacolo così da far riflettere, commuovere, emozionare e, ovviamente, sorridere il pubblico. Il teatro ha il dovere di trasportare la gente in un viaggio, in un sogno dove tutto è assolutamente all’insegna della normalità. Così, quasi alla fine di questo percorso, che mi ha profondamente arricchito pri­ma ancora sul piano umano e poi su quello professionale, mi pongo questa domanda, e devono farsela tutti coloro che lavorano nel campo dell’arte: lo spettacolo per chi è? Quest’anno, è soprattutto per il pubblico poiché i nostri piccoli attori hanno lanciato con la loro spontaneità e grazia messaggi importanti agli adulti. Resta il fatto che io, prima di tutti, ho rubato qualcosa ai bimbi e questo ha fatto sì che lo spettacolo non sia un lavoro solo mio, ma un lavoro fatto assieme, finendo per essere composto da momenti della loro vita, della mia, dei preziosi operatori, da tutta “La Casa dei Bambini” e da tutti quegli “squarci di mistero, profondità e bellezza” che essi hanno provocato in me».
“La Casa dei Bambini”, tra i pri­mi progetti di welfare aziendale in Italia, nasce ad Alba nel 1958 su iniziativa di Elena e Giuseppe Miroglio per andare incontro alle esigenze delle madri lavoratrici del Gruppo Miroglio. Oggi accoglie i bimbi nelle proprie sezioni di nido (da 1 a 3 anni) e materna (da 3 ai5 anni). La scuola è aperta dalle 7,30 alle 18,30, dal lunedì al venerdì, nel periodo che va da settembre a luglio.
Da alcuni anni, una quota di posti è riservata anche ai figli di genitori non dipendenti del Gruppo Miroglio.